mercoledì 16 dicembre 2009

L’AGGUATO A SKY

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 16 dicembre 2009

di Beatrice Borromeo
(Giornalista)


L’ultimo attacco del governo a Sky è il più duro e certamente il più inaspettato fino a oggi. Il decreto legge su cui sta lavorando l’esecutivo – inserito nel provvedimento che recepisce una direttiva Ue e che deve essere approvato entro fine anno – è “ancora allo stato di bozza”, come riferisce il ministero per lo Sviluppo economico, e verrà deciso entro giovedì 17 dicembre, data dell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa natalizia. Se fosse approvato così come lo ha anticipato ieri il quotidiano Repubblica, metterebbe il gruppo di Rupert Murdoch in seria difficoltà, anche più degli altri interventi in materia televisiva fatti dal governo (dal raddoppio dell’Iva per Sky agli spot che Mediaset si rifiuta di trasmettere, all’oscuramento di programmi Rai e Mediaset sul satellite di Sky).

LA PUBBLICITA’. Il decreto prevede che le tv a pagamento riducano per legge l’affollamento pubblicitario dal 18 al 12 per cento: ogni ora verranno trasmessi al massimo 7,2 minuti di pubblicità anziché 10,8, con una consistente perdita di guadagni. Il tetto per le reti generaliste si alza invece dal 18 al 20 per cento all’ora. Questo provvedimento è unico al mondo e segue la direttiva europea solo nel senso che la Ue ha deciso che i paesi membri debbano autoregolamentarsi e che il tetto orario non deve superare il 20 per cento dell’affollamento pubblicitario. Non c’è nessuna indicazione che riguardi una limitazione per le pay tv. Secondo il responsabile Comunicazione del Pd Paolo Gentiloni, “il decreto preannunciato sarebbe un vero e proprio ribalto-ne del nostro sistema televisivo ad uso e consumo delle reti Mediaset” perché “produrrebbe un’overdose di spot per le tv di Berlusconi che già raccolgono il 63,8 per cento delle inserzioni”. Per Gentiloni la manovra ha l’obiettivo di penalizzare la concorrenza: “La pubblicità verrebbe tagliata di un terzo per gli editori che usano la piattaforma Sky”.

CIELO. Ieri, assieme alla bastonata pubblicitaria, dal governo è arrivato però il via libera alla messa in onda di Cielo, il canale gratuito di Sky per il digitale terrestre. Lo ha annunciato il vice-ministro alle Comunicazioni Paolo Romani. Cielo avrebbe dovuto partire il primo dicembre, cioè quindici giorni fa, ma poiché il nulla osta di Romani tardava, il debutto è previsto per oggi. C’è un aspetto, nel decreto legge, che più di ogni altro preoccupa il gruppo di Murdoch (e che non è richiesto da alcuna linea guida dell’Europa): d’ora in poi l’autorizzazione per trasmettere i nuovi canali satellitari non sarà più di competenza di Agcom, bensì proprio del ministero delle Comunicazioni. Il danno per Sky è evidente: la tv satellitare ha, rispetto a quella analogica, il vantaggio competitivo di poter aumentare i suoi canali in maniera indeterminata. Fino ad oggi l’autorizzazione per ogni nuova iniziativa arrivava, dall’authority per le comunicazioni, entro 24 ore. Quando la delibera sarà di competenza del governo, c’è il rischio che i tempi si allunghino, come dimostra la vicenda di Cielo.

I DANNI. “Questo decreto legge – sostiene il professore Francesco Siliato, esperto di media e comunicazione del Politecnico di Milano – va contro l’interesse del mercato, che propende sempre più per le pay tv e che progressivamente abbandona le televisioni generaliste. É un atto insensato, fatto soltanto nell’interesse delle reti del presidente delConsiglio”. In questo periodo di recessione, in cui vendere spazi pubblicitari è difficile e i ricavi diminuiscono per tutti, imporre un tetto all’affollamento pubblicitario costituisce per Sky un danno economico che va sommato alla perdita di abbonamenti dovuto al raddoppio dell’Iva, alla concorrenza del digitale (con Mediaset Premium) e a quella della piattaforma satellitare alternativa TivùSat: alle famiglie l’abbonamento costa il 20 per cento in più e Sky guadagna il 6 per cento in meno all’ora.

NON SOLO SKY. Il decreto in lavorazione non colpirà soltanto Sky: tra le vittime anche Sit-com, Disney, De Agostini, Rcs e Fox. L’amministratore delegato di Fox Channels Italy, Diego Londono, ha detto che “un eventuale abbassamento dei tetti pubblicitari ci preoccupa per le conseguenze che avrebbe sull’occupazione, costringendoci a ridurre gli investimenti e, probabilmente, a tagliare posti di lavoro proprio in un momento in cui servirebbe esattamente il contrario”. Fox Channels Italy è la società editrice di 12 canali della piattaforma Sky Italia ed è parte di un gruppo internazionale presente in oltre 90 paesi: in nessuno di questi la pay tv è sottoposta a vincoli di legge diversi da quelli previsti per la televisione gratuita. “Queste iniziative – commenta Siliato – danneggiano le aziende sane, che producono e che offrono contenuti. Sky non può reggere bene questi colpi, e non dimentichiamoci che vi lavorano 4 mila persone più 6 mila di indotto. Se Murdoch rinunciasse

a investire in Italia il danno sarebbe enorme”.

LA RAI. Anche la Rai viene danneggiata dal provvedimento del governo: la tv di Stato ha un limite strutturale alla possibilità di trasmettere pubblicità, al massimo un quinto di quella che è autorizzata a mandare in onda la televisione commerciale. Se Mediaset aumenta il proprio affollamento pubblicitario di due punti percentuali, la Rai resta soggetta a un tetto pubblicitario fisso sia orario sia settimanale e al canone. Se poi si trovasse una soluzione all’evasione del canone, dicono fonti interne alla Rai, il recupero degli introiti potrebbe servire al governo come scusa per imporre un’ulteriore riduzione della pubblicità. A tutto beneficio di Mediaset.

1 commento:

  1. lavoro in sky, come altri colleghi, circa 1500...... rispettiamo il libero mercato, se si trattasse di LIBERO MERCATO..si tratta invece di palese CONFLITTO DI INTERESSI e danneggiamento di un prodotto per favorirne un altro..noi ci stiamo dentro con tutte le braghe, e aspettiamo...nella speranza che in Italia qualcuno davvero inizi ad aprire gli occhi.... senza parole...

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