Dal Quotidiano La Repubblica
di GABRIELLA DE MATTEIS e GIULIANO FOSCHINI(Giornalisti)
BARI - Non solo donne, ma anche cocaina. Punta alla droga l'inchiesta della procura di Bari sul presunto giro di appalti milionari e squillo che l'imprenditore Gianpaolo Tarantini avrebbe organizzato lungo la rotta Bari-Roma-Porto Cervo. Il fascicolo della magistratura conta infatti un nuovo indagato: Alessandro Mannavini. Si tratta di un giovane professionista barese, ingaggiato da Tarantini l'estate scorsa appositamente per l'allestimento di feste nella villa affittata in Sardegna. Nell'indagine sarebbero contenuti poi anche due nuovi nomi, venuti fuori nelle telefonate: il parlamentare del Pd, Gero Grassi e il vice presidente della giunta regionale, Sandro Frisullo, anche lui del Pd, in rapporti diretti con Tarantini.
"Conosco bene Gianpaolo (Tarantini, ndr), ma non so nulla dell'inchiesta", dice Frisullo. "Pranzi, cene, telefonate sì, ma non sono stato mai in Sardegna alle sue feste. Mi piacciono le donne - scherza Frisullo - ma non la droga". Allo stato non risulta che i due politici siano la indagati.
Lo è invece Mannavini che è stato convocato nella caserma della Guardia di finanza per rispondere all'accusa di detenzione di stupefacenti. Dalle intercettazioni sarebbe emerso che Mannavini avrebbe consumato coca in Sardegna. "Ma la posizione del mio assistito - tiene a precisare il suo avvocato, Marco Vignola - non ha nulla a che fare con la storia di prostituzione". Nel corso dell'interrogatorio il sostituto procuratore Giuseppe Scelsi ha fatto però domande precise a Mannavini: gli ha chiesto se avesse riconosciuto altre donne nelle feste in Sardegna a casa Tarantini e se avesse avuto mai sentore di un giro di prostituzione. L'uomo ha confermato che da settembre, una volta rientrati da Porto Cervo, non ha più lavorato per Tarantini.
E' lui la figura chiave dell'inchiesta, il punto di raccordo tra Patrizia D'Addario, la testimone principale dell'indagine, e il premier Silvio Berlusconi. Il premier è stato tirato in ballo nell'indagine da questa signora barese, che ha raccontato di essere stata pagata da Tarantini per passare la notte con il premier a Palazzo Grazioli. A supporto del suo racconto ha prodotto due cassette, ora custodite in un armadio blindato nella caserma della Guardia di finanza e che, per evitare fughe di notizie, non sono state trascritte. L'audio è disturbato, sporcato da fruscii, rumori di sottofondo. Patrizia D'Addario ha usato un vecchio registratore, nascosto tra gli abiti. Il racconto della donna al sostituto procuratore, Giuseppe Scelsi, è stato dettagliato, circostanziato, molto di più di quello, invece, offerto dalle altre quattro giovani donne sentite dalla Finanza perché avrebbero partecipato ai due incontri, organizzati da Tarantini a Palazzo Grazioli. La testimonianza di Patrizia D'Addario è stata vagliata e ritenuta attendibile dalla procura che ha già controllato i suoi spostamenti: dai primi riscontri, tutto coincide.
Le indagini sono molto complesse: ogni conversazione è uno spunto d'indagine diversa. Gianpaolo Tarantini aveva tante amicizie. E al telefono era un fiume in piena: raccontava di donne e affari, dalla sanità al business della protezione civile. E faceva i nomi. Tanti. C'è per esempio quello di Sabina Began. Sarebbe lei, spesso citata, il tramite principale tra l'imprenditore e il premier. Ma nei brogliacci delle telefonate spuntano anche il nome della parlamentare del Pdl Elvira Savino, approdata alla Camera da Conversano, due passi da Bari e quello di Angela Sozio, l'ex concorrente barese del Grande Fratello fotografata nel 2007 sulle gambe del premier a Villa Certosa.
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