Manifesto pubblicato il 17 giugno 2009
Il 21 Giugno 2009 si andrà a votare per il referendum sulla legge elettorale eppure fino ad oggi di questo referendum poco o nulla i cittadini sanno di cosa si tratti precisamente e quali saranno i suoi effetti sul sistema democratico del nostro paese.
E’ bene però ripercorre prima tutta la storia che ha portato i signori Segni e Guzzetta a raccogliere le firme per tale referendum con lo scopo, secondo quanto vogliono farci credere loro, di abrogare la legge elettorale definita giustamente “una porcata” dal suo creatore, il ministro della Lega Nord Roberto Calderoli. Difatti tale legge fu definita “porcata” e quindi poi ribattezzata “porcellum” perchè toglieva ai cittadini il diritto di poter eleggere direttamente il proprio rappresentante per il parlamento italiano tramite il voto di preferenza e perchè poi attribuiva un diverso premio di maggioranza tra Camera e Senato, alla Camera il premio veniva attribuito in base ai risultati nazionali e al Senato invece in base ai risultati regionali. Il Premio di maggioranza veniva comunque attribuito alla coalizione vincente.
Con il referendum invece cosa cambia?
I media sembrano voler assecondare la confusione più assoluta sulle reali conseguenze di tale referendum e su cosa poi in realtà riesca a cambiare rispetto alla legge elettorale vigente. Difatti non dicono che non restituirà comunque ai cittadini il diritto del voto di preferenza elemento cardine di una legge elettorale accettabile in un paese civile e democratico. Neanche provano a simulare i reali cambiamenti radicali che tale legge se modficata potrà comportare sull’intero assetto democratico del paese e neanche provano a rievocare la triste legge Acerbo, che di fatto consegnò l’Italia in mano ad un tiranno, poco dissimile dal risultato positivo di tale referendum.
Infatti il referendum prevede tre punti:
1) Scheda 1(verde) – Legge elettorale della Camera. Se vince il “sì” e va a votare più del 50%+1 degli elettori. Non sarà più possibile presentare coalizioni. La lista che ottiene la maggioranza relativa otterrà da sola il 55% dei seggi.
2) Scheda 2(bianca) – Legge elettorale del Senato. Stesso meccanismo. Con una differenza: il calcolo dei seggi avviene su base regionale. Dunque la lista che ottiene la maggioranza dei voti in una regione ottiene il 55% dei seggi di quella regione.
3) Scheda 3(rossa) – Divieto di candidature multiple. Con l’attuale legge, ogni candidato ha la possibilità di candidarsi in più di una delle diverse circoscrizioni elettorali in cui è diviso il territorio(a ogni circoscrizione corrisponde una lista di candidati, per ogni partito saranno eletti tanti candidati della lista quanti sono i voti ottenuti da quel partito in quella circoscrizione). Se vince il sì e va a votare più del 50%+1 degli elettori ogni candidato avrà la possibilità di candidarsi in una e una sola circoscrizione.
Come si può notare i primi due quesiti referendari non risolvono il problema che ha portato all’instabilità del Governo Prodi e cioè il premio di maggioranza attribuito alla Camera e al Senato con modalità e criteri diversi. In realtà eliminano qualunque possibilità di formare alleanze favorendo di fatto il bipartitismo. Un bipartitismo per nulla maturo poichè i due partiti maggiori sommandone le percentuali e rapportandole al numero totale degli aventi diritto al voto non raggiungono nemmeno il 50%. E quindi si rischia che un partito con anche meno del 25% dei consensi possa governare l’intero paese e in una democrazia moderna è inaccettabile, in una repubblica delle banane invece sarebbe comprensibile... noi cosa siamo? O meglio a cosa aspiriamo?
Un’altra grave conseguenza di tali modifiche può comportare la revisione di alcuni articoli costituzionali da parte del partito vincitore, che si aggiudica in un sol colpo il 55%, più il supporto di un eventuale lista o liste civetta che andrebbero a logorare non solo il rimanente 45% dei seggi spettanti all’opposizione ma raggiungendo poi un 13% di consensi potrebbero cambiare gli articoli della Costituzione senza dover chiederne l’approvazione al popolo sovrano. Quindi la Costituzione cambiata da una piccola minoranza del paese. E pensare poi che la responsabilità di questa legge sarà attribuita al popolo italiano direttamente dalla parte più falsa della casta politica che potrà nel tempo difendere più facilmente tale legge.
Ma per far comprendere meglio le conseguenze di tale legge proveremo ad esumare i ricordi da un più o meno recente passato.
La legge Acerbo venne approvata alla Camera dei Deputati il 21 luglio 1923 ed entrò in vigore con l'approvazione del Senato del Regno del 18 novembre 1923. Tale legge prevedeva l'adozione del sistema maggioritario plurinominale all'interno di un collegio unico nazionale. Ogni lista poteva presentare un numero di candidati pari ai due terzi dei seggi in palio (tale meccanismo fu spacciato per democratico in quanto garantiva di converso alle minoranze un terzo dei seggi dell'assise parlamentare, anche nel caso fossero scese al di sotto del 33% dei suffragi), e la lista che avesse ottenuto la maggioranza con una percentuale superiore al 25% dei voti avrebbe eletto in blocco tutti i suoi candidati.
Alessandro Visani Scrisse sull'importanza politica della legge: «L'approvazione di quella legge fu - questa la tesi sostenuta da Giovanni Sabbatucci, pienamente condivisibile - un classico caso di "suicidio di un'assemblea rappresentativa", accanto a quelli "del Reichstag che vota i pieni poteri a Hitler nel marzo del 1933 o a quello dell'Assemblea Nazionale francese che consegna il paese a Petain nel luglio del 1940". La riforma fornì all'esecutivo "lo strumento principe - la maggioranza parlamentare - che gli avrebbe consentito di introdurre, senza violare la legalità formale, le innovazioni più traumatiche e più lesive della legalità statuaria sostanziale, compresa quella che consisteva nello svuotare di senso le procedure elettorali, trasformandole in rituali confirmatori da cui era esclusa ogni possibilità di scelta".»
Altro tentativo simile fu la legge truffa del 1955 la quale non fu approvata per una manciata di voti.
Pertanto a noi cittadini dunque la responsabilità di scegliere in che tipo di paese vivere.
Le ipotesi sono di votare: SI, NO o di ASTENERSI. Il nostro gruppo ha optato per l’ASTENSIONE. Tu cittadino cosa hai deciso?
Pensiero della settimana
"Mi pare che il tradimento sia già stato abbondantemente consumato. Tutto il ceto politico, da destra a sinistra, con maggiori o minori responsabilità, ha combattutto contro qualsiasi tentativo della società di riprendersi la politica dal basso democratizzando la vita dei partiti e attivando forme di partecipazione diffusa" Roberto Scarpinato (procuratore aggiunto presso la Procura Antimafia di Palermo)
Il gruppo
Ricomincia da te
Nessun commento:
Posta un commento