Dal Quotidiano On Line Antimafia 2000
del 9 luglio 2009
La Corte di Cassazione ha confermato, pochi minuti fa, le misure cautelari disposte dal Consiglio Superiore della Magistratura nei confronti dell’ex procuratore capo di Salerno Luigi Apicella (sospeso dalle funzioni e dallo stipendio) e dei pubblici ministeri Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Condannati insieme all’allora pg di Catanzaro Enzo Iannelli e al suo sostituto Alfredo Garbati. Le sezioni unite civili, rigettando i ricorsi dei magistrati sanzionati, hanno dato sostanzialmente credito alla tesi della “guerra tra procure” sul cosiddetto “caso de Magistris”. Un assurdo giuridico partorito nell’ambito di un’indagine nata dal controsequestro operato lo scorso dicembre dai magistrati di Catanzaro nei confronti di quelli di Salerno. Con un’azione inedita e palesemente illegale perché non prevista dal codice, cosa che tra l'altro, secondo fonti di agenzia, avrebbe ammesso anche la stessa Suprema Corte.
In quell’occasione, infatti, i magistrati calabresi dopo aver subito un sequestro -in seguito alla emissione di un provvedimento ora definito ''abnorme'' dalla Cassazione ma già giudicato perfettamente legittimo dal Tribunale del Riesame di Salerno - avevano arbitrariamente deciso di riprendersi le carte prelevate dai giudici campani che stavano svolgendo indagini sulla base di un complesso compendio indiziario. Secondo il quale magistrati della procura di Catanzaro, in accordo con ispettori ministeriali, avvocati, indagati, giornalisti e anche rappresentanti del Csm miravano a favorire le persone (potenti) sottoposte ad indagini nei procedimenti Why Not e Poseidone. E a delegittimare l’operato e l’immagine professionale dell’allora pm Luigi de Magistris. Per il quale gli stessi magistrati di Salerno avevano chiesto e poi ottenuto dal gip Maria Teresa Belmonte l’archiviazione delle indagini aperte contro di lui in seguito alle denunce di alcuni imputati dell’inchiesta “Toghe Lucane”.
Oggi, di fronte alla scelta della Cassazione rimaniamo sconcertati e nell’attesa di leggere le motivazioni della sentenza esprimiamo ai giudici Apicella, Nuzzi e Verasani la nostra più sentita solidarietà.
del 9 luglio 2009
La Corte di Cassazione ha confermato, pochi minuti fa, le misure cautelari disposte dal Consiglio Superiore della Magistratura nei confronti dell’ex procuratore capo di Salerno Luigi Apicella (sospeso dalle funzioni e dallo stipendio) e dei pubblici ministeri Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Condannati insieme all’allora pg di Catanzaro Enzo Iannelli e al suo sostituto Alfredo Garbati. Le sezioni unite civili, rigettando i ricorsi dei magistrati sanzionati, hanno dato sostanzialmente credito alla tesi della “guerra tra procure” sul cosiddetto “caso de Magistris”. Un assurdo giuridico partorito nell’ambito di un’indagine nata dal controsequestro operato lo scorso dicembre dai magistrati di Catanzaro nei confronti di quelli di Salerno. Con un’azione inedita e palesemente illegale perché non prevista dal codice, cosa che tra l'altro, secondo fonti di agenzia, avrebbe ammesso anche la stessa Suprema Corte.
In quell’occasione, infatti, i magistrati calabresi dopo aver subito un sequestro -in seguito alla emissione di un provvedimento ora definito ''abnorme'' dalla Cassazione ma già giudicato perfettamente legittimo dal Tribunale del Riesame di Salerno - avevano arbitrariamente deciso di riprendersi le carte prelevate dai giudici campani che stavano svolgendo indagini sulla base di un complesso compendio indiziario. Secondo il quale magistrati della procura di Catanzaro, in accordo con ispettori ministeriali, avvocati, indagati, giornalisti e anche rappresentanti del Csm miravano a favorire le persone (potenti) sottoposte ad indagini nei procedimenti Why Not e Poseidone. E a delegittimare l’operato e l’immagine professionale dell’allora pm Luigi de Magistris. Per il quale gli stessi magistrati di Salerno avevano chiesto e poi ottenuto dal gip Maria Teresa Belmonte l’archiviazione delle indagini aperte contro di lui in seguito alle denunce di alcuni imputati dell’inchiesta “Toghe Lucane”.
Oggi, di fronte alla scelta della Cassazione rimaniamo sconcertati e nell’attesa di leggere le motivazioni della sentenza esprimiamo ai giudici Apicella, Nuzzi e Verasani la nostra più sentita solidarietà.
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