Da L'Antefatto
del 19 luglio 2009
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
(Giornalisti)
Dopo la morte di Paolo Borsellino, il 19 luglio di diciassette anni fa, si prolungo’ ancora la trattativa tra Stato e mafia? Prosegui’ anche dopo la strage di via D’Amelio e dopo gli attentati del ‘93?
Il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso e’ convinto che il patto tra Cosa nostra e le istituzioni non ando’ in porto perche’ Riina venne arrestato nel ’93.
Ma il ritrovamento della lettera con cui Provenzano chiede a Berlusconi una tv, pena il verificarsi di un ‘evento luttuoso’ , saltata fuori durante la perquisizione del 2005 a casa di Massimo Ciancimino (figlio di don Vito, l’ex sindaco mafioso di Palermo), allunga il periodo del ‘negoziato’ fino al marzo del ’94, periodo della nascita di Forza Italia. E apre nuovi scenari investigativi che potrebbero coinvolgere di nuovo il presidente del Consiglio, gia’ indagato per mafia (e poi archiviato per l’impossibilita’ temporale di concludere le indagini) dalla procura di Palermo. I magistrati palermitani stanno valutando attentamente, infatti, il contenuto della missiva: un foglio A4 tagliato a meta’, di cui resta solo la meta' inferiore. La lettera e' scritta in un italiano sgrammaticato come se, dicono in procura, l'avesse vergata ''uno che sa scrivere, sotto la dettatura di uno che non sa parlare''. Ovvero come se l’ avesse scritta Vito Ciancimino sotto la dettatura del boss Provenzano.
Un giallo ancora tutto da decifrare con l'aiuto anche del capitano dei carabinieri Angeli, che firmo' il verbale di ritrovamento della lettera, e che poco tempo dopo fu sottoposto ad un procedimento disciplinare per non aver seguito ‘’con la dovuta diligenza'' le intercettazioni di Ciancimino nell’ambito della ricostruzione della sua ragnatela di affari. La meta’ mancante della lettera, intanto, e’ stata interamente ricostruita in questi giorni dalla memoria del figlio di Ciancimino, assai sorpreso ed impaurito di vedere il foglio A4 mutilato visto che, come ha detto a verbale, ricorda benissimo che per anni fu conservato integro all’interno di un volume dell’enciclopedia Treccani nella casa romana del padre. E sempre integro, egli stesso provvide a trasferirlo a Palermo, quel foglio, dopo la morte del genitore che l'aveva conservato in originale, ha spiegato Massimo, visto che aveva l’ossessione di lasciare le proprie impronte digitali sulle missive che gli recapitava il capo dei capi, Bernardo Provenzano, impegnato, in quel periodo, a traghettare Cosa Nostra verso un approdo piu’ tranquillo, lasciandosi alle spalle la stagione stragista.
Per farlo, ha raccontato il boss Luigi Ilardo al colonnello dei carabinieri Michele Riccio, il corleonese Binu avrebbe garantito un profilo basso dell’organizzazione mafiosa in cambio di vantaggi sul pentitismo, amnistia e indulto, e la possibilita' di tornare a svolgere attivita' imprenditoriali ad alto livello. Stessi concetti messi a verbale dal pentito Nino Giuffre’, che sostiene che la trattativa prosegui' , dopo le stragi e l'arresto di Riina, per volonta' di Provenzano con i nuovi referenti politici Dell'Utri e Berlusconi. E non a caso la lettera e’ stata depositata agli atti del processo di appello nei confronti del senatore Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado a nove anni per concorso in associazione mafiosa.
del 19 luglio 2009
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
(Giornalisti)
Dopo la morte di Paolo Borsellino, il 19 luglio di diciassette anni fa, si prolungo’ ancora la trattativa tra Stato e mafia? Prosegui’ anche dopo la strage di via D’Amelio e dopo gli attentati del ‘93?
Il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso e’ convinto che il patto tra Cosa nostra e le istituzioni non ando’ in porto perche’ Riina venne arrestato nel ’93.
Ma il ritrovamento della lettera con cui Provenzano chiede a Berlusconi una tv, pena il verificarsi di un ‘evento luttuoso’ , saltata fuori durante la perquisizione del 2005 a casa di Massimo Ciancimino (figlio di don Vito, l’ex sindaco mafioso di Palermo), allunga il periodo del ‘negoziato’ fino al marzo del ’94, periodo della nascita di Forza Italia. E apre nuovi scenari investigativi che potrebbero coinvolgere di nuovo il presidente del Consiglio, gia’ indagato per mafia (e poi archiviato per l’impossibilita’ temporale di concludere le indagini) dalla procura di Palermo. I magistrati palermitani stanno valutando attentamente, infatti, il contenuto della missiva: un foglio A4 tagliato a meta’, di cui resta solo la meta' inferiore. La lettera e' scritta in un italiano sgrammaticato come se, dicono in procura, l'avesse vergata ''uno che sa scrivere, sotto la dettatura di uno che non sa parlare''. Ovvero come se l’ avesse scritta Vito Ciancimino sotto la dettatura del boss Provenzano.
Un giallo ancora tutto da decifrare con l'aiuto anche del capitano dei carabinieri Angeli, che firmo' il verbale di ritrovamento della lettera, e che poco tempo dopo fu sottoposto ad un procedimento disciplinare per non aver seguito ‘’con la dovuta diligenza'' le intercettazioni di Ciancimino nell’ambito della ricostruzione della sua ragnatela di affari. La meta’ mancante della lettera, intanto, e’ stata interamente ricostruita in questi giorni dalla memoria del figlio di Ciancimino, assai sorpreso ed impaurito di vedere il foglio A4 mutilato visto che, come ha detto a verbale, ricorda benissimo che per anni fu conservato integro all’interno di un volume dell’enciclopedia Treccani nella casa romana del padre. E sempre integro, egli stesso provvide a trasferirlo a Palermo, quel foglio, dopo la morte del genitore che l'aveva conservato in originale, ha spiegato Massimo, visto che aveva l’ossessione di lasciare le proprie impronte digitali sulle missive che gli recapitava il capo dei capi, Bernardo Provenzano, impegnato, in quel periodo, a traghettare Cosa Nostra verso un approdo piu’ tranquillo, lasciandosi alle spalle la stagione stragista.
Per farlo, ha raccontato il boss Luigi Ilardo al colonnello dei carabinieri Michele Riccio, il corleonese Binu avrebbe garantito un profilo basso dell’organizzazione mafiosa in cambio di vantaggi sul pentitismo, amnistia e indulto, e la possibilita' di tornare a svolgere attivita' imprenditoriali ad alto livello. Stessi concetti messi a verbale dal pentito Nino Giuffre’, che sostiene che la trattativa prosegui' , dopo le stragi e l'arresto di Riina, per volonta' di Provenzano con i nuovi referenti politici Dell'Utri e Berlusconi. E non a caso la lettera e’ stata depositata agli atti del processo di appello nei confronti del senatore Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado a nove anni per concorso in associazione mafiosa.
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