sabato 29 agosto 2009

La censura a “Videocracy” e l’assalto finale a Rai Tre

Dalla Rivista Micromega
del 27 agosto 2009

di Giuseppe Giulietti
(Giornalista - Parlamentare Gruppo Misto)


"Non esageriamo, non evochiamo la P2, non parliamo di polo unico Mediarai...", quante volte abbiamo ascoltato queste banalità. Adesso tutto è chiaro, solare potremmo dire. La destra dopo essersi pappata 5 reti su sei e aver scatenato la guerra contro Sky, intende ora mettere in un angolo anche Rai Tre.Del congresso del Pd, in questo caso, non ce ne frega nulla. Non ci interessa neanche che i dirigenti del Pd abbiano manifestato il pur lodevole proposito di non interferire nelle nomine, questi sono affari loro.Quelli che non hanno ricevuto rassicurazioni sono, invece, quei cittadini che vorrebbero ancora vedere programmi quali quelli di Fabio Fazio, di Milena Gabanelli, di Serena Dandini, di Corrado Augias, di Riccardo Iacona, di Elsa Digati, di Andrea Vianello, di Federica Sciarelli, di Carlo lucarelli.Non facciamo gli ipocriti, nelle scorse settimane il presidente del consiglio, il vice ministro Romani, Marcello Dell'Utri, lo stesso Licio Gelli hanno indicato con chiarezza tutte le trasmissioni e gli autori da escludere "perchè non fanno servizio pubblico, perchè fanno venire l'ansia, perchè contribuiscono ad aggravare la crisi...", adesso si tratta di dare esecuzione al piano.Nel mirino non hanno il Pd, ma l'articolo 21 della Costituzione e il diritto dei cittadini a poter scegliere liberamente tra programmi e Tg realmente alternativi tra di loro.Se ancora ci fosse stato bisogno di una contro prova, puntualissima, è arrivata la decisione congiunta del polo Mediarai di non trasmetere lo spot del film "Videocracy" perchè troppo politico.Almeno Mediaset ha la scusa di essere direttamente controllata dal proprietario del governo e delle tv, ma che la Rai per giustificare il rifiuto sia arrivarta a scrivere al produttore Domenico Procacci di Fandango che lo spot non sarebbe utilizzabile perchè troppo politico e contro il governo, è la prova provata della completa fusione tra le due aziende.Il polo Mediarai non solo decide cosa mandare in onda, ma anche cosa espellere, oggi lo spot, domani gli operai che protestano, dopo domani gli sudenti o i terremotati truffati dell'Abruzzo, in questi giorni persino la Chiesa che ha osato contestare il reato di clandestinità.
Nessuno si illuda, tutti possono e possiamo diventare oggetto di censura e di oscuramento.
Altro che rassicurazioni del Piddì! Le autorità istituzionali e di garanzia hanno il dovere di rassicurare i cittadini che l'articolo 21 non sarà ulteriormente picconato.
Nel frattempo non rassegnamoci e tentiamo di reagire.Un piccolo segnale potrebbe venire anche dalla nostra decisione collettiva di trasmettere noi il video contestato, di mandare in onda su i nostri siti, sui blog, sui giornali on line lo spot oscurato.




Nelle scorse settimane, da più parti, partiti, sindacati, associazioni, si è parlato di una grande manifestazione nazionale contro la censura e i bavagli di varia natura.Per una volta sarà il caso di fare sul serio, di deporre le polemiche nell'opposizione e di mettere insieme chi ancora crede nei valori racchiusi nell'articolo 21 della Costiruzione.Come si usava dire un tempo: se non ora quando?

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