del 22 agosto 2009
di Aaron Pettinari
(Giornalista)
Palermo. Torna ad imporsi la mafia. Lo fa con i metodi che conosce meglio: Intimidazioni, minacce, violenza.
Nel giro di pochi giorni a Brancaccio, Bagheria e Borgetto son state date alle fiamme diverse attività e proprio oggi anche Gela è stata copita da un incendio che ha distrutto il deposito di un negozio di abbigliamento del centro storico. Immediatamente sono state avviate le indagini da parte degli inquirenti ma il proprietario, Nicola Interlici, è sicuro che la natura sia dolosa. Sarebbe infatti questa la terza intimidazione che subisce nell'arco degli ultimi 30 giorni. Soltanto qualche tempo fa qualcuno aveva incendiato una sua autovettura e sparato colpi di pistola contro la vetrata del negozio in Corso Vittorio Emanuele.
Si sta riorganizzando la mafia, tra faccie nuove che cercano di imporsi approfittando dei tanti arresti compiuti nell'ultimo anno e vecchi capi che usciti di galera, o dal carcere stesso, impartiscono ordini e controllano il territorio. Da gennaio ad oggi a Bagheria sono state bruciate otto auto, comprese quella di un consigliere comunale e della famiglia del sindaco. Ieri, a Borgetto, sempre il fuoco ha distrutto un autocompattatore dell'Ato Palermo 1, di proprietà della ditta "Cucchiara S.r.l." di Borgetto. Anche in questo caso non mancano indizi riguardo la possibile natura dolosa del fatto così come si sospetta per i quattro pullman bruciati a Brancaccio due giorni fa.
I titolari della società di bus “Prestia e Comandè” negano di aver mai ricevuto minacce o richieste estorsive. Tuttavia un cameramen free lance avrebbe visto delle persone uscire dal capannone al momento dell'incendio. La cassetta con le immagini registrate sarebbe stata rubata da quest'ultimi dopo aver picchiato e minacciato lo stesso collaboratore di Rai e Mediaset. Una fatto che arricchisce ancor più di mistero le indagini. “In attesa di avere conferma dell´origine dolosa dell´incendio non tralasciamo nessuna pista – ha detto il sostituo procuratore Francesco Del Bene - neanche quella assicurativa, certo è che il contesto può essere tranquillamente quello già emerso in altri casi analoghi: e cioè che dopo le decine di arresti che hanno azzerato le fila del racket, gli operatori economici abbiano smesso di pagare e cani sciolti provino la strada della paura e del danneggiamento di un certo tipo per accreditarsi prima di passare a riscuotere. Ci sono evidenti fibrillazioni un po' in tutti i mandamenti”.
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