martedì 29 settembre 2009

C’è la messa del Pdl a Milano Ma non se n’è accorto nessuno

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 29 settembre 2009

di Francesco Bonazzi
(Giornalista)


Allora la messa ce l’andiamo a prendere ad Arcore dal Cavaliere, che tanto c’ha la cappella’’. L’anziano militante del Pdl che domenica mattina s’è attraversato tutta Milano per fare la comunione sotto i tendoni del Palalido è decisamente fuori dalla grazia di dio. Sono le 9 e 20 minuti e una signora dello staff gli ha appena comunicato che per la funzione, annunciata da giorni nei padiglioni della festa e sul Giornale di Berlusconi, ci si deve incamminare nel nulla del quartiere QT8-Lampugnano e trovare la parrocchia di santa Maria Nascente. Il bravo militante ha una certa età e rinuncia alla traversata. Come lui, almeno altre cinquanta persone che sono arrivate perfino da Cantù per ascoltare Silvio Berlusconi, il cui comizio è previsto per le sei di sera. Speravano di assolvere il precetto domenicale trascorrendo la giornata alla festa di Papi, quello che nella celesta titolazione del Giornale è appena “volato nei cieli per incontrare il papa”, ma sono restati a mani vuote. E tra di loro, mentre si attende l’avvincente tavola rotonda con Ferruccio Fazio sul Virus “A”, si discute dei difficili rapporti con la Chiesa. Non c’è traccia neppure dei ragazzi di Comunione e Liberazione e anche questo, nella regione guidata dal pio Roberto Formigoni, non è proprio un buon segnale.

Il cronista del Fatto offre un passaggio in macchina all due signore che appaiono più deluse, ma non c’è niente da fare: sono troppo furiose con l’organizzazione, con il Giornale che li ha sviati, con la Curia “che deve aver fatto chissà quali storie” e perfino con i ragazzi del servizio d’ordine, che alla loro insistenza hanno risposto con la sufficienza di chi ha davanti un gruppo di vecchi bigotti.

Ma alla fine, buon per loro che siano rimaste al Palalido a sorbirsi il fervorino di “don” Sandro, inteso come Bondi. Perchè nel “santuario del circuito penitenziere” si santa Maria Nascente, lo spettacolo della parrocchia inaugurata nel 1954 dal cardinal Ildefonso Schuster è dei più deprimenti mai visti. Tanto per un cattolico, quanto per un militante azzurro. In prima fila ci sono sette persone, compreso il presidente della provincia Guido Podestà, che ricorda sempre più l’omino Bialetti e se ne sta piantato in mezzo come una caffettiera. Dietro di lui, si apre una voragine di quindici- file-quindici, nella quale non c’è lo straccio di nessuno. Mentre in fondo, tre immigrati cingalesi seguono con aria visibilmente trasognata la predica di don Carlo, amatissimo parroco vicino a Cl e ottimo predicatore. Insomma, alla messa ufficiale della prima festa nazionale della Pdl ci sono solo 12 fedeli, contando l’organista e il giornalista. Ma al povero Podestà, lasciato praticamente solo al cospetto di Dio Padre, poteva andare peggio. Molto peggio. Ieri, in tutta Italia il vangelo della domenica era quello, durissimo, del “se la tua mano ti dà scandalo, piuttosto taglia-la”.Roba forte, al tempo di Papi il Seduttore. Ma per fortuna dell’incolpevole Podestà, il rito ambrosiano proponeva un passo diverso, quello del buon Samaritano. Don Carlo però, pur con quella sua aria ieratica, non fa sconti. Gli hanno chiesto d’inserire all’ ultimo momento una messa che non c’era tra quella delle 8,30 e quella delle 10,30? Lui salva la faccia al Partitone Uno, anche perchè da bravo pastore non vuole deludere le sparute pecorelle del gregge berlusconiano, ma quelle che si trova davanti le tosa per bene. “Sapete chi dev’essere oggi il buon samaritano? Ognuno di noi, a cominciare dai politici. Perchè come diceva Pio XI, la politica è il dono più grande, no? E’ generosità. Voi oggi siete minoranza, ma siate minoranza creativa”. Podestà si guarda intorno sempre più smarrito: che La Russa non sia tipo da chiesa lo sapeva. Ma dove sono i Formigoni, i Lupi e tutti gli altri “avanzi di parrocchia” che rappresentano la Pdl nelle istituzioni lombarde? Almeno una ventina di ragazzi ciellini con le chitarre potevano mandarglieli. Invece niente, l’hanno mollato da solo

La via crucis di Podestà dura 28 minuti esatti. A fine celebrazione, Don Carlo concede un “buon lavoro a tutti” in puro stile Galliani, e il presidente della provincia se ne esce scurissimo in volto con le mani ficcate in tasca. Sul sagrato si sfoga con lo staff per il fiasco totale dell’iniziativa(“ci siamo mossi tardi con le autorizzazioni”, ammette un’assistente). Ma quando fa per andarsene, viene bloccato dall’organista: “Presidente, don Carlo le vorrebbe parlare un attimo”. Sono quindici minuti di richieste d’intervento di ogni tipo, a favore “di una parrocchia che ha tanti problemi, sa”. Podestà ascolta compito e fa sì con la testa. In proporzione, quei 28 minuti di messa strappati nel deserto di QT8-Lampugnano rischiano di costargli quanto i tre minuti del Cavaliere con papa Ratzinger.

Il giorno dopo, sui giornali non c’è una riga. Del resto un’idea così strampalata come quella della messa Pdl forse non sarebbe venuta in mente neppure ai comunisti cinesi, che pure si sono fatti la loro bella chiesa di Stato. Non resta che fare un paio di telefonate in Curia, per essere sicuri che il divieto non sia stato uno scherzo da preti. In diocesi, spiegano che le regole valgono per tutti: sono stufi di ricevere richieste anche dalla festa della polenta e allora la domenica la messa la si dice solo in chiesa, a parte casi di assoluta necessità. Quanto al permesso chiesto dal Pdl, era già stato negato da martedì. Visto com’è andata, sarebbe stato meglio non far finta di nulla.

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