Dal Quotidiano La Repubblica
del 2 settembre 2009
di Ilvo Diamanti
(Giornalista)
Non seguo troppo la politica italiana. Troppo gossip. Poca politica. Troppi fatti personali. Poi sono troppo impegnato a scrivere per riuscire anche a leggere. In particolare: i giornali. In particolare: alcuni giornali. Quelli nazionali. Anche se la crisi li ha defoliati e dimagriti sono troppo densi e pesanti, per me. Troppo. Così mi limito a dare un'occhiata distratta ai tiggì. Soprattutto a quelli che si sono impegnati a non fare gossip e si occupano di cose serie. Influenze A, celebrazioni e anniversari, il muro di Berlino e lo sbarco sulla luna, le pandemie, le ferie e gli esodi biblici per andare in ferie, il caldo, i temporali, la formula 1, le ferie e i rientri biblici dalle ferie, i campionati di nuoto, ibra, i dispersi in montagna, valentinorossi, i sentimenti (ah... i sentimenti!!!), la storia fra clooney e la canalis (gossip vero - o finto, non importa - non politica mascherata da gossip o viceversa!), il calcio (ah... il calcio!!!), kakà, qualche omicidio e qualche suicidio in famiglia, tra vicini di casa; ancora: il superenalotto e qualche incidente al volante - quelli sul lavoro non emozionano più, se le vittime non sono almeno 5 - poi gli immigrati. Però gli omicidi, i suicidi, i crimini e i criminali e quindi gli immigrati: devono essere diminuiti. Non ne sento più parlare come una volta.
Però oggi è più bello guardare i tiggì perché spaventano di meno e perché hanno separato il gossip dalla politica. Il pubblico dal privato. Si dedicano alla politica seria. Sarà per questo che di politica ne sento parlare poco. Meno che della cronaca nera; omicidi, rapine e altri delitti. Che devono essersi ridotti, ma meno della politica. Ma forse è che sono distratto. Mi interesso poco. Di politica, intendo. Troppe donne e donnine. Troppo gossip. E se il gossip e la politica, se la politica e il gossip coincidono allora è ovvio che la tivù non ne parli. Che i tiggì ne riducano lo spazio. Ovvio. Ovvio che qualcosa - anzi: molto - mi sfugga. Ovvio. Che io non riesca a capire sempre e tutto. Seguo poco e in modo disattento. Che cosa pretendo?
Anche ieri sera. Ho sentito il premier - proprio lui - e anzi l'ho visto in tivù, nei tiggì - depurati dal gossip - dire ai giornalisti che alle 10 domande poste da Repubblica non ha risposto e non risponderà. Non per le 10 domande in sé. Lui non ha nulla da nascondere, lui. Ma le ha poste Repubblica. Che è un giornale eversivo e disonesto. Dall'editore al direttore ai giornalisti ai collaboratori giù giù via via fino agli impiegati e ai tipografi. Non un giornale ma un partito e anche peggio: un'associazione a delinquere. Se non le avesse poste Repubblica, in modo ovviamente offensivo e infamante, a quelle 10 domande lui avrebbe dato risposta. Meno all'ultima, sul suo stato di salute, perché lui è superman. Altro che gufare o diffondere sospetti malevoli. Inseguire le maldicenze di una moglie irriconoscente. La facciano pure altrove, negli Usa o in Francia, quella domanda. Ma non a lui. Che è superman. Ma alle altre domande, poste in modo più discreto, da altri giornali, lui avrebbe certamente risposto. Anche ai tele-giornali, immaginiamo. Quelli che non fanno gossip - e non attaccano il governo, perché non lo debbono fare, ci mancherebbe - ma solo informazione. Seria. E hanno riportato - seriamente - le parole del premier. Che non avrebbe - e non avrà - problema, nessun problema, a rispondere a quelle domande se qualche altro giornale o tele-giornale gliele vorrà riproporre. In modo meno insolente. Ma non a Repubblica. Così ha detto il premier. E i tiggì lo hanno ripreso e rilanciato. Fedelmente. Nessun taglio alle sue dichiarazioni. Riproposte integralmente. Per dovere di informazione.
Io, però, che dei giornali scorro solo i titoli, preferibilmente sulle rassegne tivù (e d'altronde mi informo solo in tivù), io: mi sento dubbioso. Perplesso. Anche se mi vergogno ad ammetterlo. A confessarne il motivo. Mi imbarazza. Però qualcosa mi deve essere sfuggito. Perché io guardo la tivù e i tiggì, ma in modo perlopiù disattento. E allora me le devo essere perse. Anzi me le sono perse certamente. Le domande di Repubblica, intendo. Le prime 9. L'ultima l'ho capita. Riguarda la salute. Ma spero che un giorno il premier decida davvero di rispondere anche alle altre. In tivù, nei tiggì. Seri. Dai quali mi informo. Così dalle risposte - forse, magari, chissà - riuscirò finalmente a risalire alle domande. Che non ho mai sentito.
del 2 settembre 2009
di Ilvo Diamanti
(Giornalista)
Non seguo troppo la politica italiana. Troppo gossip. Poca politica. Troppi fatti personali. Poi sono troppo impegnato a scrivere per riuscire anche a leggere. In particolare: i giornali. In particolare: alcuni giornali. Quelli nazionali. Anche se la crisi li ha defoliati e dimagriti sono troppo densi e pesanti, per me. Troppo. Così mi limito a dare un'occhiata distratta ai tiggì. Soprattutto a quelli che si sono impegnati a non fare gossip e si occupano di cose serie. Influenze A, celebrazioni e anniversari, il muro di Berlino e lo sbarco sulla luna, le pandemie, le ferie e gli esodi biblici per andare in ferie, il caldo, i temporali, la formula 1, le ferie e i rientri biblici dalle ferie, i campionati di nuoto, ibra, i dispersi in montagna, valentinorossi, i sentimenti (ah... i sentimenti!!!), la storia fra clooney e la canalis (gossip vero - o finto, non importa - non politica mascherata da gossip o viceversa!), il calcio (ah... il calcio!!!), kakà, qualche omicidio e qualche suicidio in famiglia, tra vicini di casa; ancora: il superenalotto e qualche incidente al volante - quelli sul lavoro non emozionano più, se le vittime non sono almeno 5 - poi gli immigrati. Però gli omicidi, i suicidi, i crimini e i criminali e quindi gli immigrati: devono essere diminuiti. Non ne sento più parlare come una volta.
Però oggi è più bello guardare i tiggì perché spaventano di meno e perché hanno separato il gossip dalla politica. Il pubblico dal privato. Si dedicano alla politica seria. Sarà per questo che di politica ne sento parlare poco. Meno che della cronaca nera; omicidi, rapine e altri delitti. Che devono essersi ridotti, ma meno della politica. Ma forse è che sono distratto. Mi interesso poco. Di politica, intendo. Troppe donne e donnine. Troppo gossip. E se il gossip e la politica, se la politica e il gossip coincidono allora è ovvio che la tivù non ne parli. Che i tiggì ne riducano lo spazio. Ovvio. Ovvio che qualcosa - anzi: molto - mi sfugga. Ovvio. Che io non riesca a capire sempre e tutto. Seguo poco e in modo disattento. Che cosa pretendo?
Anche ieri sera. Ho sentito il premier - proprio lui - e anzi l'ho visto in tivù, nei tiggì - depurati dal gossip - dire ai giornalisti che alle 10 domande poste da Repubblica non ha risposto e non risponderà. Non per le 10 domande in sé. Lui non ha nulla da nascondere, lui. Ma le ha poste Repubblica. Che è un giornale eversivo e disonesto. Dall'editore al direttore ai giornalisti ai collaboratori giù giù via via fino agli impiegati e ai tipografi. Non un giornale ma un partito e anche peggio: un'associazione a delinquere. Se non le avesse poste Repubblica, in modo ovviamente offensivo e infamante, a quelle 10 domande lui avrebbe dato risposta. Meno all'ultima, sul suo stato di salute, perché lui è superman. Altro che gufare o diffondere sospetti malevoli. Inseguire le maldicenze di una moglie irriconoscente. La facciano pure altrove, negli Usa o in Francia, quella domanda. Ma non a lui. Che è superman. Ma alle altre domande, poste in modo più discreto, da altri giornali, lui avrebbe certamente risposto. Anche ai tele-giornali, immaginiamo. Quelli che non fanno gossip - e non attaccano il governo, perché non lo debbono fare, ci mancherebbe - ma solo informazione. Seria. E hanno riportato - seriamente - le parole del premier. Che non avrebbe - e non avrà - problema, nessun problema, a rispondere a quelle domande se qualche altro giornale o tele-giornale gliele vorrà riproporre. In modo meno insolente. Ma non a Repubblica. Così ha detto il premier. E i tiggì lo hanno ripreso e rilanciato. Fedelmente. Nessun taglio alle sue dichiarazioni. Riproposte integralmente. Per dovere di informazione.
Io, però, che dei giornali scorro solo i titoli, preferibilmente sulle rassegne tivù (e d'altronde mi informo solo in tivù), io: mi sento dubbioso. Perplesso. Anche se mi vergogno ad ammetterlo. A confessarne il motivo. Mi imbarazza. Però qualcosa mi deve essere sfuggito. Perché io guardo la tivù e i tiggì, ma in modo perlopiù disattento. E allora me le devo essere perse. Anzi me le sono perse certamente. Le domande di Repubblica, intendo. Le prime 9. L'ultima l'ho capita. Riguarda la salute. Ma spero che un giorno il premier decida davvero di rispondere anche alle altre. In tivù, nei tiggì. Seri. Dai quali mi informo. Così dalle risposte - forse, magari, chissà - riuscirò finalmente a risalire alle domande. Che non ho mai sentito.
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