Dal Quotidiano La Repubblica
del 25 settembre 2009
di Attilio Bolzoni e Salvo Palazzolo
(Giornalisti)
LE SUE inchieste giornalistiche erano finite in un magazzino alla periferia di Trapani, sulla strada delle saline. Nastri abbandonati, destinati al macero. Ma a ventuno anni dall'omicidio di Mauro Rostagno - l'anniversario della sua morte il 26 settembre - sua sorella Carla ha ritrovato decine e decine di vidoecassette e le ha messe in salvo. Sono 120 ore di registrazione. Una collezione di interviste, di editoriali, di inchieste sul campo curate dall'"ultimo" Mauro Rostagno, l'ex operaio e capopolo, l'ex professore e terapeuta, l'ex sociologo e saniasi che a Trapani, terra di mafia, nel settembre del 1988 è stato ucciso a fucilate. E' il giornalista Mauro Rostagno che parla di mafia e politica dal "profondo Sud", dove lui, figlio del grande Nord, si era rifugiato negli ultimi anni della sua esistenza.
Il recupero delle registrazioni è stato affidato alla Loopservice di Matteo Frenguelli, una società perugina di produzioni video. Al recupero della memoria è bastata la tenacia di Carla, la sorella: "Voglio diffondere fra i giovani tutta quell'esperienza di Mauro per far capire come si può fare i giornalisti anche in condizioni ambientali estreme. E poi voglio diffondere il pensiero di Mauro in un momento così delicato per l'informazione nel nostro Paese".
Qualche nastro era ormai cancellato, qualcun altro danneggiato. Ma alla fine la faccia di Mauro, direttore dell'emittente televisiva trapanese RTP, è ritornata sul video. A volte sorridente, a volte seria. Con lui sempre curioso, caustico, coraggioso. "Si è verificata a Trapani una sorta di malformazione nelle menti di molti uomini politici, i quali hanno creduto di essere impunibili", comincia così una sua intervista a un assessore provinciale democristiano. "A che punto siamo con la lotta alla mafia?", chiede Rostagno al procuratore Paolo Borsellino. Sono giorni terribili per una Sicilia insanguinata, il magistrato lancia un atto di accusa contro Roma, Giovanni Falcone minaccia le dimissioni dal pool antimafia, "saltano" tutti i vertici investigativi di Palermo.
E poi c'è anche un'intervista a Leonardo Sciascia. Domanda: "Si è parlato molto dell'eventualità che lo Stato arrivi a una pacificazione degli anni di piombo, a una liberazione di Renato Curcio, che ha espresso l'intenzione, ove fosse libero, di venire a vivere qui a Trapani e lavorare in una comunità di tossicodipendenti". Sciascia gli risponde: "I terroristi che non hanno ucciso nessuno... penso che dovrebbero ormai aver pagato e quindi...". Il nastro è uno di quelli danneggiati, l'intervista allo scrittore bruscamente s'interrompe.
In un'altra cassetta Mauro Rostagno compare in video mentre denuncia "il venticello della normalizzazione che attraversa gli apparati dello Stato". In un'altra ancora, c'è il racconto del 1968, della sua esperienza in Lotta Continua e poi del suo lungo viaggio in Sicilia: "Nella mia generazione credevamo che un movimento politico potesse cambiare tutto quello che non andava. Eravamo un po' illusi, un po' ingenui. Oggi i giovani sanno che si devono confrontare con le cose e che devono cercare di strappare i loro diritti poco a poco con un confronto politico preciso con le strutture".
Fra queste registrazioni Carla Rostagno ha continuato a cercare una verità sul delitto di Mauro.
Le indagini sull'omicidio, insabbiate per molto tempo, sono state riaperte qualche anno fa dai procuratori palermitani Antonio Ingroia e Gaetano Paci. Hanno scoperto che è un delitto di mafia. Ma non solo di mafia. Ancora oggi s'indaga sui killer di Cosa Nostra e sull'"isolamento" che condannò a morte il giornalista sognatore.
del 25 settembre 2009
di Attilio Bolzoni e Salvo Palazzolo
(Giornalisti)
LE SUE inchieste giornalistiche erano finite in un magazzino alla periferia di Trapani, sulla strada delle saline. Nastri abbandonati, destinati al macero. Ma a ventuno anni dall'omicidio di Mauro Rostagno - l'anniversario della sua morte il 26 settembre - sua sorella Carla ha ritrovato decine e decine di vidoecassette e le ha messe in salvo. Sono 120 ore di registrazione. Una collezione di interviste, di editoriali, di inchieste sul campo curate dall'"ultimo" Mauro Rostagno, l'ex operaio e capopolo, l'ex professore e terapeuta, l'ex sociologo e saniasi che a Trapani, terra di mafia, nel settembre del 1988 è stato ucciso a fucilate. E' il giornalista Mauro Rostagno che parla di mafia e politica dal "profondo Sud", dove lui, figlio del grande Nord, si era rifugiato negli ultimi anni della sua esistenza.
Il recupero delle registrazioni è stato affidato alla Loopservice di Matteo Frenguelli, una società perugina di produzioni video. Al recupero della memoria è bastata la tenacia di Carla, la sorella: "Voglio diffondere fra i giovani tutta quell'esperienza di Mauro per far capire come si può fare i giornalisti anche in condizioni ambientali estreme. E poi voglio diffondere il pensiero di Mauro in un momento così delicato per l'informazione nel nostro Paese".
Qualche nastro era ormai cancellato, qualcun altro danneggiato. Ma alla fine la faccia di Mauro, direttore dell'emittente televisiva trapanese RTP, è ritornata sul video. A volte sorridente, a volte seria. Con lui sempre curioso, caustico, coraggioso. "Si è verificata a Trapani una sorta di malformazione nelle menti di molti uomini politici, i quali hanno creduto di essere impunibili", comincia così una sua intervista a un assessore provinciale democristiano. "A che punto siamo con la lotta alla mafia?", chiede Rostagno al procuratore Paolo Borsellino. Sono giorni terribili per una Sicilia insanguinata, il magistrato lancia un atto di accusa contro Roma, Giovanni Falcone minaccia le dimissioni dal pool antimafia, "saltano" tutti i vertici investigativi di Palermo.
E poi c'è anche un'intervista a Leonardo Sciascia. Domanda: "Si è parlato molto dell'eventualità che lo Stato arrivi a una pacificazione degli anni di piombo, a una liberazione di Renato Curcio, che ha espresso l'intenzione, ove fosse libero, di venire a vivere qui a Trapani e lavorare in una comunità di tossicodipendenti". Sciascia gli risponde: "I terroristi che non hanno ucciso nessuno... penso che dovrebbero ormai aver pagato e quindi...". Il nastro è uno di quelli danneggiati, l'intervista allo scrittore bruscamente s'interrompe.
In un'altra cassetta Mauro Rostagno compare in video mentre denuncia "il venticello della normalizzazione che attraversa gli apparati dello Stato". In un'altra ancora, c'è il racconto del 1968, della sua esperienza in Lotta Continua e poi del suo lungo viaggio in Sicilia: "Nella mia generazione credevamo che un movimento politico potesse cambiare tutto quello che non andava. Eravamo un po' illusi, un po' ingenui. Oggi i giovani sanno che si devono confrontare con le cose e che devono cercare di strappare i loro diritti poco a poco con un confronto politico preciso con le strutture".
Fra queste registrazioni Carla Rostagno ha continuato a cercare una verità sul delitto di Mauro.
Le indagini sull'omicidio, insabbiate per molto tempo, sono state riaperte qualche anno fa dai procuratori palermitani Antonio Ingroia e Gaetano Paci. Hanno scoperto che è un delitto di mafia. Ma non solo di mafia. Ancora oggi s'indaga sui killer di Cosa Nostra e sull'"isolamento" che condannò a morte il giornalista sognatore.
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