venerdì 11 settembre 2009

"Se Berlusconi ama il suo Paese lasci perdere le cause contro la stampa"

Dal Quotidiano La Repubblica
del 11 settembre 2009



ROMA - "Non riusciamo a ricordarci di un torero che abbia mai sguinzagliato un'intera squadra di avvocati per impedire a un toro di caricare": un'editoriale del Wall Street Journal dal significativo titolo "Silvio Berlusconi and the Silencing of the Bulls" (S. B. e il bavaglio ai tori, ndr) critica le tante cause per diffamazione avviate dal presidente del Consiglio italiano nei confronti di altrettanti giornali e giornalisti. "Se Berlusconi ama il suo paese così appassionatamente come dice di fare, allora dovrebbe lasciar perdere le cause legali e lasciare la stampa svolgere il suo lavoro", afferma il Wsj.

Senza usare i toni aspri che a volte nelle ultime settimane hanno caratterizzato gli articoli dedicati dalla stampa anglosassone alle inchieste su Berlusconi, il Wall Street Journal, che dedica una foto di prima pagina al presidente del consiglio (ritratto mentre stringe la mano alla campionessa di nuoto Federica Pellegrini), "rispettosamente" si dice in disaccordo con Silvio Berlusconi e si schiera decisamente a favore della libertà di stampa.

E se il premier italiano asserisce che la libertà di stampa non include la libertà di insulto, il principale quotidiano economico dissente, utilizzando la stessa metafora di Berlusconi sui tori e sul matador: "Ci stanno attaccando come tori inferociti - aveva detto il premier qualche giorno fa - ma qui c'è un torero che non ha paura di niente".

Il giornale definisce una "divertente farsa italiana" quella di un premier "il cui governo ha approvato una legge che lo mette al riparo dai processi mentre è in carica e i cui canali tv dominano il mercato televisivo nazionale" e che intende portare davanti ai giudici giganti della stampa come il francese Le Nouvel Observateur o l'italiano La Repubblica "per aver osato pubblicare accuse delle sue tresche amorose" .


Il punto è che le azioni legali del premier italiano non sono affatto "una barzelletta": il quotidiano usa ricorda il caso dell'Economist, al quale berlusconi nel 2001 tentò di "dettare la copertura giornalistica" con "un'intimidazione finanziaria". Una vertenza che si è conclusa con un tribunale milanese che lo scorso anno si è pronunciato in favore della rivista chiedendo a Berlusconi di pagare le spese processuali.

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