Dal Quotidiano La Repubblica
del 17 settembre 2009
di Francesco Bei
(Giornalista)
ROMA - "Non l'avevo chiesta io la prima serata, gli accordi non erano questi. Mi hanno fatto fare la figura di quello che non sa comunicare: è la prima volta che mi capita in vita mia". Furibondo per la performance di Porta a Porta, Silvio Berlusconi s'aggirava ieri a Palazzo Chigi in cerca di un capro espiatorio, tanto che persino il fidato Mauro Masi è finito nella lista dei colpevoli. Stavolta la responsabilità dei due errori che hanno caratterizzato la trasmissione di Raiuno - uno tecnico: la diretta in prima serata; e uno politico: lo spostamento di Ballarò - non sarebbe imputabile direttamente al premier, convinto che in seconda serata avrebbe fatto "almeno il 30 per cento di share".
Un errore tanto più grave, agli occhi di Berlusconi, "perché non si sono resi conto che il momento è delicato, con Fini che mi attacca tutti giorni". E dire che era da tempo che Vespa corteggiava Berlusconi per una puntata speciale sul terremoto. Il fidato Roberto Gasparotti, lo spin doctor del premier sulla tv, aveva immaginato un altro palinsesto: una lunga diretta pomeridiana per la consegna delle "casette" e una seconda serata di dibattito politico registrata in studio. Erano state persino allertate le "flies" della Rai, le postazioni mobili per le dirette.
Ma, durante il week end, tra Palazzo Chigi, la direzione generale della Rai e la redazione di Porta a Porta, si innesca il corto circuito. Vespa tempesta Berlusconi di telefonate e insiste a tutti i costi per la diretta in prima serata. E del resto così aveva fatto anche con i precedenti "speciali" dedicati al sisma, quello di lunedì 6 aprile e del 6 maggio. Solletica il premier con una trasmissione su misura, ma Berlusconi gli annuncia che parlerà anche di "altro", dell'opposizione "cattocomunista", dei giornalisti "delinquenti".
Certo, Berlusconi conviene che non sarebbe possibile attaccare in diretta l'opposizione e i giornalisti dalla piazza di Onna, il rischio è troppo alto. Così si torna all'opzione romana, ma sempre in diretta e in prima serata come pretende Vespa. Al dg Masi viene quindi chiesto di impegnarsi per garantire tutto l'appoggio possibile al programma, "il massimo della copertura". È qui che, secondo i racconti, Masi stecca per eccesso di zelo, spostando d'ufficio Ballarò. Insomma, alla base del flop, secondo i più informati, ci sarebbe un concorso di responsabilità di Vespa e Masi.
Fatto sta che questa vicenda ha rinfocolato le voci su un crescente malumore del Cavaliere nei confronti del dg, scelto perché consigliato al premier da Gianni Letta. A ciò si aggiunga che Masi non si è fatto molti amici all'interno di Viale Mazzini. Di lui dicono che tra un anno andrà via comunque, verso altri incarichi istituzionali. Magari in Europa.
Solo veleni di nemici interni? Sta di fatto che, da ultimo, anche Mauro Mazza sembra avergliela giurata, dopo che Masi gli ha scippato il previsto speciale che il direttore di Raiuno aveva in mente sulla consegna delle case ai terremotati. Insomma per il Dg il cielo si è fatto di nuovo scuro, nonostante possa rivendicare con il Cavaliere i quasi 16 milioni di contatti avuti da Porta a Porta.
Oggi, al consiglio d'amministrazione, il presidente Paolo Garimberti è deciso a sollevare la questione in maniera ferma, con una vera messa sotto accusa del manager. Garimberti dovrebbe proporre la creazione di una sorta di comitato ristretto, formato dallo stesso presidente e da due consiglieri, uno di maggioranza e uno d'opposizione, che accompagni e valuti le decisioni di Masi sulla linea editoriale.
Come è ovvio si tratterebbe di un commissariamento del dg, che difficilmente l'interessato potrà accettare. Se questo è il clima non c'è da stupirsi se qualcuno ha sentito persino il finiano Guglielmo Rositani promettere battaglia contro Masi nel Cda: "Se prova a forzare sulle nomine, io voto contro".
del 17 settembre 2009
di Francesco Bei
(Giornalista)
ROMA - "Non l'avevo chiesta io la prima serata, gli accordi non erano questi. Mi hanno fatto fare la figura di quello che non sa comunicare: è la prima volta che mi capita in vita mia". Furibondo per la performance di Porta a Porta, Silvio Berlusconi s'aggirava ieri a Palazzo Chigi in cerca di un capro espiatorio, tanto che persino il fidato Mauro Masi è finito nella lista dei colpevoli. Stavolta la responsabilità dei due errori che hanno caratterizzato la trasmissione di Raiuno - uno tecnico: la diretta in prima serata; e uno politico: lo spostamento di Ballarò - non sarebbe imputabile direttamente al premier, convinto che in seconda serata avrebbe fatto "almeno il 30 per cento di share".
Un errore tanto più grave, agli occhi di Berlusconi, "perché non si sono resi conto che il momento è delicato, con Fini che mi attacca tutti giorni". E dire che era da tempo che Vespa corteggiava Berlusconi per una puntata speciale sul terremoto. Il fidato Roberto Gasparotti, lo spin doctor del premier sulla tv, aveva immaginato un altro palinsesto: una lunga diretta pomeridiana per la consegna delle "casette" e una seconda serata di dibattito politico registrata in studio. Erano state persino allertate le "flies" della Rai, le postazioni mobili per le dirette.
Ma, durante il week end, tra Palazzo Chigi, la direzione generale della Rai e la redazione di Porta a Porta, si innesca il corto circuito. Vespa tempesta Berlusconi di telefonate e insiste a tutti i costi per la diretta in prima serata. E del resto così aveva fatto anche con i precedenti "speciali" dedicati al sisma, quello di lunedì 6 aprile e del 6 maggio. Solletica il premier con una trasmissione su misura, ma Berlusconi gli annuncia che parlerà anche di "altro", dell'opposizione "cattocomunista", dei giornalisti "delinquenti".
Certo, Berlusconi conviene che non sarebbe possibile attaccare in diretta l'opposizione e i giornalisti dalla piazza di Onna, il rischio è troppo alto. Così si torna all'opzione romana, ma sempre in diretta e in prima serata come pretende Vespa. Al dg Masi viene quindi chiesto di impegnarsi per garantire tutto l'appoggio possibile al programma, "il massimo della copertura". È qui che, secondo i racconti, Masi stecca per eccesso di zelo, spostando d'ufficio Ballarò. Insomma, alla base del flop, secondo i più informati, ci sarebbe un concorso di responsabilità di Vespa e Masi.
Fatto sta che questa vicenda ha rinfocolato le voci su un crescente malumore del Cavaliere nei confronti del dg, scelto perché consigliato al premier da Gianni Letta. A ciò si aggiunga che Masi non si è fatto molti amici all'interno di Viale Mazzini. Di lui dicono che tra un anno andrà via comunque, verso altri incarichi istituzionali. Magari in Europa.
Solo veleni di nemici interni? Sta di fatto che, da ultimo, anche Mauro Mazza sembra avergliela giurata, dopo che Masi gli ha scippato il previsto speciale che il direttore di Raiuno aveva in mente sulla consegna delle case ai terremotati. Insomma per il Dg il cielo si è fatto di nuovo scuro, nonostante possa rivendicare con il Cavaliere i quasi 16 milioni di contatti avuti da Porta a Porta.
Oggi, al consiglio d'amministrazione, il presidente Paolo Garimberti è deciso a sollevare la questione in maniera ferma, con una vera messa sotto accusa del manager. Garimberti dovrebbe proporre la creazione di una sorta di comitato ristretto, formato dallo stesso presidente e da due consiglieri, uno di maggioranza e uno d'opposizione, che accompagni e valuti le decisioni di Masi sulla linea editoriale.
Come è ovvio si tratterebbe di un commissariamento del dg, che difficilmente l'interessato potrà accettare. Se questo è il clima non c'è da stupirsi se qualcuno ha sentito persino il finiano Guglielmo Rositani promettere battaglia contro Masi nel Cda: "Se prova a forzare sulle nomine, io voto contro".
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