del 17 ottobre 2009
La Consulta boccia il lodo Alfano? Giù botte sui Giudici Costituzionali accusati di far politica.
Un giudice civile condanna la Fininvest? Giù botte ancora più dure, un vero e proprio pestaggio mediatico mandato in onda da una Tv legata alla parte soccombente.
Ieri mattina su Canale 5 è andato in scena il peggio: il dott. Mesiano (l’autore della sentenza civile che ha condannato la Fininvest ad un cospicuo risarcimento in favore della CIR di De Benedetti) viene ripreso dalle telecamere, a sua insaputa, per le vie di Milano, al di fuori di qualsiasi attività che possa interessare il pubblico.
Ed un giornalista, che di cognome fa Brachino, indugia in commenti personali sulle pretese stravaganze dell’inconsapevolmente spiato.
Occorre, forse, mettere un po’ d’ordine.
Le sentenze della Corte Costituzionale hanno prodotto, producono e produrranno sempre “effetti politici”. L’attività della Consulta, il più delle volte, consiste nel bilanciamento di valori costituzionali che entrano in conflitto tra loro. Nel comporlo, i Giudici usano gli arnesi del giurista: la logica, la lingua, le norme, i precedenti giurisprudenziali, gli scritti di dottrina. Alla fine decidono, talvolta a maggioranza. Ma non votano come voterebbe un parlamentare.
Il politico nel voto afferma direttamente un valore, lo presceglie come fine e lo persegue con la sua volontà “politica”. Il Giudice compie un percorso diverso. Egli cerca di cogliere, proprio nelle leggi già esistenti ed approvate dai politici, il valore che deve prevalere in un caso controverso. Lo trova, non lo vuole.
Se, in relazione ad una qualsiasi attività pubblica, non si è capaci di cogliere la diversità tra la politicità del “risultato” e quella dello “scopo”, tutto viene coinvolto nella logica settaria degli opposti schieramenti.
Analogamente, un giudice civile che – sbagliando oppure no – dà torto ad una parte e ragione all’altra, non può essere sospettato di aver voluto favorire uno dei contendenti e per questo motivo essere messo impunemente alla berlina.
In queste condizioni la giurisdizione non sopravvive.
Ed il sospetto è che qualcuno aspiri a giocarsi la partita senza arbitro, magari invocando l'acclamazione del pubblico sugli spalti.
Potrà anche vincere; gioca in casa ed il pubblico è dalla sua.
Ma, a meno che non pensi di giocare sempre tra le mura amiche, deve accettare di sottoporsi ai lazzi ed agli insulti dei sostenitori avversari, quando andrà in trasferta.
I brocchi vincono solo così.
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