Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 21 ottobre 2009
di Sandra Amurri
(Giornalista)
“Le promesse fatte dai Paesi del G8 sono svanite, ad oggi non abbiamo ancora ricevuto un singolo euro dalle nazioni che si erano fatte avanti». A dirlo è Guido Bertolaso. Sì, non state sognando, il G8, voluto da Berlusconi a L’Aquila, dopo aver speso ben 363 milioni di euro per i lavori nella sua sede originaria -La Maddalena - ha prodotto un solo risultato: accrescere l’immagine personale del premier. Ricorderete quante volte Berlusconi, durante le sue comparsate tv, ha ribadito che i Grandi della Terra arrivati a Coppito non si sarebbero dimenticati dei terremotati, come dire: l’idea di spostare il G8 in Abruzzo si è rivelata geniale e mette a tacere tutte ogni polemica. Ma quel fiume di soldi si è rivelato essere neppure un ruscello. “Gli abruzzesi si sentiranno meno soli, il mondo è con loro” strimpellavano le tv di sua proprietà e pubbliche, divenute terra della sua conquista. I maligni sostengono che la sua immagine all’estero sia precipitata al punto che se lo sono dimenticato, mentre Bertolaso opta, ovviamente, per una tesi più clemente: “Semplicemente alle parole non hanno fatto seguire i fatti. Noi siamo in grado di farcela da soli, come abbiamo sempre dimostrato”.
Mentre i danni prodotti dal G8 restano: “Abbiamo subito due esodi, uno imposto dal terremoto e uno dal G8” è il commento di Carmine Basile, presidente Arci Abruzzo. “La città era un deserto, chiusi gli esercizi pubblici, i dipendenti degli uffici in ferie forzate”.Per non parlare dei disagi nelle tendopoli per gli approvvigionamenti e i servizi che erano da corso di sopravvivenza. E quando arriva la solidarietà, seppure con soldi pubblici, non è mai senza pegno. Formigoni ha imposto al Presidente della Regione Abruzzo, Chiodi, di nominare come “soggetto attuatore” (con amplissimi poteri) per la ricostruzione delle opere offerte dalla Regione Lombardia (casa dello studente,120 posti su terreno della Curia, che verrà inaugurata il 4 novembre, costo 7 milioni di euro) l'ingegner Antonio Rognoni, direttore Generale della "Infrastrutture Lombarde SpA" (società con capitale interamente della Regione). Finito in una inchiesta partita dal pm di Potenza Woodcock - atti poi trasferiti ai pm di Maio e Pirrotta - sulla costruzione della nuova sede della Regione lombarda, lavori appaltati da Infrastrutture Lombarde spa al Consorzio Torre di cui Impregilo (che ha costruito l’ospedale aquilano S. Salvatore che nonostante la giovane età, 9 anni, non ha retto al sisma) detiene il 90%, per un importo di oltre 185 milioni, in cui è indagato anche Alberto Rubegni, ad di Impregilo. Rognoni è accusato di turbata libertà degli incanti e concussione. Solo accuse per ora certo ma come dice l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Forte: “La ricostruzione deve avvenire non solo in tempi rapidi, ma anche nel rispetto dell'ambiente e dell'agire morale”. La tecnica adottata non sarebbe originale: alla stazione appaltante Infrastrutture Lombarde sarebbero state imposte varianti attraverso le quali i costi dell'appalto sarebbero stati ampliati a dismisura rispetto all'importo iniziale. Rognoni si dice “sereno del lavoro dei magistrati” mentre per i carabinieri del Noe di Roma che hanno consegnato ai pm un fascicolo di 50 pagine, sarebbero stati riscontrati “molteplici elementi indiziari circa l’esistenza di fatti di reato, contro la pubblica amministrazione, posti in essere in maniera sistematica e in assetto organizzato” che hanno evidenziato soprattutto “la patologica non linearità dei rapporti esistenti tra Rognoni e, Luciano Ciapponi, direttore tecnico di Impregilo”. Con le mani nella ricostruzione c’è anche l’ing. Giancarlo Masciarelli, consulente di diverse imprese che si sono aggiudicate il ricco appalto del progetto C.a.s.e , finito in carcere e rinviato a giudizio nell’inchiesta “Operazione Bomba", sulla gestione dei finanziamenti pubblici erogati dalla finanziaria regionale per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, falso, malversazione di contributi pubblici e indagato anche nell’inchiesta sulla sanità.
Intanto in Abruzzo, assieme alla neve arriva la protesta per la mancata trasparenza nell’affidamento dei generi di prima necessità come pane, pasta, carne, ma anche saponi e tovaglie: non si conoscono i fornitori della Protezione civile e con quali criteri siano state scelte le ditte in quanto, proprio per l’emergenza si è adottato il criterio dell’affidamento diretto. E si chiede ragione del perché non ci si è rivolti ai produttori locali, risparmiando soldi e incrementando l’economia. Gli allevatori, gli esercenti e i produttori di latte locali riuniti nella Centrale del latte (che grazie alle 26mila vacche,produce latte e formaggi in grado di alimentare l’intero territorio) denunciano la “totale mancata considerazione dei loro prodotti. Niente gare ad evidenza pubblica, nessun bando a parte quello sul reperimento della carne, non pubblicizzato”. Gli allevatori sono riusciti a fare solo un paio di piccole forniture di carne al campo di Piazza d’Armi, per il resto nelle tende si consuma carne e prodotti che vengono da fuori. A ciò si aggiungono manovre per affossare la Centrale del latte, il sito fa gola ad alcune grandi holding. Ma il latte aquilano nei campi non ci va.
del 21 ottobre 2009
di Sandra Amurri
(Giornalista)
“Le promesse fatte dai Paesi del G8 sono svanite, ad oggi non abbiamo ancora ricevuto un singolo euro dalle nazioni che si erano fatte avanti». A dirlo è Guido Bertolaso. Sì, non state sognando, il G8, voluto da Berlusconi a L’Aquila, dopo aver speso ben 363 milioni di euro per i lavori nella sua sede originaria -La Maddalena - ha prodotto un solo risultato: accrescere l’immagine personale del premier. Ricorderete quante volte Berlusconi, durante le sue comparsate tv, ha ribadito che i Grandi della Terra arrivati a Coppito non si sarebbero dimenticati dei terremotati, come dire: l’idea di spostare il G8 in Abruzzo si è rivelata geniale e mette a tacere tutte ogni polemica. Ma quel fiume di soldi si è rivelato essere neppure un ruscello. “Gli abruzzesi si sentiranno meno soli, il mondo è con loro” strimpellavano le tv di sua proprietà e pubbliche, divenute terra della sua conquista. I maligni sostengono che la sua immagine all’estero sia precipitata al punto che se lo sono dimenticato, mentre Bertolaso opta, ovviamente, per una tesi più clemente: “Semplicemente alle parole non hanno fatto seguire i fatti. Noi siamo in grado di farcela da soli, come abbiamo sempre dimostrato”.
Mentre i danni prodotti dal G8 restano: “Abbiamo subito due esodi, uno imposto dal terremoto e uno dal G8” è il commento di Carmine Basile, presidente Arci Abruzzo. “La città era un deserto, chiusi gli esercizi pubblici, i dipendenti degli uffici in ferie forzate”.Per non parlare dei disagi nelle tendopoli per gli approvvigionamenti e i servizi che erano da corso di sopravvivenza. E quando arriva la solidarietà, seppure con soldi pubblici, non è mai senza pegno. Formigoni ha imposto al Presidente della Regione Abruzzo, Chiodi, di nominare come “soggetto attuatore” (con amplissimi poteri) per la ricostruzione delle opere offerte dalla Regione Lombardia (casa dello studente,120 posti su terreno della Curia, che verrà inaugurata il 4 novembre, costo 7 milioni di euro) l'ingegner Antonio Rognoni, direttore Generale della "Infrastrutture Lombarde SpA" (società con capitale interamente della Regione). Finito in una inchiesta partita dal pm di Potenza Woodcock - atti poi trasferiti ai pm di Maio e Pirrotta - sulla costruzione della nuova sede della Regione lombarda, lavori appaltati da Infrastrutture Lombarde spa al Consorzio Torre di cui Impregilo (che ha costruito l’ospedale aquilano S. Salvatore che nonostante la giovane età, 9 anni, non ha retto al sisma) detiene il 90%, per un importo di oltre 185 milioni, in cui è indagato anche Alberto Rubegni, ad di Impregilo. Rognoni è accusato di turbata libertà degli incanti e concussione. Solo accuse per ora certo ma come dice l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Forte: “La ricostruzione deve avvenire non solo in tempi rapidi, ma anche nel rispetto dell'ambiente e dell'agire morale”. La tecnica adottata non sarebbe originale: alla stazione appaltante Infrastrutture Lombarde sarebbero state imposte varianti attraverso le quali i costi dell'appalto sarebbero stati ampliati a dismisura rispetto all'importo iniziale. Rognoni si dice “sereno del lavoro dei magistrati” mentre per i carabinieri del Noe di Roma che hanno consegnato ai pm un fascicolo di 50 pagine, sarebbero stati riscontrati “molteplici elementi indiziari circa l’esistenza di fatti di reato, contro la pubblica amministrazione, posti in essere in maniera sistematica e in assetto organizzato” che hanno evidenziato soprattutto “la patologica non linearità dei rapporti esistenti tra Rognoni e, Luciano Ciapponi, direttore tecnico di Impregilo”. Con le mani nella ricostruzione c’è anche l’ing. Giancarlo Masciarelli, consulente di diverse imprese che si sono aggiudicate il ricco appalto del progetto C.a.s.e , finito in carcere e rinviato a giudizio nell’inchiesta “Operazione Bomba", sulla gestione dei finanziamenti pubblici erogati dalla finanziaria regionale per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, falso, malversazione di contributi pubblici e indagato anche nell’inchiesta sulla sanità.
Intanto in Abruzzo, assieme alla neve arriva la protesta per la mancata trasparenza nell’affidamento dei generi di prima necessità come pane, pasta, carne, ma anche saponi e tovaglie: non si conoscono i fornitori della Protezione civile e con quali criteri siano state scelte le ditte in quanto, proprio per l’emergenza si è adottato il criterio dell’affidamento diretto. E si chiede ragione del perché non ci si è rivolti ai produttori locali, risparmiando soldi e incrementando l’economia. Gli allevatori, gli esercenti e i produttori di latte locali riuniti nella Centrale del latte (che grazie alle 26mila vacche,produce latte e formaggi in grado di alimentare l’intero territorio) denunciano la “totale mancata considerazione dei loro prodotti. Niente gare ad evidenza pubblica, nessun bando a parte quello sul reperimento della carne, non pubblicizzato”. Gli allevatori sono riusciti a fare solo un paio di piccole forniture di carne al campo di Piazza d’Armi, per il resto nelle tende si consuma carne e prodotti che vengono da fuori. A ciò si aggiungono manovre per affossare la Centrale del latte, il sito fa gola ad alcune grandi holding. Ma il latte aquilano nei campi non ci va.
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