Firenze. Il denaro realizzato dallo Stato con la vendita dei beni della mafia "sia convogliato al fondo 512 (ndr per le vittime di mafia) e si faccia fronte in via definitiva alle sentenze di causa civile che ci riguardano e a quelle di quanti come noi sono da decenni nelle stesse condizioni". Lo chiede, in una lettera aperta al Governo, l'Associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili, riferendosi alla "norma che il Governo andrà a definire in fatto di confisca dei beni alla mafia". "La confisca - prosegue l'Associazione - va effettuata nei modi più drastici e trasparenti possibili, visto che i nostri figli sono morti affinché i beni a Salvatore Riina non fossero confiscati" e i beni confiscati alla mafia "vanno ridistribuiti a quanti sono stati defraudati dei loro sacrosanti diritti da organizzazioni criminali come 'Cosa nostra', e ritornati quindi nei modi e nelle misure previste dalla legge tutti all'interesse
domenica 22 novembre 2009
Ass.Georgofili: ''Denaro vendita beni confiscati a vittime''
Ansa
del 22 novembre 2009
della collettività, come del resto ben recita la tanto invocata legge Rognoni-La Torre". "Tutta la collettività offesa dal malaffare mafioso in qualche misura va risarcita - aggiunge l'Associazione - attraverso i beni confiscati alla mafia, ma nessuno può permettersi di non fare salvo il principio secondo cui le vittime dei reati di tipo mafioso, che hanno pagato prezzi incredibili sulla propria pelle, non vadano comunque privilegiate fino ad arrivare a prevedere la vendita di alcuni beni se è necessario per i risarcimenti, come recita la Legge 575 del 1965. E' lo Stato che deve garantire che i beni non siano rivenduti alla mafia. Altrimenti con lo strumento che la legge stessa consente davanti ad una sentenza immediatamente esecutiva, le vittime con tanto di sentenza in mano dovranno prendersi un bene già di proprietà della mafia, metterlo in vendita, e darsi quella giustizia che in troppi nella collettività antimafia in queste ore gli stanno
negando".
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