del 6 novembre 2009
di Beatrice Borromeo
(Giornalista)
In Italia si vendono ogni anno 100 tonnellate di cocaina, per un giro d’affari da 30 miliardi di euro. Solo nelle fogne di Torino, ogni giorno, finisce un chilo e mezzo circa di polvere bianca. L’Italia, secondo i dati dell’Osservatorio europeo sulle droghe (Oedt), pubblicati ieri, è il paese in Europa che consuma più cocaina. Il comandante provinciale dei carabinieri, Vittorio Tomasone, conferma il trend: “A Roma ne abbiamo sequestrata, dall’inizio dell’anno, 333 chili; un dato in crescita rispetto al 2008 quando erano 215”. E aggiunge: “E’ diminuita l’età del primo consumo, i ragazzi iniziano a sniffare a soli dodici anni”.
Torna a crescere anche il consumo di eroina e aumentano le morti per overdose di coca: 502 nel 2008. “Monopolista della cocaina all’ingrosso – spiega il sociologo e saggista Guido Blumir – è la ’Ndrangheta calabrese. La Camorra si occupa della vendita al dettaglio. La Calabria fa arrivare la droga dal Sudamerica e ne gestisce il traffico in Italia e in nord Europa”. Per mezzo secolo la cocaina è stata la droga delle élite. Il consumo di massa esplode negli anni Ottanta, con gli yuppies, negli Stati Uniti. L’Italia ci arriva qualche anno dopo, in un clima da Milano da bere, inseguendo lo slogan americano “soldi, sesso, successo”. Rispetto al passato i prezzi sono crollati, rendendo la coca accessibile a tutti. Ecco perché: l’aumento della domanda a cui è corrisposto un aumento dell’offerta (con sequestri, in crescita, pari a 710 tonnellate confiscate nel mondo, equivalenti a 412 tonnellate di cocaina pura); la spinta dei trafficanti a prediligere il mercato europeo, concentrandovi maggiori quantità di droga che fanno scendere la quotazione. E ancora il consumo crescente, che assieme alla forza della valuta europea rispetto al dollaro “ha costituito un importante fattore di attrazione” spiega l’Oedt. L’ultima “Relazione annuale sullo stato della tossicodipendenza in Italia” presentata in Parlamento a giugno, parla di un milione di consumatori tra i 14 e gli 80 anni. Secondo altre stime potrebbero essere almeno il
doppio: “I giovani di solito ammettono di prendere la coca, gli adulti no. Quindi è ragionevole pensare che in Italia i consumatori siano addirittura due milioni”.
Due le motivazioni principali che spingono la gente a sniffare: innanzitutto il divertimento. “C’è una vera filosofia del weekend, del ristorante alla moda, della barca, delle donne, del privé in discoteca”, continua Blumir. Poi c’è un altro aspetto, quello dell’efficienza: la “bamba” elimina il sonno, la fatica, l’appetito. Per questo si diffonde anche tra gli operai o i professionisti in carriera che devono reggere gli straordinari. Nella classifica dell’Osservatorio europeo delle droghe, l’Italia è seguita a distanza ravvicinata da Danimarca, Spagna , Irlanda e Regno Unito. Sono 12 milioni le persone che nell’Unione europea consumano o hanno consumato la cocaina. Ogni anno la droga provoca fino a 8 mila morti: ogni ora, in media, qualcuno muore di overdose. Dal 1973 a oggi in Italia ce ne sono state oltre 22 mila. Oltre sette milioni e mezzo di giovani nel Vecchio continente l’hanno provata almeno una volta, anche se la percentuale europea è scesa del 13 per cento. Aumenta invece dell’11 per cento, tra i ragazzi, l’uso di cannabis. Bassi invece i consumi di coca negli Stati in cui dominano le anfetamine. Spiega Blumir: “Dal 2002 ci sono state diverse campagne governative per dimostrare che le droghe, senza distinzioni, sono dannose. Purtroppo però ha coinciso con la campagna di marketing fatta dalla
’Ndrangheta che mandava i pusher in strada a spiegare ai ragazzi che fumare marijuana o tirare coca è la stessa cosa”. La cocaina è particolarmente pericolosa anche perché non ha effetti collaterali evidenti: non ci sono mal di testa del giorno dopo e si può sniffare per mesi, diventando dipendenti, senza notare (e mostrare) sintomi particolari.
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