del 3 novembre 2009
di Giuseppe Caruso
(Giornalista)
IL SÌ ALLE MOSCHEE E IL NO ALLA MALA-POLITICA: A MILANO I DON FANNO SBRAITARE LA DESTRA
A Milano c’è un prete che “rema contro”. Che non accetta di sentir parlare di rom come di sub-umani, che è favorevole alla costruzione di nuove moscheeeedacuinonpiace“l’eutanasia della Repubblica, con atti illeciti, conflitti di interessi ed uno Stato a gestione personale” in atto in Italia in questo momento. Si chiama Gianfranco Bottoni ed è diventato l’avversario più detestato dal centro-destra meneghino e lombardo, che in lui vede il perfetto nemico cattocumunista.
Monsignor Bottoni - responsabile per la curia cittadina dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso - che domenica scorsa durante la manifestazione in ricordo dei Martiti della Resistenza ha parlato anche di “morte della democrazia” e di un forte pericolo di “totale deriva delle Istituzioni”, è stato per questo oggetto di attacchi da parte di diversi esponenti della maggioranza che governa in città.
Il vicesindaco Riccardo De Corato (ex missino, oggi filoberlusconiano del Pdl), una carriera costruita sull’emergenza sicurezza (peraltro mai risolta), ne ha contestato “certi toni apocalittici, che fanno trasparire toni da ultrà poco adatti ad un uomo di chiesa”. Matteo Salvini della Lega - l’uomo che voleva i posti a sedere solo per i milanesi sui mezzi pubblici, per anni capogruppo in consiglio comunale ed oggi europarlamentare - lo ha definito un “Michele Santoro con la tonaca”. Ed ai due si sono uniti tanti altri.
Un bombardamento che però a Milano non si può certo definire una novità: gli scontri tra Chiesa e centro-destra sono ormai una costante. Lo stesso monsignor Bottoni era stato protagonista di alcune polemiche, quando aveva bollato come “fascista” la volontà di sgomberare la moschea di viale Jenner, o quando si era dichiarato “assolutamente favorevole” alla costruzione di una nuova grande moschea cittadina in vista dell’Expo 2015, progetto avversato con tutte le forze da Lega e buona parte del Pdl, vicesindaco De Corato in testa. Anche in quei casi Bottoni era stato attaccato a più riprese. La stessa sorte è toccata a don Gino Rigoldi, fulcro del volontariato milanese diretto ai bambini ed ai giovani in difficoltà. “Mi hanno chiamato spesso cattocomunista o cappellano rosso” spiega don Gino “ma è inutile rispondere, lo fanno per isolarti. Capisco bene lo sfogo di monsignor Bottoni, ma penso che l’unica cosa da fare sia continuare nella propria opera, senza polemizzare con chi non aspetta altro”. Lo stesso principio utilizzato da Dionigi Tettamanzi, il cardinale di Milano finito spesso sotto il fuoco incrociato dei cecchini verbali del centro-destra per le sue aperture verso il mondo islamico. Anche lui non bada agli attacchi e continua a fare (e dire) quello che sente giusto.
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