del 29 novembre 2009
La famiglia di Damiano Damiani, che fu tra gli autori e regista de 'La piovrà e oggi ha 87 anni, ha scritto una lettera aperta al Presidente del Consiglio in cui afferma: «Siamo certi di non fare 'brutta figurà se mostriamo di essere un Paese che riesce a raccontare i propri problemi e le proprie difficoltà, mentre siamo certi di fare 'brutta figurà in caso contrario».
Nella lettera si ricordano «I 15 milioni di spettatori che seguirono la prima serie de 'La Piovrà e determinarono un successo grandissimo e inaspettato, facendo capire quanto il pubblico fosse ben disposto anche verso la denuncia sociale, se ben fatta. Erano da poco morti assassinati Gaetano Costa, Cesare Terranova, Emanuele Basile, Pio La Torre, Pier Santi Mattarella, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici e tanti altri, senza che un solo colpevole fosse stato arrestato e l'opinione pubblica ancora aspettava giustizia. La Piovrà è del 1984 ed è figlia del cinema di denuncia degli anni settanta, di cui nostro padre è a pieno titolo un esponente con Rosi, Petri, Montaldo, Lizzani ed altri».
Tra l'altro la famiglia Damiani si chiede: «Come sarebbe stata la nostra cinematografia senza 'Mani sulla citta» di Rosi o 'Il giorno della civettà di Damiani? O 'Sacco e Vanzettì di Montaldo e 'Il Caso Matteì di Rosi?. Noi crediamo di dover molto a quel cinema. Crediamo sia stato uno dei momenti di grande democrazia del nostro Paese e quindi ci piacerebbe che chi ci governa lo rispettasse«.
Forse, il commissario Cattani inventato da nostro padre, nella 'fiction' sarebbe felice se i politici, di qualsiasi livello ed area politica, sospettati di collusione con la mafia, di crimini, di voto di scambio o di rapporti con la malavita si impegnassero nella difficile arte delle dimissioni«, dice ancora la famiglia di Damiano Damiani, per concludere: »Ma 'La Piovrà era un film e Cattani un personaggio di fantasia. Nella realtà, a tanti anni di distanza, sappiamo come il nostro Paese potrebbe fare altre 'belle figurè: onorando le aspettative del commissario e non vergognandosi di lui, nè tantomeno 'strozzandò chi lo ha fatto vivere«.
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