del 22 novembre 2009
di Furio Colombo
(Senatore PD)
Dovremo ricordare questa data, 21 Novembre 2009. Dovremo ricordare una parola pronunciata inaspettatamente quel giorno da qualcuno che rappresenta lo Stato. Per la prima volta quella parola, detta in modo netto e senza equivoci da una voce autorevole ha descritto un grave male italiano, la xenofobia che diventa razzismo.
Per capire diamo un’occhiata al paesaggio, che è brutto, che è Italia ai nostri giorni.
Stiamo parlando della Lega nord dove il razzismo tipo 1939 è truccato da bonomia paesana e vuole apparire come una comitiva di compagnoni legati da amore alla tradizione, alle famiglie, al buon senso, con quel tanto di intransigenza tra il bene e il male che un buon padre di famiglia deve pur avere.
Basterà guardarsi intorno nel breve presente in cui vengono scritte queste righe, intorno alla parola che, per la prima volta, ha rotto il silenzio in parte timoroso, in parte ipocrita. In parte politicamente sbagliato che finora ha fatto da scudo alla Lega.
30 ottobre. La Corte di Cassazione, in via definitiva, condanna il sindaco Tosi di Verona (Lega nord) che spesso compare in televisione come difensore della legalità, al divieto di comizi e discorsi per tre anni (oltre a due mesi di detenzione) per “propaganda di idee fondate sulla discriminazione e l’odio razziale”. Condannati con lui il deputato leghista Matteo Bragantini e l’assessore comunale Enrico Corsi. 2 novembre. Nel campo di identificazione e di espulsione di Gradisca si aggravano le condizioni dell’immigrante marocchino Elham. Ha casa, lavoro, famiglia e figli nati in Italia ma sta per essere espulso dalla macchina burocratica del ministro dell’Interno Maroni in un luogo – il Marocco – dove nonc’ènienteperlui,separandolo da tutto ciò che è la sua vita, perché classificato “clandestino”. E’ una colpa inespiabile in Italia. Elham fa lo sciopero della fame da cinquanta giorni. Niente giudici, niente avvocati, niente visite, niente risposte.
5 novembre. Si sparge in Italia, e soprattutto fra i musicisti italiani, la notizia dell’arresto di Talla, giovane artista senegalese residente a Iglesias, sostenuto dal sindaco e da tutta la città. E’ parte di un celebre gruppo musicale raggae, molto noto e molto amato per la sua musica non solo nella città che lo ha adottato. Era andato in questura per ritirare un documento ed è stato immediatamente arrestato per una multa (regolarmente pagata) di nove anni fa quando giovanissimo , aveva venduto per vivere dei cd contraffatti. L’ingegnosa e incostituzionale legge Maroni fa scattare qualunque “precedente giudiziario” nella retrocessione alla clandestinità. Talla è adesso in un lager lontano da dove non può più rispondere al telefonino e da dove sarà estradato a Dakar.
16 novembre. Dopo la presentazione della proposta di legge dei deputati Sarubbi (Pd) e Granata (Pdl-An) che prevede la cittadinanza agli immigrati dopo cinque anni di vita e lavoro in Italia, dopo la proposta di legge Veltroni (Pd), Perina (Pdl-An), che attribuisce il diritto di voto agli immigrati dopo 5 anni di residenza in italia, Bossi risponde con una frase che definisce il personaggio assai meglio dell’amichevole nomignolo di “Senatur”: “Gli immigrati vanno cacciati subito. Tutti”. Risponde la deputata Flavia Perina, che è anche direttore del Secolo d’Italia, ex giornale di An e dice: “La xenofobia non è nell’interesse nazionale”.
18 novembre: “A Coccaglio (Brescia) la caccia ai clandestini si fa in nome del Natale. L’amministrazione di destra (tre assessori leghisti, tre Pdl) ha lanciato nel comune bresciano l’operazione “White Christmas” dal titolo della canzone di Bing Crosby. Il Natale servirà per “ripulire” la cittadina dagli immigrati.
I vigili vanno casa per casa a suonare il campanello di circa quattrocento immigrati. “Quelli che hanno il permesso di soggiorno scaduto e non dimostrano di avere avviato le pratiche vengono cancellati d’ufficio dal registro dei residenti” dice il sindaco Franco Claretti.
“Il ministro Maroni, ci ha dato dei consigli per evitare il ricorso ai giudici degli immigrati da espellere”. (Repubblica, 18 novembre 2009). 20 settembre. L’Ambrogino d’oro, un premio prestigioso nella vita milanese che un tempo veniva assegnato a chi aveva onorato la città di Milano,quest’annopervolontàdella Lega è stato assegnato al Corpo speciale dei vigili urbani che fino a un mese fa rinchiudeva i presunti clandestini scovati sui tram (evidentemente in base al colore della pelle) sui “bus della vergogna” con inferriate ai finestrini, esposti alla folla (per la verità stupita e a volte indignata) fino all’identificazione. L’ordine dell’iniziativa tipo 1943 si deve all’ubbidiente sindaco di Milano Letizia Moratti che ha bisogno del sostegno della Lega per la sua Expo. Il sindaco paga questo sostegno con la gogna degli immigrati. E così è della Moratti l’ordine di assegnare il premio più importante di Milano agli esecutori di un’operazione vergognosa che ha portato a una severa condanna del cardinale Tettamanzi e di molta parte della città. A questo punto entra in scena il presidente della Camera Gianfranco Fini. Dice “so che cosa pensa molta gente di questi comportamenti contro gli immigrati. E allora mi prendo io la responsabilità di dire la parola: stronzi. Sono stronzi. Ecco, l’ho detto a nome vostro e ne sono convinto”.
Molti di noi, da una parte e dall’altra della politica, sentivano dire sempre che “la Lega è radicata nel territorio” e che bisogna prendere esempio. Non si può prendere esempio. La Lega è radicata nel territorio della paura. La coltiva e la ingrandisce ogni giorno. La paura produce vittime, produce nemici, produce conflitto. Racconta lo scrittore serbo-croato Predrag Matvejevic che l’orrore della ex Jugoslavia è cominciato così.
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