del 17 dicembre 2009
di Susanna Turco
(Giornalista)
«A breve vedrò Berlusconi. Parleremo, chiariremo. State con me? Vi considerate parte di quel trenta per cento del Pdl che è l’ex An, o preferite passare a stare col settanta per cento di ex forzisti?». Così, forte di un mezzo dialogo recuperato via extrapolitica con il Cavaliere convalescente, stanco del filoberlusconismo vistosamente serpeggiante tra gli ex colonnelli e consapevole della necessità di recuperare peso in vista della trattativa o quantomeno di fare chiarezza, ieri Gianfranco Fini - prima di ribadire che sul fronte del clima politico «le parole di Napolitano sono una stella polare» - ha fatto quel che i suoi consiglieri più fidati gli suggerivano da tempo. Una cosa semplicissima, a dire la verità. Ha messo momentaneamente da parte i propositi pur circolanti di costruire un gruppo a parte di finiani (dentro il Pdl come “Pdl futuro” o addirittura fuori, stile Mpa di Lombardo). E ha resuscitato, solo per un momento s’intende, il gruppo dirigente di Alleanza Nazionale. La Russa, Gasparri e Bocchino, Urso e Matteoli, Alemanno, Augello e La Morte. Li ha invitati a pranzo, e ha ricordato a tutti chi fosse il loro leader di riferimento. Chi garantisse per loro nel Pdl. A chi dovessero, in definitiva, compattamente rispondere: altrimenti, ognuno per la propria strada.
RICOMPATTARE PER TRATTARE
Una mossa semplice, ma inedita. Nonostante Ignazio La Russa, uscendo, abbia tenuto a sottolineare come non ci fosse «niente di strano» nel fatto che gli ex aennini si riunissero prima di Natale, di strano c’era in realtà quasi tutto. Era da prima dello scioglimento del partito, infatti, che Fini non faceva una riunione al gran completo di tal fatta. Una mossa, quindi, tardiva, al limite. Ma vincente, almeno a parole e almeno nell’immediato. Almeno per dare a Fini più forza nella trattativa con Berlusconi. Infatti, una volta riuniti a pranzo, tra l’ex leader e i suoi ex colonnelli si è ristabilito il clima di un tempo: lui che parla, loro che volenti o nolenti annuiscono. Fini ha dunque voluto «fare il punto » sui «tanti problemi» interni al Pdl, dai rapporti con la Lega alla necessità di evitare un partito monarchico: e ha chiesto soprattutto di affrontare le varie questioni «in modo unitario» come ex An, perché «se marciamo divisi può guadagnarci il singolo», ma si perde l’opportunità di «tenere insieme un mondo», all’interno del Pdl. Bene, gli hanno risposto tutti: purché si distingua fra i temi che possiamo condividere e quelli di tipo neofiniano, come immigrazione e biotestamento, nei quali «non ci riconosciamo ». «È ragionevole», ha convenuto Fini.
FINIANI COME I COCCODRILLI
L’aut aut, deciso ma costruttivo, ha scosso non poco gli ex colonnelli, che infatti sono usciti alla spicciolata dopo quasi due ore di colloquio con la faccia variamente stravolta e la stessa confezione bordeaux contentente una cravatta, regalo di Bocchino. Del resto, solo poche ore prima, la tensione era tale che La Russa era arrivato a offrire a Fini, sia pur provocatoriamente, le proprie dimissioni da coordinatore del Pdl. Quanto poi il richiamoalla compattezza sarà efficace, restada capire. Pare a molti unaconcordia di parole, più che di fatti.Nemmeno Fini, del resto, si fa illusioni: «Sarà il tempo a rispondere. Io non sono pessimista, né ottimista. Sono realista ». Una conseguenza immediata, però, arriva: finiscono nel capitolo «leggende metropolitane,come i coccodrilli nelle fogne diRoma» le ipotesi di scissioni o di gruppi di finiani più o meno indipendenti dal Pdl. Ipotesi che nei giorni scorsi erano circolate eccome. E che, numeri alla mano, qualche fastidio potrebbeo anchedarlo. Ma che Fini si tiene nel cassetto, come fosse un’ultima ratio. Per adesso, a chi glielo chiede, sorride: «Leggende metropolitane, sì, certo: proprio come ha detto La Russa».
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