del 22 dicembre 2009
di Bruno Tinti
(Ex Procuratore della Repubblica Aggiunto di Torino)
Sono così confuso. Leggo frasi che mi aprono il cuore: “Se il Parlamento fosse invaso da leggi ad personam sarebbe obiettivamente difficile discutere. Questa è un’assunzione di responsabilità che governo e maggioranza devono prendersi, sapendo che noi siamo contro le leggi fatte per una persona sola”. (Bersani, Corriere della Sera, 21/12). E: “Il paese ha bisogno di riforme in tanti campi. La maggioranza non è in grado di farle e l’opposizione ha il dovere di mettersi in gioco. Non siamo disponibili a fare leggine a favore di Berlusconi ma siamo pronti a lanciare la sfida del dialogo e delle riforme. Questa è la politica di cui ha bisogno il paese”. (D’Alema, Repubblica, 21/12).
Chi potrebbe non essere d’accordo? La salute pubblica, il bene supremo che vede tutti concordi, senza preclusioni e senza egoismi. Nacque così la nostra Costituzione.
Poi Vietti (il suo partito è all’opposizione, non è vero?) propone la versione definitiva del legittimo impedimento, un lodo Alfano mascherato, una nuova impunità per Berlusconi chiaramente incostituzionale; e dice che si tratta dell’uovo di colombo e che gli serve solo per dare al Parlamento il tempo di fabbricare un nuovo lodo Alfa-no costituzionalizzato; che evidentemente (questo è il messaggio) si propone di condividere e di votare. E D’Alema (anche il suo partito è all’opposizione, non è vero?) dice che “ciò che viene chiamato inciucio a volte invece è un compromesso che può essere utile per il paese”. E si riferisce ai processi di Berlusconi e alla sua pretesa di impunità; e si dichiara d’accordo. E ancora prima Letta e Bersani (anche loro all’opposizione, non è così?) dicono che è diritto di Berlusconi difendersi dai processi. E io non so più cosa pensare. Non ho motivi di sospetto sulla vita privata degli uomini politici che ho citato; non so di loro malefatte, di condanne, di processi; penso siano uomini dabbene. E mi chiedo angosciato: perché lo fanno? Non è che non mi aspetti la risposta: per il bene del paese ovviamente. Siamo in stallo: la maggioranza è avvitata nella difesa di Berlusconi DAI suoi processi; non riesce a pensare e a fare nient’altro; e il paese soffre, ha bisogno di tante cose e nessuno vi pone mano. Dobbiamo uscirne.
Si va bene; ma come? Perché anche Bersani, D’Alema, Vietti non possono non capire che un compromesso si fa con i propri pari, con gente pura di cuore, che ha obiettivi comuni anche se idee diverse su come raggiungerli. E che in realtà ogni accordo sugli obiettivi fa venir meno ogni compromesso; perché non si ha compromesso quando vi è confronto, condivisione, collaborazione e ognuno porta il suo mattone e tutti insieme costruiscono lo stesso muro. Ma che collaborazione può mai esservi con Berlusconi? Come possono queste persone dimenticare i reati che Berlusconi ha commesso e per i quali è stato assolto per compiuta prescrizione, dunque giudicato colpevole? Come possono dimenticare il processo Mills e l’implicita indiscutibile responsabilità penale di Berlusconi accertata con la sentenza di condanna dell’avvocato inglese? Come possono dimenticare le tante leggi ad personam che hanno sconvolto l’assetto istituzionale della giustizia italiana e ne hanno aggravato gli scompensi endemici fino a provocarne l’attuale paralisi? Come possono non rendersi conto che la loro disponibilità al dialogo e alla collaborazione nasce da una pistola puntata alla testa dell’intera collettività: salvate me o vi distruggo ciò che resta del processo penale con il “processo breve”, con il “legittimo impedimento”, con l’abolizione delle intercettazioni, con la sottrazione al pubblico ministero della polizia giudiziaria?
Ecco io vorrei che questi uomini politici, ai quali in definitiva si rivolgono le speranze della parte migliore dei paese, quella che crede nei principi di solidarietà, di legalità, di moralità pubblica e privata tante volte enunciati dai loro partiti, si chiedessero se questo compromesso che oggi propongono agli elettori sembrerebbe loro ugualmente praticabile se l’interlocutore istituzionale (perché eletto dal popolo, certo) fosse tuttavia qualcuno assolto per prescrizione da reati di omicidio, rapina, traffico di droga, sequestro di persona. Vorrei che mi spiegassero, che ci spiegassero, quale differenza sono in grado di scorgere tra chi ha commesso uno o più di questi reati e chi ha commesso corruzione, frode fiscale, falso in bilancio. Vorrei che mi spiegassero, che ci spiegassero, perché si rifiuterebbero (ne sono convinto) di collaborare con un rapinatore o un trafficante di droga e invece ritengono normale collaborare con Berlusconi.
Ma c’è dell’altro. Perché a tutti si deve una seconda opportunità. E Jean Valjean (I Miserabili, Victor Hugo) era un ladro e rubò l’argenteria al vescovo di Digne, Myriel, che lo aveva accolto e sfamato; ma poi si pentì e divenne un uomo buono. Così chiunque può riscattare il suo passato. Ma questi uomini politici che oggi si dichiarano di-sposti al compromesso con Berlusconi non possono, non debbono dirmi che si sono convinti della sua buona fede, del suo sincero desiderio di rinnegare il suo passato e di collaborare per il bene del paese. Non debbono davvero: perché possiamo ancora stimarli come uomini, disapprovando le loro strategie politiche; ma non potremmo più farlo se ci mentissero in maniera così arrogante.
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