mercoledì 23 dicembre 2009

IL PD ALLA PROVA DELL’INCIUCIO: FAVOREVOLI, CONTRARI, INCERTI

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 23 dicembre 2009

di Wanda Marra
(Giornalista)


Intorno all’inciucio, evocato e resuscitato da Massimo D’Alema, il Pd si spacca. Favorevoli, contrari, così e così, con qualche distinguo. Il tema del “compromesso” possibile è di quelli che scottano. E per di più, s’incrociaconleriorganizzazionie i riposizionamenti interni al partito di Bersani. A dettare l’agenda è ancora una volta lui, il lider Maximo, in questo momento in piena attività (si candida alla guida del Copasir, corre in Puglia per spingere il suo candidato). E in una settimana passa dall’evocare il male minore (“meglio una leggina ad personam per limitare il danno all’ordinamento e alla sicurezza dei cittadini”), a tessere l’elogio dell’inciucio (“a volte ciò che vienechiamatoinciucioèuncompromesso che può essere utile al paese”) per finire a parlare della necessità delle riforme (alcune “farebbero bene al paese”). Ma tutto gira intorno al dialogo col Pdl.

Nelpartito,lecontrapposizionisono anche molto aspre. La parola inciucio non la ri-utilizza esplicitamente nessuno. E però, in molti si schierano con “baffino”. “Non sono le vicende giudiziarie che possono delegittimare o meno la possibilità di Berlusconi di governare – dichiara a caldo il fedelissimo Latorre – Ciò significa che non sarà la guerra alle leggi ad personam il tratto qualificante della nuova opposizione responsabile”. Su un no senza se, senza ma (e per una volta senza ma anche) Franceschini (“Nessun inciucio fa bene”) e Veltroni (“se ne vedono di tutti i colori”, a proposito dell’uscita di Latorre).

Tocca a Bersani dettare la linea della maggioranza: sì alle riforme in Parlamento. Ma no a qualsiasi legge ‘ad personam’. Insomma, non ci sarebbe nessun male minore che tenga, D’Alema o no. Sulla stessa linea la Bindi: “Sì al dialogo con la maggioranza ma nessuno ci chieda scambi perché non saremo mai disponibili, ovvero: non voteremo mai leggi ‘ad personam’”. Ieri , tre interviste di “peso” sui principali quotidiani ripropongono i confini dell’inciucio. Dice Enrico Letta al Corriere della Sera (il vicesegretario per primo si era attirato addosso una bufera dicendo che il premier si deve difendere “nel processo e dal processo”): “Un semestre di tempo per fare le riforme, ma niente scambi sul piano dell’impunità”. Perché, “questa è la linea che ha vinto il congresso”. Sul tema interviene anche Prodi dalle colonne di Repubblica, per appoggiare il segretario: “Bravo Bersani a mettere ben in chiaro che le riforme si fanno in Parlamento.Nessuno può far pensare a spiragli rispetto alle leggi ad personam”. Decisamente più “inciucista” Franco Marini su La Stampa, che con l’occasione prende le distanze da Franceschini e si riavvicina a D’Alema (“il riferimento all’inciucio è una provocazione”): “Non mi piacciono le leggi ad personam ma un intervento di sistema potrebbe essere la costituzionalizzazione del lodo Alfano nel rispetto della sentenza della Consulta”.

Su questa linea gli ex popolari. Castagnetti (sulla Nazione): “Il Pd sia realista e tratti col Pdl”, perché “il legittimo impedimento è il male minore”. E Merlo (sulla Discussione): “Le riforme non possono più subire rinvii e tentennamenti”. Mentre il veltroniano Tonini (al Mattino) cerca di tenere insieme: “Sì alle riforme in Parlamento, ma Bersani sia più chiaro sugli obiettivi del partito”. Gli ex magistrati, intanto, invitano a tenere la barra diritta e a guardare i contenuti. Molta concretezza, e niente pasticci. Tenaglia: “Sono molto scettico sulla capacità del centrodestra di liberarsi del conflitto di interessi giudiziario del premier e quindi di fare una riforma che serva veramente al paese e ai cittadini”. E Casson: “Il compromesso fa parte della politica, ma dobbiamo vedere il merito dei provvedimenti”. Il responsabile Giustizia Orlando va subito al sodo: “Nessun piano di scambio in atto. No alle leggi ad personam, sì alle riforme condivise. Ma nessun male minore”.

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