del 2 dicembre 2009
di Luca Telese
(Giornalista)
Chi conosce l’abituale pacatezza di Giorgio Tonini, senatore veltro-cattolico (numero due del Pd ai tempi in cui il leader era l’ex sindaco di Roma) resterà stupito per questa intervista. Senza alzare di un filo il suo abituale tono di voce, infatti, Tonini esprime grande preoccupazione per una svolta nel Pd sui temi della giustizia “nessun organismo dirigente ha discusso, né votato”. Dopo l’intervista di Enrico Letta al Corriere della Sera, il senatore più vicino a Veltroni spiega: “Non si può accettare il principio che l’opposizione debba risolvere i problemi e i processi di Berlusconi”: E poi, a riprova che non si tratta di un segnale isolato aggiunge: “Quello che accade in Puglia sulla candidatura di Vendola non va bene. Noi siamo nati come il partito delle primarie, ce lo abbiamo scritto nello statuto, non possiamo rinunciare a questa scelta per nessun calcolo politicistico”. E’ un segnale forte, un doppio affondo: dopo il congresso, i primi passi di Bersani provocano dei dissensi.
Senatore Tonini, cosa succede nel Pd sulla giustizia?
Mi piacerebbe saperlo. Certo, il tema è tornato al centro del dibattito. Non per colpa nostra, ma per via dei procedimenti su Berlusconi.
Qualcuno – anche a sinistra – dice che è in atto un conflitto istituzionale.
La tesi non mi convince. Fra l’altro tutto è iniziato con un pronunciamento istituzionale sul lodo Alfano, il processo Mills, e solo poi con i pentiti di mafia.
Cosa deve fare il Pd?
Rompere l’incantesimo per cui da 15 anni si parla di giustizia, ma il servizio giustizia erogato ai cittadini peggiora.
C’è un problema fra i magistrati e il premier?
No. Vorrei ricordare a Berlusconi che il centrodestra ha vinto in Abruzzo dopo un’inchiesta su Del Turco. E che lo stesso Del Turco, dopo un anno e mezzo di inchiesta, aspetta ancora il dibattimento: in questo caso il problema sono i tempi. E’ difficile parlare di toghe rosse!
Il Cavaliere dice che ce l’hanno solo con lui.
“Il governo Prodi, di fatto, è caduto per la crisi innescata dall’avviso di granzai a Sandra Mastella. Non non abbiamo gridato al golpe. Ma dov’è allora questa giustizia a senso unico?
Ma il centrodestra dice: ridurre i tempi dei processi.
E’ curioso. Finora ha lavorato per aumentare cavilli ed eccezioni, per dilazionare i processi di Berlusconi. Poi per cancellare i procedimenti con le prescrizioni...
Letta dice: Berlusconi ha diritto a difendersi “dal” processo.
Questo lo trovo inaccettabile. Il processo non è un complotto “contro” qualcuno.
Il ragionamento è: se si risolvono i problemi giudiziari del premier è meglio anche per l’opposizione.
“Mi spiace ma non può essere una via. Ha presente san Tommaso? Non si può fare un male per ottenere un bene. E poi...”.
Cosa?
Per salvare Berlusconi non si può devastare la giustizia.
Si parla di riforme condivise.
Si può ragionare di diverse garanzie in un pacchetto complessivo di riforme, che ora non vedo. Ma una norma salva-premier è inaccettabile.
Il Pd sta cambiando linea?
Noi non ne abbiamo discusso. Sarebbe auspicabile, di fronte a un cambiamento, assumersene almeno la responsabilità. Se si vuole questo serve una discussione trasparente in segreteria e in direzione.
Letta l’ha già prefigurato?
“Se è così non sono d’accordo. Non è la strada. E non condivido neanche un’altra affermazione di Enrico.
Quale?
Quella secondo cui in passato si è pensato a una soluzione giudiziaria del problema Berlusconi. Di che parla Letta? Noi non l’abbiamo mai pensato. E poi...
Di cosa è preoccupato?
Ho visto un’intervista di Vendola che mi ha colpito: si appellava alle primarie.
Vogliono farlo ritirare...
Questo è incredibile. L’idea che qualcuno nel nostro partito, che è nato per le primarie, gli neghi il diritto di sottoporsi alle elezioni e addirittura dica: togliamo Vendola di mezzo...
Dicono che è il prezzo per l’alleanza con l’Udc.
Se fosse così sarebbe un prezzo troppo alto. Anche perché, l’altra volta, Vendola vinse le primarie contro le segreterie. E poi vinse anche le elezioni. Stiano attenti a non fare calcoli sbagliati.
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