del 15 dicembre 2009
di Luca Telese
(Giornalista)
Pier Luigi Bersani va a fare visita di prima mattina a Silvio Berlusconi. E condanna il suo aggressore senza appello: “Non c’è nessun dubbio sulla posizione del Pd e di ciascun suo componente: una posizione di condanna di questi gesti, senza se e senza ma”. Anche Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, aveva usato le stesse parole: “Nel momento dell’aggressione la solidarietà deve essere senza se e senza ma”. Il leader di Sinistra e libertà, Nichi Vendola aveva fatto ricorso a giudizi altrettanto netti: “Quello che è accaduto offende e turba tutti. Il volto di ogni persona macchiato di sangue, sia un’icona della nostra sconfitta, che umili tutti noi”. E lo stesso registro lo aveva scelto Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione: “Io sono un nonviolento: condanno l’aggressione senza nessun appello”. Insomma, un coro molto uniforme, anche tra leader di forze molto distanti fra loro.
La polemica su Di Pietro. Ma è intorno alle uniche due posizioni diverse che si accende la polemica furibonda del centrodestra contro l’opposizione. Le accuse son due: quella di aver alimentato “la campagna d’odio”, e quella di coprire le responsabilità dell’aggressore. Già domenica sera si erano accesi i riflettori sulla dichiarazione di Antonio Di Pietro (“Berlusconi un istigatore”). E poi ieri, sulla sua precisazione, che – pur ribadendo la condanna di Tartaglia – non era meno netta nel rivendicare il proprio diritto al dissenso: “Non intendo dare alcuna scusante all’aggressore. E’ un malatodi mente che deve rispondere del suo gesto criminale. Ma non intendo – aggiunge – iscrivermi al club dei buonisti di convenienza e degli ipocriti”. Conclude il leader dell’Italia dei valori: faccio parte di chi dissente totalmente dalle politiche del governo. Dissentivo ieri e oggi, anche dopo quello che è successo. Non intendo cambiare la mia posizione per un fatto grave, che condanno e deploro, e dire – conclude Di Pietro – che dobbiamo avvallare le politiche governative”.
Il caso Bindi. Ma è sulle parole di Rosy Bindi che si scatena una vera e propria offensiva mediatica. Quelle con cui la presidente del Pd aveva spiegato la sua posizione in una intervista a La Stampa di ieri: “Sia ben chiaro – aveva precisato lei – questa intervista deve aprirsi con la solidarietà a Berlusconi e con la condanna del gesto. Resta il fatto – aggiungeva la Bindi – che tra gli artefici di questo clima c’è anche Berlusconi, non può sentirsi la vittima. Questi gesti vanno sempre condannati, mai giustificati . Qualche volta però sono spiegabili”. Apriti cielo. Ad aprire le danze e il fuoco concentrico contro la Bindi è Daniele Capezzone. il portavoce del Pdl: “Le dichiarazioni di Rosy Bindi – attacca l’ex radicale – lasciano esterrefatti perché sono ancora peggiori di quelle di Di Pietro”. Poi interviene il ministro Andrea Ronchi: “E’ la prova che esiste una barbarie politica”. Si aggiunge Maurizio Lupi, vicepresidente del Pdl a Montecitorio: “Dopo Antonio Di Pietro, Rosy Bindi. Attorno all’aggressione del presidente del Consiglio cominciano a esserci troppi distinguo, troppi se e troppi ma”. E quindi un altro ministro, Ignazio La Russa: “Bisogna fermarsi sull’orlo del baratro. Dichiarazioni come quelle di Di Pietro di ieri e Rosy Bindi di oggi non mi fanno ben sperare. Trovo deprimenti i distinguo di alcuni esponenti del Pd”. Ai pronunciamenti si aggiunge anche quello del portavoce di Berlusconi,PaoloBonaiuti:“Quelle parole, sono un lascito del passato: si percepisce quel terribile concetto di superiorità morale tipico della sinistra”. E poi: “Finché la sinistra si tirerà dietro questo ciarpame non arriverà a nulla”. Ma anche alcuni democratici prendono le distanze: Emma Bonino prende le distanze: “Ho trovato fuori luogo le parole della Bindi”. Fioroni si distingue: “L’aggressione non lascia spazi per nessun tentennamento, né tantomeno per giustificazioni o altre affermazioni farneticanti”. Parla contro la sua compagna di partito o contro Di Pietro? Anche Paola Bi-netti la attacca: “La Bindi sbaglia”. E il senatore Riccardo ViIlari (quello che si era imbullonato alla poltrona) aggiunge il suo contributo: “Le sue parole sono un segno evidente dell’imbarbarimento che stiamo vivendo”.
Insomma, per tutto il giorno la presidente del Pd viene trasportata sul banco degli imputati, malgrado la sua condanna del gesto di Tartaglia. In serata è l’ospite principale di Otto e mezzo. Subito dopo passa a Porta a Porta, per la lunga diretta allestita da Bruno Vespa, in cui le accuse si ripetono. Nello studio di Lilly Gruber, la Bindi duella con la Gelmini. “Mi spiace che la Bindi continui a dire parole di giustificazionismo...”, dice la ministra. E la presidente del Pd: “Cercano di farci passare come ispiratori di questo gesto, è fuori luogo”. La Gelmini: “Lei non si corregge, e di questo mi dispiace”. La Bindi: “Lei è giovane: non sa che io ho visto morire per terrorismo una persona che amavo. Io non uso mai le parole odio, nemico...”. La Gelmini: “Cosa pensa di quel che ha detto Sonia Alfano ?”. (l’esponente Idv pur condannando la violenza non ha voluto esprimere solidarietà al Cavaliere, n.d.r.) E la presidente del Pd: “Non è quello che ho detto io. Ma lei cosa pensa di Brunetta che invitava la sinistra ad andare a morire ammazzata?”. Più tardi si replica, con Cicchitto. La Bindi non si arrende mai.
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