del 15 dicembre 2009
di Andrea Cottone
(Giornalista)
Odore nauseabondo, cumuli di rifiuti che straripano dai cassonetti e occupano interi marciapiedi per poi finire nella carreggiata. Gli automobilisti sono costretti a fare delle gincane per evitare di portarli con sé. L’immondizia assembrata, in periferia, arriva a lambire i balconi dei primi piani dei palazzi. Molti contenitori, in questi quartieri, sono già stati dati alle fiamme e aumenta la preoccupazione dei cittadini per l’emergenza sanitaria. Non parliamo di Napoli ma della situazione di Palermo che affonda nella “munnizza” nonostante gli operatori dell’Amia, la ex municipalizzata per la raccolta dei rifiuti, abbiano scioperato solo ieri. Dietro l’azienda, infatti, c’è una partita aperta al comune. Una questione economica ma anche politica.
Gli operatori dell’Amia hanno manifestato a Palermo chiedendo garanzie sul futuro dell’azienda. Nel corteo campeggiava uno scheletro vestito con la divisa dell’azienda e con un cartello appeso: “Grazie ai politici così si è ridotta. Qui riposa Amia”. Lo stato d’agitazione dei lavoratori è stato indetto dai sindacati Cisl, Uil e sigle autonome. Non ha aderito la Cgil perché non ha intenzione “di essere strumento di giochi politici”.
Perché, seppur lo sciopero è scattato solo ieri, Palermo è invasa dall’immondizia da dieci giorni. Per i lavoratori il problema è dovuto alla scarsità dei mezzi per la raccolta dei rifiuti. In realtà si tratta degli stessi mezzi che l’azienda ha a disposizione da due anni. Così, l’idea che passa è che gli stessi lavoratori abbiano attuato una sorta di ostruzionismo: rallentare la raccolta per generare il disagio. L’obiettivo sarebbe quello di far approvare entro il 20 dicembre l’aumento di capitale, il primo passo per togliere l’azienda dai guai finanziari in cui si trova: 179 milioni di euro di “rosso”. Ragioni che hanno portato la Procura di Palermo a rinviare a giudizio gli ex vertici dell’Amia fra cui il senatore del Pdl Vincenzo Galioto e l’ex direttore generale Orazio Colimberti con le accuse di falso in bilancio e false comunicazioni sociali, si è dimesso. Il rosso nei conti ha anche fatto attivare il Tribunale fallimentare di Palermo che ha aperto un procedimento nei confronti della ex municipalizzata. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 21 gennaio che è anche l’ultima data utile per approvare il bilancio preventivo 2010.
Si fanno ormai stretti i tempi per “salvare” la ex municipalizzata. Il 30 novembre scorso è stato bocciato in consiglio comunale l’assestamento di bilancio. Decisivi i voti contrari del Pdl Sicilia, il nuovo gruppo consiliare che fa riferimento al sottosegretario alla presidenza , Gianfranco Micciché. Il piano predisposto prevedeva l’immissione nelle casse dell’Amia di 93 milioni di euro grazie al trasferimento del 49 per cento delle quote dell’Amg (l’ex municipalizzata del gas) e alla cessione di alcuni immobili patrimonio del comune. I restanti 80 milioni sarebbero crediti vantati.
E ora si deve correre, perché se entro il 19 dicembre il comune non predispone l’aumento di capitale, il cda di Amia viene sciolto, la società viene messa in liquidazione e deve essere nominato un commissario. Una prospettiva appoggiata dal centrosinistra che mira a istituire un commissario unico per tutte le ex municipalizzate del comune di Palermo. Mentre al contrario il centrodestra mira a salvare questo cda affinché porti l’azienda fuori anche dai guai giudiziari. Già stamane il presidente del consiglio comunale, il pidiellino Alberto Campagna, ha assicurato i lavoratori che “è stato avviato il percorso perché la delibera di ricapitalizzazione dell’azienda, redatta dagli uffici competenti, possa essere discussa in consiglio comunale in settimana”. Maurizio Calà, segretario provinciale di Palermo della Cgil – che non ha aderito alla manifestazione odierna – spiega perché: “Non si capisce contro chi è fatto questo sciopero. Fino a venerdì c’era il problema legato al rischio che saltassero gli stipendi e la tredicesima. Ma il prefetto ha detto che le cose non stavano così, ha parlato con Guido Bertolaso e oggi Berlusconi avrebbe firmato un’ordinanza per anticipare al 2009 alcune cifre stanziate per il 2010. Invece lo sciopero si mantiene – continua Calà – secondo noi per salvare questo consiglio d’amministrazione”. Ma la soluzione appare lontana. “Il consiglio comunale dovrà approvare una ricapitalizzazione in cui ci sono beni che non hanno ancora nessuna valutazione ufficiale. Né per quanto riguarda il 49 per cento di Amg gas né sugli immobili”. La partita è ancora aperta anche perché, quando l’azienda sarà sanata, entro il 2011 dovrà essere ceduta ai privati. Un affare che fa gola se si prende in considerazione i fondi europei che sarebbero attivati contestualmente all’avvio della raccolta differenziata e alla costruzione dei termovalorizzatori.
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