del 24 dicembre 2009
di Alessandro Ferrucci
(Giornalista)
Sì, ultimamente va di moda il concetto di inciucio. Una strizzatina d’occhio qua, una dichiarazione dall’altra parte, una smentita di un collega. E così via. Massimo D’Alema ha rinverdito il periodo post-guerra e i rapporti tra Dc e Pci, altri hanno puntato sugli anni ’70, i più “giovani” hanno scomodato la Bicamerale: a ognuno il suo. Poi ci sono le piccole-grandi vicende, le peggiori quando arrivano, così inaspettate, altrettanto violente: il caso Pollari-Pompa denunciato ieri dalle colonne de il Fatto Quotidiano, è una di queste.
Allora, nel 2007 con in carica il governo Prodi, quasi la totalità del Parlamento votò la nuova legge sul “Segreto di Stato”, la numero 124, atta ad aggiornare la precedente e datata 1977. Insomma durante una delle legislature più complicate della nostra storia, con una maggioranza costruita su difficili rapporti di forza e con il costante supporto dei senatori a vita; con una minoranza agguerrita e pronta a dare “spallate”, spesso all’aria; ecco in un clima del genere è stato possibile trovare un argomento condiviso, “e sbagliato”, spiega il senatore Felice Casson. “Vede, assieme a pochi altri colleghi, tra i quali Rosa Calipari – continua – ci rendevamo conto dell’esigenza di stringere le maglie. Dovevamo rendere ancora più complicata la possibilità di far ricorso a un tale strumento. Detto questo, trovo vergognosol’atteggiamento tenuto dal governo; un atteggiamento strumentale”. Per la cronaca, l’ex pm veneziano, è triplice interessato: come uomo delle istituzioni, come parlamentare e soggetto preso di mira dalle attività di Pio Pompa. “Su cosa abbiamo migliorato la legge? Sulla possibilità di togliere il segreto dopo un certo numero di tempo”. Tradotto: sono almeno 15 anni, estendibili a 30. Poi via libera ai “topi” da biblioteca e alla loro voglia di sapere.
Comunque, cappello e sostanza sono pressoché identici: “Sono coperti dal segreto di Stato gli atti, i documenti, le notizie, le attività e ogni altra cosa la cui diffusione sia idonea ad arrecare danno all’integrità della Repubblica, anche in relazione ad accordi internazionali, alla difesa delle istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento, all’indipendenza dello Stato rispetto agli altri Stati e alle relazioni con essi, alla preparazione e alla difesa militare dello Stato”, recita quella del 2007. Nella precedente, l’unica modifica toccava il concetto di “Repubblica” definita “Stato democratico”.
“Non credo siano stati fatti degli errori di valutazione, il problema nasce solo con chi la utilizza e come”, interviene Massimo Brutti, già vicepresidente del Comitato servizi di sicurezza. Anche lui spiato. “E comunque il segreto è stato posto per attività del tutto estranee all’interesse dello Stato, quindi in maniera illegittima. Ma è anche vero che è stato utilizzato per casi come Villa Certosa...”.
Punti di vista. Poi c’è chi la vicenda l’ha vissuta da dentro. “La prima impressione? Bè, la stessa confermata dopo averlo ascoltato: di questo non ci si può fidare neanche quando declina le generalità”. Il soggetto è Pio Pompa, chi parla è Milziade Caprili, ex senatore di Rifondazione comunista, membro del Copaco, ora Copasir, durante il governo Prodi e presente alle audizioni dei due protagonisti nostrani dell’affare Abu Omar, Pio Pompa e il generale Pollari. Per lui vige il segreto di commissione: questione di garanzia. Quindi amen sui particolari più “scottanti”, ma lo stesso vuole darci una sua impressione sull’“orecchio” lungo dell’allora Sismi: “Appena arrivato ci tenne a fare una precisazione: ‘Da giovane sono stato un militante del Pci, diffondevo l’Unità la domenica’”. Come a dire: oh, ragazzi, sono uno dei vostri. Poi basta. Per il resto dovremo attendere 15, o al massimo trent’anni.
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