del 2 dicembre 2009
di Antonio Padellaro
(Direttore de "Il Fatto Quotidiano")
È difficile che il fuorionda di Gianfranco Fini possa peggiorare i suoi già pessimi rapporti con Silvio Berlusconi. Vedremo come giornali e giornalisti padronali (“alani da riporto” li ha definiti Eugenio Scalfari) ne approfitteranno per azzannare il presidente della Camera che ha comunque il merito di non nascondere la propria crescente disistima nei confronti del premier. Sia sotto voce che ad alta voce. Parole e comportamenti che colpiscono di più se paragonati alle parole e ai comportamenti che giungono dai vertici del Pd, da quello che cioè dovrebbe essere il principale partito dell’opposizione. Il condizionale (sull’opposizione) è obbligato dopo le oblique affermazioni di Enrico Letta, prontamente vidimate dal segretario Bersani che autorizzano Berlusconi a difendersi “dai” processi e non “nei” processi. Come dire: una sorta di licenza a scappare dai giudici quando e come meglio desidera. Una svolta sconcertante nella linea del Pd, adottata da Bersani e Letta dopo un colloquio con il presidente Napolitano e senza alcuna discussione interna. A questo punto crediamo che gli elettori del Pd abbiano diritto a più di una spiegazione e a più di una risposta. Il garantismo di nuovo conio nei confronti dell’imputato Berlusconi risponde (come sostiene il Foglio) a una esplicita richiesta del Quirinale? Esso spiana la strada a un’intesa con il Pdl sulle cosiddette riforme della giustizia: il superinciucio auspicato da Sergio Romano e Piero Ostellino sul Corriere della Sera? E’ in nome di questa conversione a U ( anzi a B.) che Bersani e il nuovo gruppo dirigente non battono ciglio di fronte a un riformatore della tempra di Renato Schifani, oggi presidente del Senato e ieri avvocato di fior di mafiosi (trascorsi leciti, per carità, ma che poco si addicono alla seconda carica dello Stato)? Del tutto pleonastico a questo punto chiedere e chiedersi come mai Bersani e il nuovo gruppo dirigente del Nazareno abbiano deciso di disertare la piazza antiberlusconiana del 5 dicembre. Insomma, cari amici del Pd, il nostro titolo di oggi su Fini capo dell’opposizione è davvero così assurdo?
Scriviamo ciò senza alcun intento polemico. Sappiamo che molti dei nostri lettori votano per il Pd. E anche chi scrive non si vergogna certo di aver partecipato con passione a tutte le primarie che da Prodi a Veltroni a Bersani hanno contribuito a radicare il nuovo partito nelle speranze di tante persone. E poiché non viviamo sulle nuvole ci rendiamo anche conto delle necessità della politica. Ma oggi nel Pd accade qualcosa che ci sfugge. E che non ci piace per niente.
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