del 17 dicembre 2009
di Antonio Padellaro
(Direttore de "Il Fatto Quotidiano")
Contro Marco Travaglio è in atto un’aggressione violenta. A un cenno del capogruppo pdl alla Camera, il piduista Fabrizio Cicchitto, che nel compilare la lista nera comprendente il Fatto, Santoro e il gruppo Repubblica-Espresso, lo ha definito “terrorista mediatico”, subito si è scatenata la canea televisiva. Da “Porta a Porta”, a Canale 5, a “Omnibus” il pestaggio di Marco si è sviluppato attraverso la falsificazione e la manipolazione di sue dichiarazioni rese dopo il ferimento di Berlusconi a Milano, in totale assenza di contraddittorio o con interventi tardivi quando ormai la scientifica azione diffamatoria era irrimediabile. I diffamatori e i picchiatori a libro paga sappiano che risponderemo colpo su colpo. A difesa della persona di Marco Travaglio a cui tutti i giornalisti del Fatto ribadiscono la loro più totale e affettuosa solidarietà. A difesa del suo diritto di fare giornalismo. A difesa dell’informazione e della democrazia di questo paese, mai come oggi messa in pericolo dall’assalto dei nuovi squadristi.
Domenica sera è accaduto qualcosa di molto grave. Non soltanto per la sofferenza inflitta al presidente del Consiglio a cui auguriamo di cuore una pronta guarigione. Domenica sera è come se fosse stato lanciato un segnale, lo stesso che riecheggia nelle parole di Cicchitto, questo segnale dice: è il momento di regolare i conti con i nostri avversari. I loro avversari sono l’opposizione in Parlamento, il dissenso di massa che poche settimane fa ha sfilato per le strade di Roma sotto le bandiere viola, la libera informazione che si ostina a fare il suo mestiere malgrado tutte le intimidazioni. Domenica sera, deve essere accaduto qualcosa di molto grave in una parte (speriamo piccola) del paese se intellettuali di forti convinzioni ma espresse sempre con toni misurati hanno abrogato la Costituzione della Repubblica. Ieri mattina, si poteva infatti leggere sul Giornale della famiglia Berlusconi a firma di Marcello Veneziani la seguente frase: “D’ora in poi deve essere chiara una cosa, chiunque definisce tirannide o regime fascista il governo di Berlusconi si assume la responsabilità politica e civile di mandante morale delle aggressioni subìte da Berlusconi e di ogni altro eventuale attentato”. Ovvero: fine della libertà di parola.
Nessun commento:
Posta un commento