giovedì 3 dicembre 2009

Premio Mangano

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 3 dicembre 2009

di Marco Travaglio
(Giornalista)


In effetti, come fanno notare Il Giornale, Libero, Il Predellino e la loro succursale denominata Corriere della Sera, Fini l’ha fatta grossa. Il fuorionda col procuratore di Pescara – ci illumina Massimo Franco, pompiere-capo di via Solferino – è “un incidente che rischia di isolarlo ancor di più” perché “trasmette una sensazione sconcertante: la terza carica dello Stato incontra per la prima volta un alto magistrato, Nicola Trifuoggi, a un dibattito”. E questo, diciamolo, è già preoccupante: i magistrati bisogna fare in modo di non incontrarli mai, salvo che da imputati (nel qual caso, ok). Se poi uno ci va a sbattere contro per caso, allora li dovrebbe perlomeno insultare (che so, dicendo loro che sono ”golpisti”, anzi “matti, mentalmente disturbati, antropologicamente diversi dal resto della razza umana”), per dissipare ogni sospetto di collusione con la Giustizia e non trasmettere “sensazioni sconcertanti”. Non contento, Fini al magistrato rivolge addirittura la parola e – denuncia Franco tutto spettinato – “gli confida di considerare il suo principale alleato irrispettoso di qualunque istituzione”. Davvero bizzarra l’affermazione di Fini, tale da sorprendere anche un osservatore attento come Franco. Fa il notista politico da trent’anni e non l’aveva mai sfiorato il minimo dubbio sul sacrale rispetto per le istituzioni da parte di un tizio che ogni giorno attacca l’opposizione, la stampa libera, i rari programmi tv non suoi, il pur servizievole Quirinale, il Parlamento, tutti i magistrati penali e civili di ogni ordine e grado dai pm ai gip ai tribunali alle Corti d’appello alla Cassazione alla Consulta alla Corte dei conti al Tar al Consiglio di Stato alle Corti europee di Strasburgo e di Lussemburgo alle Nazioni Unite, con l’eccezione del giudice Sante Licheri di “Forum” e dei tre o quattro che Previti teneva a libro paga. Stupefatto per quel giudizio così originale, Franco parla di “frasi imprudenti”, anzi molto peggio perché, invece di smentirle alla maniera berlusconiana, Fini le ha poi ”autenticate”. Giusto: è estremamente imprudente dire che un premier deve rispettare le altre istituzioni, non deve confondere il consenso con l’immunità e la magistratura deve indagare su mafia e politica riscontrando scrupolosamente le parole dei pentiti per evitare errori giudiziari. La prossima volta Fini faccia come tutti gli altri: dica in pubblico il contrario di quel che dice in privato, poi all’occorrenza smentisca tutto e dia la colpa alla stampa comunista che l’ha frainteso. O dica subito che “con la mafia bisogna convivere” (Lunardi), anzi “la mafia non esiste” (Dell’Utri) e le stragi del 1992-’93 sono “roba vecchia” (B.) e chi indaga ancora “cospira contro di noi” (B.) e “Vittorio Mangano è un eroe” perché non ha parlato (Dell’Utri e B.), mentre Spatuzza e gli altri pentiti sono infami perché parlano (Riina, Dell’Utri e B.) e naturalmente “se trovo chi ha fatto la Piovra e chi scrive libri sulla mafia, lo strozzo” (B.). Ecco, queste sì sono frasi da statista: infatti il Pompiere della Sera non le ha mai giudicate “imprudenti”. Imprudente è Fini che, non contento di non avere processi per corruzione né inchieste per mafia, di non elogiare sinceri democratici come Gheddafi, Putin e Lukashenko, di non minacciare col gesto del mitra giornaliste russe, partecipa spudoratamente al Premio Borsellino anziché attendere il Premio Mangano, che sarà presto istituito dal senatore Dell’Utri sotto l’alto patrocinio di James Bondi e il basso patrocinio di Berlusconi. Ergo – come chiede il premier – deve “dare spiegazioni o dimettersi”. Perché – come osserva Bossi, lo stesso che dava del mafioso al Cavaliere – “è un fascista amico dei comunisti”. E poi – come osserva Gasparri – “certe cose non basta non dirle: non bisogna neppure pensarle”. Lui infatti, per non sbagliare, sono anni che non pensa.

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