mercoledì 30 dicembre 2009

Se l’Idv non sarà un partito

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 30 dicembre 2009

di Caterina Perniconi
(Giornalista)


Aveva criticato l’identità dell’Italia dei valori e la qualità della sua classe dirigente dalle pagine di MicroMega, ieri è tornato a provocare Antonio Di Pietro e il suo partito dalle colonne de Il Fatto quotidiano. Paolo Flores d’Arcais ha chiesto al leader Idv di arrivare ad un Big Bang del partito, un nuovo inizio insieme ai movimenti, i sindacati e la società civile “per una nuova larghissima opposizione”.

La riflessione parte dalla debolezza di un Pd ripiegato su sé stesso e la mancanza di un “Partito della Costituzione”.

Per Luigi de Magistris, europarlamentare Idv, il percorso consigliato da Flores d’Arcais è già stato intrapreso: “Il nostro obiettivo principale – spiega de Magistris – è proprio quello dell’attuazione della Costituzione”. E se gli si fa notare che è stato proprio Di Pietro ad attaccare più volte il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, l’ex magistrato risponde convinto che le due cose possano stare insieme: “Noi – dice de Magistris – difendiamo la presidenza della Repubblica senza se e senza ma. Poi però le istituzioni sono rappresentate da donne e da uomini che in quanto tali possono essere criticati. E quando noi l’abbiamo fatto è stato proprio per chiedere con forza di esercitare le prerogative della Costituzione”.

Dello stesso avviso anche Massimo Donadi, presidente dei deputati dell’Italia dei Valori: “Nonostante le mie riserve – spiega Donadi – rispetto alle parole di Antonio Di Pietro su Napolitano, difendo e ribadisco il diritto di critica all’operato di un capo di Stato. L’Idv ha sempre difeso l’architettura istituzionale, separandola nettamente dalla critica politica”.

Mentre per quanto riguarda l’apertura del partito verso i movimenti e l’inclusione della società civile, Donadi non è d’accordo con le parole di Flores d’Arcais: “Io credo che la società civile ha senso finché non è organizzata. Il 95% dei nostri candidati alle europee proviene da realtà legate alla società civile, che è un crogiuolo di idee, proposte e innovazione. Ma bisogna guardare oltre il nostro naso e capire che oggi la società civile si è riunita all’interno del popolo viola, ma tra 5 anni potrebbe essere qualcos’altro. Quindi un partito come l’Idv deve servire come punto d’incontro, come valvola che cerca, aggrega e seleziona la società civile”. A proposito di questo, Luigi de Magistris ci tiene a sottolineare che uno dei principali sostenitori della manifestazione del 5 dicembre è stato proprio il partito a cui appartiene: “Noi siamo aperti all’ingresso degli ‘italiani di valore’ su tutto il territorio. E girando l’Italia ne sto conoscendo moltissimi”. L’ex magistrato, che racconta nel suo libro di avere una stampa del “Quarto stato” – che rappresenta il popolo in movimento – appesa nel suo ufficio, pensa in grande, come lo sprona a fare l’autore dell’editoriale: “Se siamo bravi possiamo diventare il primo partito d’opposizione per difendere il paese dalla dittatura del berlusconismo”.

A questo punto, uno dei primi provvedimenti che gli iscritti si aspettano dall’Italia dei valori è la cancellazione del nome di Antonio Di Pietro dal simbolo, che non rappresenta esattamente un esempio di inclusività. “Quella del simbolo è unaquestione che per noi non ha mai avuto caratteristiche di sacralità – spiega Donadi – è nato dieci anni fa per necessità, eravamo un micropartito senza soldi che nessuno conosceva e quindi era una questione di marketing, per identificare partito e leader. Al prossimo congresso affronteremo la questione, anche se è paradossale che mentre noi discutiamo di togliere il nome del presidente ci siano altri partiti che invece lo stanno mettendo. Ma i nostri elettori sanno che possono partecipare alla vita del partito, e finché ci saranno 100 persone che contestano su 30 mila iscritti vuol dire che le cose vanno piuttosto bene”.

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