del 4 dicembre 2009
di Marco Travaglio
(Giornalista)
Il mini-stro Brunetta ha ragione: i conduttori televisivi vanno sottotitolati con i rispettivi stipendi. A pensarci prima, poteva invitare i consiglieri di maggioranza nel Cda Rai a bocciare l’incredibile contratto del pensionato Bruno Vespa, che guadagna quasi dieci volte la Gabanelli. Ma lui la lotta agli sprechi la fa così: prima li lascia passare, poi li mette nei titoli di coda. Ora però, sempre in nome della agognata trasparenza, Brunetta deve completare l’opera e sottotitolare anche gli ospiti dei talk show, a cominciare dai politici, con una sintesi di tutto ciò che i cittadini devono sapere di loro. Si potrebbe cominciare da uno a caso: Brunetta. Possibili sottotitoli: “Combatte l’assenteismo, ma al Parlamento europeo era assente una volta su due (51,79%)”; “Combatte gli sprechi, ma era consulente economico del governo Craxi che in quattro anni portò il debito pubblico dal 70 al 92% del Pil”; “E’ per la trasparenza, ma era consulente di Gianni De Michelis e, dopo che questo fu condannato per finanziamento illecito e corruzione, lo nominò consulente al ministero”; “Definisce il Csm ‘un mostro’, dice ‘sinistra di merda’, ‘basta con il culturame dei cineasti parassiti’, ‘poliziotti panzoni’, ‘giudici fannulloni’, ‘me ne frego della Cgil’, insulta persino Tremonti, poi vuole imporre per legge la gentilezza e la cortesia nella Pubblica amministrazione”; “Dice che, se non si fosse buttato in politica, avrebbe vinto il premio Nobel per l’Economia, infatti ha vinto il premio Rodolfo Valentino”; “Il suo motto è: esclusi i presenti”. Si potrebbe poi proseguire con alcuni suoi colleghi dal curriculum particolarmente avvincente. Roberto Maroni: “Condannato per resistenza a pubblico ufficiale per aver picchiato alcuni poliziotti durante una perquisizione e azzannato il polpaccio a uno di essi durante la caduta, è ministro dell’Interno per competenza anche gastronomica in materia di polizia”. Mara Carfagna: “Omissis, tanto ci siamo capiti”. Michela Vittoria Brambilla: “Imprenditrice del ramo mangimi per pesci, nota per aver mandato a picco Il Giornale della Libertà e la Tv della Libertà con un buco di 20 milioni in un solo anno, ora si dedica al Turismo, l’unica attività ancora vagamente funzionante nel paese, ovviamente prima del suo arrivo”. Maurizio Sacconi: “Fa il ministro del Welfare e della Salute, sebbene sua moglie sia direttore generale di Farmindustria, o forse proprio per questo”. Mariastella Gelmini: “Nemica acerrima delle promozioni facili, si recò a Reggio Calabria per sostenere l’esame di Stato da avvocato, essendo lei di Brescia”. Altero Matteoli: “Imputato per favoreggiamento di un prefetto, non lo è più perché il Parlamento l’ha assolto”. Stefania Prestigiacomo: “Indagata per peculato dopo aver usato la carta di credito ministeriale per lo shopping”. Claudio Scajola: “Definì Marco Biagi, appena ammazzato dalle Br, ‘rompicoglioni’ e ancora parla”. Umberto Bossi: “Pregiudicato per finanziamento illecito e istigazione a delinquere, dunque ministro delle Riforme”. Roberto Calderoli: “Amico intimo di Gianpiero Fiorani, sposato con rito celtico, dunque strenuo difensore di SantaRomana Chiesa e del crocifisso nelle scuole”. Raffaele Fitto: “Imputato in due processi a Bari per corruzione, turbativa d’asta e interesse privato, ha candidato nella sua lista Patrizia D’Addario e Barbara Montereale reduci da Palazzo Grazioli”. Angelino Alfano: “Indagato per abuso d’ufficio assieme a Fitto per aver tentato di stroncare la carriera al pm barese che ha fatto rinviare a giudizio Fitto, fa il ministro della Giustizia”. Gianni Letta: “Dalle ultime notizie risultava indagato a Lagonegro per truffa, abuso e turbativa d’asta”. Nicola Cosentino: “Solo un mandato di cattura per camorra, nient’altro”. Il premier è purtroppo esentato per motivi di spazio: i suoi precedenti penali sono però sottotitolati sui maxischermi dei migliori stadi d’Italia.
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