del 15 dicembre 2009
di Michele De Gennaro e Leo Sisti
(Giornalisti)
Un atto superficiale, vigliacco e inconsulto”. E’ arrivata in serata la notizia della lettera inviata da Massimo Tartaglia al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. L’aggressore, che oggi sarà sottoposto all’interrogatorio di convalida del fermo, dopo la richiesta avanzata ieri dal procuratore aggiunto Armando Spataro, ha espresso il suo dispiacere per l’accaduto. Durante l’interrogatorio di domenica sera, durato un’ora e mezza, Tartaglia ha motivato il suo gesto dichiarando una forte avversione nei confronti delle politiche del Pdl e del premier in particolare. Al momento dell’arresto gli uomini della Digos hanno trovato nella borsa che aveva con sé un accendino da tavolo, una bombo-letta di spray urticante e uno spuntone di plexiglass di 20 centimetri. Oggetti che Tartaglia aveva portato da casa, dalla quale è uscito in tarda mattinata senza dire ai genitori dove si stesse recando. A questi vanno aggiunti altri tre oggetti che l’uomo ha comprato in un chiosco una volta giunto in piazza Duomo: un crocefisso, una grossa pietra di quarzo e la miniatura della cattedrale che ha poi scagliato contro Berlusconi. Col passare delle ore, il profilo dell’aggressore diventa sempre più nitido. Il 42enne viveva con i genitori in una palazzina nel centro di Cesano Boscone, piccolo comune alle porte di Milano. Appassionato di elettronica, ha frequentato l’Istituto tecnico di Corsico. Nel 1986 si iscrive alla facoltà di ingegneria elettronica presso il Politecnico di Milano ma dopo un anno lascia gli studi accademici e va a lavorare nella piccola azienda di apparecchiature elettroniche del padre Alessandro. Fin da quel momento Massimo ha un sogno: fare fortuna con una sua invenzione, Elisir, uno specchio elettronico con effetti grafici sollecitati dalla voce e dai rumori d’ambiente. Un progetto che non andrà mai in porto. Da almeno dieci anni Tartaglia soffre di problemi psichici e assume regolarmente dosi di Entact, un farmaco antidepressivo. Per sei volte è stato ricoverato in day hospital nel reparto di psichiatria del Policlinico di Milano e, dal 2003, è seguito periodicamente da una psicologa, L.M, che sta preparando una relazione dettagliata sul paziente da inviare agli inquirenti e che si dice “preoccupatissima”.
Un individuo chiuso in se stesso, ma educato, con pochi amici e senza fidanzata, come dichiarano i condomini della palazzina di via Giusti in cui abitano i Tartaglia. Tra questi alcuni dicono di averlo sentito spesso gridare in casa e prendere a calci i muri dell’appartamento.
“È molto irascibile”, conferma Alberto Fortini, socio dal 2004 al 30% con padre e figlio Tartaglia di Al.Ta.Tek, piccola azienda di Corsico specializzata nell’assistenza per obliteratrici elettroniche dove Massimo curava l’amministrazione. “Si arrabbia molto facilmente – dice Fortini – è vero, alza la voce e se non la pensi come lui è meglio lasciar perdere. Però non avrei mai immaginato potesse compiere un gesto simile. Ho saputo dei suoi problemi psichici dal padre, che si è confidato con me dopo che avevo avuto un’accesa discussione con Massimo. È una persona difficile. Qualche volta l’ho sentito criticare questo governo e Berlusconi, ma comunque parlava molto raramente di politica”. E che Tartaglia non fosse un militante di alcun schieramento politico, è confermato anche dagli inquirenti. “Per esempio – prosegue Fortini – non l’ho mai visto arrivare al lavoro con un quotidiano in mano. Non è una persona particolarmente attentaall’informazione. Qui trascorreva molto tempo su internet ma più che altro per curare i suoi profili su Facebook e Myspace”. Fortini racconta anche che la scorsa estate a Massimo Tartaglia è stata sequestrata la patente di guida, per aver sommato troppe infrazioni al codice che hanno esaurito i suoi punti. Intanto Cesano Boscone è assediata daigiornalisti. Tutti in cerca di commenti sulla personalità dell’aggressore. Anche la signora al bancone del bar trattoria all’angolo della via dove vivono i Tartaglia viene interrogata a più riprese. Lo conosce di vista ma non ci ha mai parlato. Alle sue spalle, tra le bottiglie schierate su una mensola c’è una miniatura del Duomo. La prende e la soppesa tra le mani: “In effetti è un oggetto pericoloso, penso che lo toglierò da lì”.
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