del 19 gennaio 2010
di Antonella Mascali
(Giornalista)
Non c’è stata la doppietta sperata da Silvio Berlusconi. Il processo sulla compravendita dei diritti televisivi di Mediaset, ieri non ha avuto lo stesso fortunato (per lui), esito del processo sul caso Mills. Non ci sarà nessuna pausa come invece è accaduto all’altro dibattimento, fermo fino al 27 febbraio. La difesa del premier ieri però ha fatto il suo mestiere: ha tentato di guadagnare tempo in un modo o in un altro, in attesa di “leggi ad personam”.
La tattica difensiva è scattata dopo una missiva di Berlusconi, letta in aula dal presidente del Tribunale, Edoardo D’Avossa. Il premier si è giustificato per non essere presente, riferendosi in modo implicito all’aggressione subita: “Accadimenti sopravvenuti, e ben noti, mi hanno costretto a mutare molteplici programmi. Tutto ciò ha comportato notevoli cambiamenti nell’agenda, e impegni sopravvenuti non mi consentiranno di partecipare all’udienza del 18 c.m…”. Stavolta non ha opposto legittimo impedimento per aggiornare il processo ma ha fatto una puntualizzazione: “Fermo restando che è mia intenzione partecipare alle udienze… faccio altresì presente che sarebbe stato mio intendimento rendere dichiarazioni, ma che i miei difensori ritengono che ciò sarebbe erroneo e proceduralmente inaccettabile non essendosi esaurita l’assunzione delle prove richieste dal pm e già disposte dal Tribunale”.
Se avesse voluto essere al processo, come ha detto più volte, ieri il presidente del Consiglio un salto in udienza l’avrebbe potuto fare. Era infatti nella sua residenza di Arcore, a pochi km da Milano, dove ha incontrato, solo nel primo pomeriggio, il sindaco Letizia Moratti. La sua difesa, comunque, non si è lasciata scappare la possibilità di allungare i tempi, usando la sentenza della Consulta del 18 dicembre scorso, quella sul diritto di un imputato a chiedere il rito abbreviato, in pieno dibattimento, quando il capo d’imputazione è stato modificato, in base a elementi già conosciuti nella fase delle indagini. Poiché è questo il caso, ha affermato Ghedini, chiediamo i termini di sospensione per valutare l’abbreviato. Il pm Fabio De Pasquale da un lato ha contestato l’applicazione della sentenza della Consulta, perché l’imputazione è stata modificata durante il processo non in base a vecchi ma a nuovi elementi, e dall’altro, non si è opposto, anzi ha sperato che Berlusconi facesse “una riflessione produttiva sul rito abbreviato” perché – ha detto – “accelererebbe i tempi di questo gravoso processo”. Il Tribunale invece ha respinto la richiesta perché, ha sostenuto, se l’imputato avesse voluto valutare l’abbreviato, avrebbe potuto farlo già nel 2007, quando cambiò il capo d’imputazione. Insomma tempo scaduto. E pensare che i due avvocati-parlamentari, Ghedini e Longo, la settimana scorsa volevano un decreto legge che, forzando la sentenza della Consulta (relatore l’avvocato Frigo), stabilisse una pausa di 90 giorni per pensare all’abbreviato. Invece non hanno neppure ottenuto i 20-40 giorni stabiliti dal codice.
L’altro tentativo di ottenere una pausa, la difesa Berlusconi lo ha attuato prendendo spunto dalla disponibilità, comunicata al Tribunale, delle autorità monegasche, per una trasferta del processo a Montecarlo, il 22 marzo, per essere ascoltati testimoni dell’accusa. Il Tribunale ha respinto anche questa richiesta perché – ha motivato in sostanza – non si sa neppure se per quella data i testi siano disponibili e se siano ancora residenti a Monaco. Lunedì 25 gennaio è fissata l’udienza che discuterà sull’acquisizione degli atti dell’accusa, compresi i verbali degli interrogatori, dato che gli altri 12 imputati, compreso il presidente Confalonieri, non vogliono sottoporsi a un esame in aula. Berlusconi, invece, potrebbe rilasciare dichiarazioni spontanee alla fine delle audizioni dei testi dell’accusa. Lunedì prossimo è anche il giorno in cui alla Camera sarà discussa la legge che assolutizza il legittimo impedimento per il premier. Altre udienze sono fissate fino ad aprile. Ma per quel tempo il dibattimento potrebbe essere estinto, causa legge ad personam “processo breve”. Il ddl domani dovrebbe essere approvato dal Senato e poi correre alla Camera, per essere legge dello Stato entro febbraio, secondo l’ordine di Berlusconi.
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