del 12 gennaio 2010
Roma. Roberto Scarpinato, attualmente procuratore aggiunto a Palermo e tra i titolari dell'inchiesta sulla presunta trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra potrebbe diventare il prossimo procuratore generale di Caltanissetta.
La sua nomina è stata proposta a larga maggioranza dalla Commissione per gli incarichi direttivi del Csm. Scarpinato, che è stato uno dei pm del processo Andreotti ed è coordinatore della sezione sulla criminalità economica della Dda di Palermo,ha ottenuto quattro voti a favore contro i due andati al concorrente Santi Consolo, vice capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. A suo favore hanno votato i togati Roberto Carrelli Paolombi 8Unicost), Ciro Riviezzo (Movimento per la giustizia), Livio Pepino (Magistratura democratica) e la laica del Pdci Letizia Vacca. Consolo, che in passato è stato consigliere del Csm, è stato invece sostenuto dai consiglieri Cosimo Ferri (Magistratura Indipendente) e Michele Saponara (Pdl). Ora la scelta finale spetterà al plenum del Csm, dopo che si sarà pronunciato con un parere non vincolante il ministro della Gisutizia Angelino Alfano.
Scarpinato, pm che indaga trame tra mafia e politica
12 gennaio 2010
Palermo. Una carriera tutta vissuta negli uffici della procura, grande conoscitore di Cosa Nostra, tra i primi a teorizzare l'esistenza dei rapporti tra la mafia e la politica e a indagare sulla zona grigia rappresentata dalla cosiddetta borghesia mafiosa: questi alcuni dei tratti distintivi del pm di Palermo Roberto Scarpinato, proposto oggi dalla commissione per gli incarichi direttivi del Csm per la poltrona di Procuratore di Generale di Caltanissetta. Nato proprio a Caltanissetta, 58 anni - una curiosa coincidenza vuole che il suo compleanno cada il 14 gennaio, lo stesso giorno di quello del suo più noto imputato, il senatore Giulio Andreotti - Scarpinato è entrato in magistratura nel 1977. Il lungo lavoro in Procura ha avuto due brevi parentesi: una alla Pretura di Nicosia, l'altra alla commissione antimafia del Consiglio Superiore della Magistratura, cooptato dall'area di MD, la corrente di sinistra delle toghe. Padre magistrato a Caltanissetta, sposato con una sua collega, Maria Teresa Principato, padre di un figlio, Scarpinato è arrivato alla Procura del capoluogo siciliano nel 1989. Dopo la strage di Capaci ha guidato la 'rivoltà dei sostituti palermitani contro l'allora capo della Procura Pietro Giammanco, poi trasferito dal Csm. Il 27 marzo del 1993, insieme all'allora procuratore di Palermo, Giancarlo Caselli, e ai colleghi Guido Lo Forte e Gioacchino Natoli, ha firmato l'avviso di garanzia, per concorso in associazione mafiosa, a Giulio Andreotti. È stato lui a rappresentare in aula l'accusa al processo al sette volte presidente del consiglio. Un filone, quello delle indagini su mafia e politica in cui Scarpinato è stato protagonista: sue le inchieste sull'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima e dell'ex presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella e quella sui cosiddetti «sistemi criminali». Nel 2000 Scarpinato è diventato procuratore aggiunto a Palermo con delega alle indagini sulla mafia del Trapanese. Ritenuto molto vicino a Giancarlo Caselli, con cui condivide l'appartenenza a MD, è entrato in contrasto con il suo successore alla guida della Procura, Pietro Grasso. Un contrasto che, nel settembre del 2002, è sfociato nell'annuncio delle dimissioni dalla dda - presentate insieme a Lo Forte -: un'azione clamorosa seguita al pentimento del boss Nino Giuffrè di cui i due pm lamentarono di essere stati tenuto all'oscuro. Nel 2008, come prevede la legge che fissa nel massimo di otto anni la permanenza nei ruoli semidirettivi, - nel frattempo a capo della procura è arrivato Francesco Messineo - Scarpinato ha lasciato l'incarico di aggiunto ed è tornato a fare il sostituto con una delega molto ampia alle indagini su mafia ed economia che mantiene tuttora. È titolare, insieme ai colleghi Nino Di Matteo e Paolo Guido, dell'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia.
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