del 15 gennaio 2010
di Superbonus
Al contrario di prestigiose testate nazionali, anche economiche, non abbiamo creduto neanche un minuto che il governo tentasse davvero di diminuire le tasse. La realtà dei conti pubblici è spietata. Un brivido corre lungo la schiena del ministro dell’Economia Giulio Tremonti ogni volta che i dati economici internazionali indicano che la ripresa dopo la recessione è più debole e più lenta di quello che si ipotizza nel Documento di programmazione economica e finanziaria del governo. Dal ministero non hanno commentato il dato diffuso, sempre mercoledì, da Bankitalia che il debito pubblico è sceso da 1801 miliardi in ottobre a 1783 in novembre. Infatti chi avesse avuto la pazienza di arrivare a pag. 16 del bollettino statistico della Banca centrale avrebbe scoperto che il debito è calato di 18 miliardi ma la cassa è diminuita di 24 miliardi. In pratica il governo aveva approfittato delle condizioni favorevoli dei mercati finanziari per indebitarsi più di quanto sarebbe stato necessario ed aveva mantenuto la differenza fra debito e spese in un salvadanaio (conto disponibilità) presso l’istituto di Mario Draghi.
LA CASSA. A novembre il salvadanaio è stato rotto e dai 72 miliardi depositati ne sono stati ritirati 24. In pratica se a ottobre il Tesoro aveva 1728 miliardi di debito netto (1801 di debito meno 79 di cassa) a novembre ne aveva 1734 (1783 di debito meno 49 di cassa residua) 6 miliardi di debito netto in più. Il professor Tremonti avrà portato questi numeri in Cdm e avrà fatto capire all’illusionista di Arcore che delle due l’una: o si sgonfia la bolla economica provocata da 20 miliardi di spesa corrente in più, si rimanda il piano carceri e si fermano gli scavi del Ponte di Messina, oppure si smonta la balla della riduzione delle tasse. Fra le due ipotesi Berlusconi ha scelto di sgonfiare la balla da lui stesso montata in modo netto e deciso, per non lasciare dubbi d’interpretazione alle agli investitori e alle agenzie di rating.
A Porta a Porta il ministro dell’Economia ha detto che “ci troviamo in una fase economica molto complicata, non possiamo fare stupide follie” e ancora “il sistema fiscale italiano non è molto efficace e non è molto giusto”, peccato che lo dica chi per sei dei dieci anni passati ha guidato proprio la macchina fiscale e che queste parole vengano dall’ideatore di tre scudi fiscali e innumerevoli condoni che hanno distorto totalmente il concetto di progressività delle aliquote e di fedeltà fiscale. Se le entrate fiscali scendono nel 2009 non è solo colpa della crisi ma anche di un governo (e un ministro) non credibili sul lato della lotta all’evasione e della applicazione delle sanzioni.
LA RIFORMA. Archiviato l’anno con un debito pubblico record, l’equilibrista Tremonti tenta di tener buono il mercato finanziari di cui ha disperatamente bisogno per continuare a indebitarsi e il suo elettorato a cui dal 1994 promette di abbassare le tasse. La fune sta diventando sempre più stretta perché all’aumentare del debito gli investitori diventano sempre più esigenti e meno tolleranti in materia di falsi annunci. L’ultima capriola sulla fune sarà quella di coinvolgere l’opposizione in una riforma del fisco talmente generale e rivoluzionaria per alzare le tasse senza dire che lo si sta facendo e questa non è un balla.
Il governo Berlusconi forse proverà a confondere le aliquote, le modalità di pagamento, i rimborsi in modo da poter nascondere meglio un aumento della pressione fiscale. Non toccherà le rendite, non farà una lotta senza quartiere all’evasione fiscale ma anzi trasformerà l’entrata in vigore della riforma nell’occasione per un condono generale, secondo l’antico detto “chi ha avuto ha avuto, scurdammece o’ passato”. Qualsiasi cosa pur di far cassa sempre a spese di coloro che le tasse le pagano veramente. L’opposizione questa volta ha l’occasione di fare veramente gli interessi del paese rifiutando la logica dell’imbroglio fiscale.
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