del 16 gennaio 2010
ROMA - L'Associazione nazionale magistrati è pronta anche a proclamare uno sciopero per dare un forte segnale di allarme sulla grave situazione di scoperture di organico nelle procure. La "desertificazione" delle procure è "drammatica". In due soli anni le scoperture di organico si sono quadruplicate passando da 68 a 249. Per questo i magistrati chiedono che il governo faccia cadere, almeno temporaneamente, il divieto di destinare i magistrati di prima nomina nelle procure. E il ministro della Giustizia, Angelino Alfano parla di "incomprensibile e miope arroccamento" da parte dell'Anm, perché la norma "offre al paese una ragionevole e definitiva soluzione". Per questo sarebbe "gravissimo anche solo ipotizzare uno sciopero".
L'Anm. Aprendo i lavori dell'assemblea di oggi in Cassazione, davanti a procuratori provenienti da tutta Italia, il presidente del sindacato delle toghe, Luca Palamara ha attaccato il decreto legge con il quale il governo è intervenuto sul problema delle procure: "Si tratta di un intervento incoerente, inefficace e fortemente penalizzante per i magistrati più giovani", ha detto il leader del sindacato delle toghe, sottolineando come così non si risolverà il problema perché si darà luogo a un "perverso giro di valzer" tra magistrati che provengono da sedi giudiziarie disagiate.
Palamara non ha parlato esplicitamente di sciopero ma ha spiegato che "L'Anm non potrà assistere inerme allo svuotamento degli uffici di procura ma vuole una riforma della giustizia che assicuri un processo giusto in tempi ragionevoli e vuole uffici organizzati e funzionanti. Ecco perché - ha continuato Palamara - l'Anm è fermamente intenzionata ad adottare ogni efficace e anche estrema iniziativa di mobilitazione della magistratura associata e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulla gravità della situazione attuale".
Secondo i calcoli del Csm, che lunedì scorso ha approvato un parere fortemente critico sul dl, "in cinque anni - ha ricordato Palamara - potranno essere mobilitati ben 750 magistrati per coprire fino a 400 posti di sedi disagiate". La 'desertificazione' degli uffici requirenti, secondo il sindacato delle toghe, "ha una conseguenza aberrante: la concreta e sostanziale impossibilità di esercitare adeguatamente l'azione penale".
La replica del ministro. "Dispiace che l'Anm ironizzi e affigga vignette su un provvedimento del governo, invece di contribuire a risolvere il problema e cioè coprire immediatamente le sedi disagiate che, in realtà, disagiate non sono, ma solo sgradite ai magistrati", dichiara il Guardasigilli in una nota.
"Il ministro Angelino Alfano - continua la nota - si dichiara fortemente preoccupato per l'incomprensibile e miope arroccamento dell'Anm contro un decreto legge che offre al Paese una ragionevole e definitiva soluzione. In particolare, il governo Berlusconi - che ha ereditato dal governo di sinistra il decreto legislativo che impedisce agli uditori giudiziari di svolgere funzioni requirenti e monocratiche - è intervenuto in materia con due importanti provvedimenti: il decreto legge del dicembre 2008 che introduce incentivi economici e di carriera per coloro i quali intendono trasferirsi volontariamente nelle cosiddette sedi disagiate, e il recente decreto legge del dicembre 2009 che istituisce il meccanismo del trasferimento d'ufficio, in via transitoria, fino al 2014".
"Considero inaccettabile - afferma ancora il ministro - questa chiusura corporativa e di retroguardia assunta dal sindacato delle toghe, finalizzata esclusivamente a difendere privilegi di casta. Il messaggio - prosegue Alfano - è chiaro: si esige, si pretende, minacciando anche estreme misure di mobilitazione, che si sospendano ben tre leggi dello Stato già in vigore".
"Occorre, quindi, che i cittadini sappiano che tutto ciò accade solamente per impedire che qualche decina di magistrati possa essere scomodata, per un periodo limitato di tempo, per prestare la propria opera lì dove vi è maggiore bisogno di capacità e di esperienza. L'assemblea dell'Anm dimentica, infatti - aggiunge Alfano - che i magistrati, per dettato costituzionale, sono soggetti alla legge e che, oggi, è legge anche la disciplina sul trasferimento d'ufficio. Sarebbe gravissimo solo ipotizzare uno sciopero che, in quest'ottica, rappresenterebbe un'inammissibile protesta contro tre leggi dello Stato; protesta, tra l'altro, promossa e indetta proprio da coloro che, in qualità del loro ruolo, dovrebbero ergersi a custodi delle stesse. Agendo in questo modo, appare, invece, che l'unica strada concepita - conclude il Guardasigilli - sia quella di una gravissima forma di nonnismo giudiziario e poco importa se a decidere sulla libertà dei cittadini saranno i vincitori di concorso di prima nomina, sui quali il Csm non ha espresso neanche la prima valutazione di professionalità".
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