del 20 gennaio 2010
di Sara Nicoli e Antonella Mascali
(Giornaliste)
Lo show down è arrivato intorno a mezzogiorno. Quando, al quinto voto segreto chiesto dal Pd sugli emendamenti al processo breve, quelli che mancano, alla fine della conta, erano proprio cinque voti dell’opposizione anzichè il contrario. Ed è stato lo sguardo sconcertato di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, la fotografia più amara di questa giornata esiziale per la giustizia italiana. Quella che a Palazzo Madama - la Camera alta della Repubblica - ha dato un sostanziale via libera alla legge ad personam più attesa dal Cavaliere, tra gli sghignazzi scomposti e le grida di scherno di una maggioranza esaltata da una vittoria conquistata a mani basse. Insomma, ieri al Senato agli uomini del Cavaliere è bastato osservare l’andamentodeiprimivotisui559 emendamenti presentati dall’opposizione e dei primi voti segreti (11 concessi su 78 richiesti) per capire che tutto sarebbe filato fin troppo liscio. Ancora fino a poche ora prima dell’inizio della discussione in aula, ambienti vicini al ministro Alfano lasciavano trapelare che, “alle brutte”, se cioè l’opposizione fosse riuscita a fare realmente scudo con l’ostruzionismo ai tempi dettati dalla maggioranza per raggiungere l’approvazione piena del testo, si sarebbe potuti ricorrere anche al voto di fiducia. Poi la debacle del Pd sui voti segreti ha dato la misura di un risultato positivo a portata di mano. Oggi alle 13 è previsto il voto finale. Il processo breve sarà licenziato con una sola modifica, arriverà alla Camera entro i primi di febbraio e, nell’ipotesi peggiore del Pdl, diventerà legge dello Stato non oltre il 15 dello stesso mese. Poi la palla passerà al Quirinale, ma al momento nessuno prevede scosse telluriche sulla falsa riga di quanto avvenuto per il Lodo Alfano. Berlusconi, insomma, avrà la sua legge prima delle elezioni regionali. Poteva andare diversamente? ‘’Ad ogni votazione a scrutinio segreto la proposta del centrodestrahariportatopiu’voti della sua maggioranza’’, registra solo il vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello. Il Pd ha scelto, invece, una forma di protesta molto forte, quella di ripetere sempre, come un mantra, per ogni singolo intervento, una dichiarazione contro la legge ad personam e i suoi mandanti. “Nel pochissimo tempo che ci e’ rimasto - spiegava ieri la Finocchiaro - vogliamo portare a conoscenza degli italiani e delle italiane lo scempio che questo provvedimento sul processo breve recherà alla giustizia. Centinaia di migliaia di processi andranno al macero, centinaia di migliaia di persone vedranno negarsi la giustizia”. Schifani ha tentato di interrompere la protesta del ‘mantra’ (da alcuni erroneamente definito ‘tantra’, fatto che ha ingenerato un greve battibecco tra gli scranni finito con un beffardo 'Hare Krisna' salmodiato dalla maggioranza) invitando i senatori “a fare solo interventi sul merito del provvedimento, evitando quelle che nulla hanno a che vedere con gli emendamenti”. Non è servito, la protesta è proseguita. E il risultato non è cambiato in alcun modo. Come i limiti di tempo per i procedimenti della Corte dei Conti. In questo caso i processi si estingueranno se la sentenza di primo grado è stata emessa dopo più di 3 anni dal deposito dell'atto di citazione in giudizio. Due anni, se il danno non supera i 300mila euro. Secondi il maxiemendamento licenziato in commissione giustizia, la regola vale anche per i processi contabili in corso, al momento di entrata in vigore della legge. In questo caso, secondo la norma transitoria, solo se “sono trascorsi almeno cinque anni” dall'atto di citazione in giudizio. Iprocessi contabili in appello, anche quelli in corso, decadranno se trascorrono più di due anni dalla notifica della sentenza di primo grado. Ma ieri in Aula il relatore Giuseppe Valentino ha assicurato che la norma per i giudizi contabili varrà soltanto "per i processi futuri" e quindi che non vale più la norma transitoria. Parole che non hanno convinto l’opposizione e hanno fatto dire al presidente dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia, che la maggioranza mette in campo una norma che "distrugge il giudizio davanti alla Corte dei Conti per quegli amministratori e funzionari pubblici che si macchiano di un reato gravissimo". Estremamente preoccupato il procuratore della Corte die Conti del Lazio, Pasquale Iannantuomo: ”È evidente che i processi pendenti in primo grado verranno quasi tutti estinti. Ma forse è proprio questo l'obiettivo che si vuole raggiungere” . Come non pensare al procedimento in corso contro l’ex ministro Castelli e lo stesso relatore, Valentino? Via libera, poi anche a quelle disposizioni transitorie che si applicano a tutti quei processi in corso “alla data in vigore della legge” relativi ai reati commessi fino al 2 maggio 2006 (data stabilita per l’applicazione dell’indulto) puniti con pena pecuniara o detentiva inferiore ai 10 anni. Si tratta di un condono tombale, con i processi penali a carico del presidente del Consiglio che vengono cancellati subito. A partire dai processi Mills e Mediaset. Per questo motivo i senatori dell’Idv hanno occupato l’aula del Senato in segno di protesta. Oggi alle 13 il voto finale.
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