del 2 febbraio 2010
Palermo. ''Carissimo ingegnere. Ho ricevuto la notizia che ha ricevuto la ricetta del caro dottore.
Come gia' avevamo detto nel nostro ultimo incontro, il nostro amico e' molto pressato''. Inizia cosi' uno dei 'pizzini' inviati da Bernardo Provenzano a Vito Ciancimino. ''Ricevetti la busta con all'interno il pizzino ai primi di luglio del 1992 da persone vicine a Provenzano, cioe' da familiari di Pino Lipari'', ha spiegato Massimo Ciancimino, nel corso della sua deposizione al processo Mori.
Analizzando il 'pizzino', mostrato in aula dal pm Antonio Ingroia, Ciancimino dice che quando Provenzano parla del ''nostro amico'' si riferisce a Salvatore Riina. A pressare Riina sarebbe stato un 'grande architetto' con l'obiettivo di ''mandare avanti la politica stragista'' anche se, ha detto il figlio dell'ex sindaco, ''mio padre e Provenzano erano contrari all'accelerazione delle stragi''. ''E'il momento che tutti facciamo un grande sforzo'', si legge nel 'pizzino' e Massimo Ciancimino spiega: ''Mio padre diceva che l'ulteriore sforzo era il contropapello''.
Ma chi e' 'l'architetto' di cui si parla nel pizzino? "Il nome non mi fu mai fatto da mio padre", ha detto Ciancimino. "Speriamo che la risposta ci arrivi per tempo, se ci fosse tempo per parlarne insieme", si legge ancora nel pizzino. "Provenzano - ha spiegato Ciancimino junior - si riferisce alla possibilita' di avanzare il 'contropapello', cioe' una controproposta, di mio padre per aprire un'altra eventuale possibilita' di trattare con queste persone e sollecita quindi un incontro fra i due, ipotizzando di potere continuare la trattativa".
Provenzano avrebbe, quindi, chiesto a Vito Ciancimino, nel 'pizzini' che il pm Ingroia legge in aula, di incontrarlo al cimitero, dove - scriveva il boss mafioso - "potremmo rivolgere insieme una preghiera a Dio", si legge. L'incontro tra Ciancimino e Provenzano sarebbe poi effettivamente avvenuto a Palermo, ma non al cimitero.
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