Riportiamo questo articolo ritrovato in rete nel quale vengono riportate alcune pillole di saggezza del nostro carissimo neo direttore del TG1 Augusto Minzolini che in così breve tempo si è già saputo far valere come autentico censuratore delle notizie riguardanti fatti che mettono in cattiva luce il Presidente del Consiglio.
Anzichè dare notizie le sotterra.
Dal Quotidiano La Repubblica
del 29 ottobre 1994
Roma - Chi non conosce Augusto Minzolini? 35 anni, inviato di punta della Stampa, "sul campo" dalle dieci di mattina alle dieci di sera, annusa l' aria come un furetto sul suo motorino all' inseguimento delle macchine blu e spunta dove uno meno se lo aspetta. Sembra il ritratto di un cronista da Prima pagina o, in chiave meno scherzosa, da Tutti gli uomini del Presidente e in effetti un po' lo è ma è anche un ritratto che corrisponde al personaggio. Il quale, naturalmente, non è affatto d' accordo con le tesi esposte da Antonio Polito. "Portata alle sue estreme conseguenze condannerebbe i giornalisti italiani a riferire solo le notizie ufficiali, diramate dai politici nel pieno delle loro funzioni. Ma Polito forse non sa, perché non fa il cronista politico, che quasi mai i politici forniscono informazioni che rispondono a fatti reali e quasi sempre invece parlano perché hanno altri scopi, soprattutto quello di far apparire il loro nome sui giornali". Poi rifà un po' la storia del rapporto giornalista-uomo politico nel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica: "Faccio questo lavoro da quattordici anni. Con i politici tradizionali mi scontravo con la difficoltà di renderli concreti agli occhi del lettore, era anche un problema di linguaggio: voglio dire che bisognava decodificare il linguaggio astratto e rituale in uso nella prima Repubblica. Nella seconda Repubblica il problema non è farsi dire delle battute, ma all' opposto riuscire a strappare dei propositi seri. In entrambi i casi il mio modo di concepire questo lavoro non è cambiato e penso che sia l' unico modo per arrivare veramente alla verità: nella stessa pagina in cui riportavo le dichiarazioni di Del Noce sulle nomine Rai il Presidente del Consiglio dichiarava: ' non mi sono mai occupato di nomine Rai' . Forse Polito pensa che veramente Palazzo Chigi non se ne sia occupato?" E dunque lei non si sente strumentalizzato, usato per far arrivare messaggi in codice a costo di far seguire all' articolo una smentita? "Non capisco l' accusa. Non credo che quella della smentita sia una tecnica vincente per un politico, non crea una buona immagine nell' opinione pubblica ma anzi viene vista come una patologia e io penso che l' opinione pubblica sia perfettamente in grado di giudicare come stanno le cose. Potrei prestarmi a strumentalizzazioni se riferissi le confidenze senza indicare la mia fonte, ma io faccio sempre i nomi: a causa delle loro confidenze Del Noce ha perso l' incarico di responsabile dell' informazione di Forza Italia e Violante quello di presidente dell' antimafia". Questa ondata di smentite che arriva alla stampa italiana non si ritorce contro la credibilità dei giornali? "Le smentite a ripetizione rivelano solo che abbiamo una classe politica nuova che non ha ancora assimilato il fatto che un politico è un uomo pubblico in ogni momento della sua giornata e che deve comportarsi e parlare come tale. Il rinnovamento del Parlamento italiano è un fenomeno anche sociologico di cui la stampa deve dare conto: io non dimentico mai che il mio referente è il lettore e non il politico e che il mio compito è quello di rappresentarlo come è senza mediazioni". Rappresentarlo anche nei suoi aspetti privati? E' giusto frugare nella vita intima di chi ci governa, è utile? "Quattro anni fa, e cioè in tempi non sospetti, scrissi che la nomina di Giampaolo Sodano alla Rai nasceva dai salotti di Gbr, la televisione di Anja Pieroni. Oggi penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure ad andarsene. Non è stato un buon servizio per il paese il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia. Di Anja Pieroni sapevamo tutto da sempre e non era solo un personaggio della vita intima di Craxi. La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico". - D P
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