venerdì 14 agosto 2009

Famiglia Cristiana contro il premier "Attacchi illiberali a Rai e stampa"

Dal Quotidiano La Repubblica
del 14 agosto 2009

di Luciano Nigro
(Giornalista)


ROMA - "Le parole di Avvenire sul "tracotante" stile di vita del Premier? Dovute e necessarie", dice don Antonio Sciortino. "I fedeli e i sacerdoti chiedevano una posizione chiara di fronte al cattivo esempio di un personaggio pubblico. E la Chiesa deve dire ciò che è bene e ciò che male, perché la morale non si piega alle circostanze e alle persone". Il direttore di Famiglia Cristiana si schiera con il collega Dino Boffo che dal quotidiano dei vescovi ha sferzato il presidente del Consiglio sugli scandali che "provocano disagio e sofferenza" alla Chiesa. Ma, intanto, il settimanale cattolico più diffuso in Italia lancia un nuovo allarme sui rischi che corre l'informazione dopo gli attacchi del presidente del Consiglio a Repubblica e al Tg3. "Anche noi, responsabili dei mezzi di comunicazione, abbiamo il dovere di non tacere perché quello che sta accadendo è grave". Un argomento che sarà il cuore della campagna di agosto del settimanale cattolico.

"Berlusconi ha dato al suo partito il nome di Popolo delle libertà, ma non si conosce nessun leader politico liberale che abbia mai detto qualcosa di simile alle parole da lui pronunciate dell'ultima conferenza stampa quando ha dato dei "delinquenti" ai giornalisti di Repubblica e ha aggiunto: "Non possiamo più sopportare che la Rai sia l'unica televisione al mondo che con i soldi di tutti attacca il governo". Un esempio di potere padronale di cui "non c'è traccia nel pensiero liberale", scrive l'editoriale del numero oggi in edicola Famiglia Cristianache, per altro, non risparmia critiche neppure all'opposizione.

Ma il numero che sta per chiudere in redazione sarà dedicato all'emergenza informazione. "Non si può mortificare la Rai e la grande professionalità di chi vi lavora. Così il servizio pubblico si trasforma in suddito", protesta il direttore del settimanale diffuso anche nelle parrocchie. "La Rai è un bene pubblico, pagato dai contribuenti, quindi è nostro (di tutti) prima ancora che dei politici - è la tesi di don Sciortino - i mezzi di informazione devono avere un solo padrone, i lettori e gli spettatori, qualsiasi altro padrone è improprio. Un tempo di diceva che la stampa è il cane da guardia del potere, ora rischiamo che si pieghi al servizio del potere". Quasi un appello al mondo del giornalismo, il suo: "Se non riacquistiamo la dignità della missione della libera informazione, ne andrà di mezzo la stessa democrazia, perché dove non c'è libertà di stampa e di critica non c'è nemmeno democrazia".

Accenti preoccupati che non impediscono a don Sciortino di tornare alla carica sullo stile del presidente del consiglio. "Valanghe di lettere - rivela - ci sollecitano a non accettare zone franche perché di mezzo ci sono personaggi potenti. Anzi, più si è in alto e più i comportamenti devono essere consoni ai principio etici perché si diventa modelli di mentalità e di stile. Accettare che chi riveste ruoli di governo dia il cattivo esempio e come dire ai giovani che tutto è lecito e permesso". Due mesi fa don Antonio scrisse che "non si può chiedere un lodo a Dio; non esiste per nessuno l'immunità morale". Non ha cambiato idea ("I principi non dipendono dai sondaggi né dal consenso") anche a causa della reazione di Berlusconi alle critiche: "Penso che la Chiesa abbia voluto rispondere in modo netto a battute poco serie: l'etica nei comportamenti dei personaggi pubblici non si liquida con qualche battuta".

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