Dal Quotidiano La Repubblica
del 15 agosto 2009
di Roberto Petrini
(Giornalista)
ROMA - Quando il 2 febbraio gli uomini della Guardia di Finanza fecero scattare le manette ai polsi dell'avvocato di Chiasso Fabrizio Pessina, sembrava una delle solite operazioni destinate all'arresto di un faccendiere o di un "colletto bianco". Con tutti gli elementi del caso: ritorno da una vacanza dal paradiso fiscale di Madeira, bagagli, mazze da golf, aria tonica, e l'espressione stupita nel trovarsi ad aspettarlo, giunto agli arrivi di Malpensa, la pattuglia delle Fiamme Gialle invece dell'autista di fiducia.
A mettere la Procura di Milano sulle tracce di Pessina, 63 anni, noto avvocato di Chiasso, erano state le indagini sulla bonifica dell'area milanese Montecity, per la costruzione del nuovo quartiere di Santa Giulia, ad opera dell'imprenditore milanese Giuseppe Grossi. La pista che da settimane le Fiamme Gialle stanno seguendo è quella di un giro di fatture false, attraverso società tedesche compiacenti, e l'accusa che sta per scattare è quella di presunto riciclaggio di denaro.
Ma c'è una sorpresa. Nella rete della Guardia di Finanza cade un pesce inaspettato e non previsto: il notebook di Fabrizio Pessina, consulente dei vip e in affari per parecchio tempo con il commercialista Mario Merello, noto anche per essere il marito della cantante Marcella Bella. E' sul computer dell'avvocato di Chiasso che, dopo poche ore, si concentrano le attenzioni investigative degli inquirenti ed è da lì che emerge un file assai sospetto: quello relativo ad altrettanti clienti italiani che hanno affidato al professionista i loro soldi da esportare all'estero. Si tratta di 570 nomi, 70 in più rispetto alla cifra riferita nelle interviste apparse ieri sulla stampa del direttore generale dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera .
Fabrizio Pessina, che all'inizio degli Anni Novanta è stato anche presidente dell'ordine degli avvocati ticinesi, dopo cinque mesi di carcerazione, il 31 luglio scorso, è stato scarcerato, ma durante la detenzione ha vuotato il sacco. E' così che le indagini sono andate avanti, arrivando ad una svolta decisiva e permettendo a Procura e Fiamme Gialle di ricostruire l'intero sistema della "piattaforma" da cui i capitali italiani decollavano verso i paradisi fiscali.
La "lista dei 570", del cui contenuto Repubblica ha avuto una serie di dettagli, è un documento scottante. Assai diverso dai 170 mila nomi in mano all'Agenzia delle Entrate: in quel caso infatti si tratta di posizioni emerse da un incrocio di banche dati e tutte da verificare. I "570" invece sono evasori già identificati e ai quali in queste ore stanno per essere contestati i reati penali di omessa dichiarazione fiscale e di dichiarazione fraudolenta. Reati che non potranno beneficiare dello scudo fiscale che scatterà dal 15 settembre e che esclude la sanatoria per chi ha già un procedimento in corso.
A quanto risulta nella rete ci sono personaggi molto noti a livello locale: imprenditori, qualche politico, manager di grandi aziende e personaggi del mondo dello spettacolo. Nomi spesso poco conosciuti al grande pubblico ma con soldi veri che avrebbero spedito alle Isole Vergini, In Svizzera, a Gibilterra e nel Liechtenstein. Dove cercarli? Oggi probabilmente a trascorrere il Ferragosto nelle località esclusive, ma sui loro luoghi di provenienza parla chiaro la lista: 200 nomi sarebbero in Lombardia, 100 in Veneto, 48 in Emilia Romagna, circa 10-14 in Lazio, altrettanti in Toscana e Piemonte. Nel caldo agostano la Guardia di Finanza potrebbe bussare a più di una porta.
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