lunedì 19 ottobre 2009

Scotti su mafia: ''C'era chi diceva lasciamo che facciano affari''

ANSA
del 19 ottobre 2009



Roma. L'ex ministro dell'Interno, Enzo Scotti, dice di non essere stato informato di trattative tra ufficiali del Ros e Vito Ciancimino ai tempi delle stragi di mafia. "Credo - spiega in un'intervista al Tg3 - che nessuno si avvicinasse a me a dirmi queste cose perché sapeva che la porta era aperta e doveva uscirne immediatamente". "Io - prosegue Scotti - capisco tutte le ragioni che vengono addotte per far abbassare alla mafia i toni stragisti, ma" fare accordi "lo ritengo non solo un errore, ma una cosa impossibile per uno Stato come il nostro. Chi ha agito lo ha fatto contro una direttiva ed una politica. Ma - sottolinea - c'é sempre stato in Italia un atteggiamento sottotraccia di chi diceva 'tutto sommato e' bene che non facciano stragi, lasciamogli fare i loro piccoli affarì. Bene, io sapevo che i piccoli affari non erano tali ed il pericolo era per le istituzioni democratiche". Quanto alla strage di Capaci, osserva, "io subito dopo dissi che le modalità dell'attentato erano molto preoccupanti: sembrava andassero ben oltre la tradizione della mafia".




Scotti: ''Chi tratto' non lo fece con copertura Governo''


Roma. "Per quello che mi riguarda e per quel che riguarda il mio collega Martelli, ma anche per quel che ha detto Mancino alla cui onestà intellettuale e politica credo profondamente, la direttiva è stata sempre quella di combattere a viso aperto e frontale la mafia. Se qualcuno ha operato in contrasto di queste direttive se ne assume le responsabilità conseguenti". Lo dice a Radio Radicale il sottosegretario agli esteri Enzo Scotti, ministro degli interni fino al 1992. "Noi non dobbiamo mettere in discussione le tante persone della sicurezza pubblica che hanno lasciato la vita - dice Scotti - a partire dalle scorte e dai tanti carabinieri e poliziotti che hanno lasciato la vita sul campo combattendo la mafia in modo forte e chiaro. Non faremmo né alle istituzioni democratiche né a questi nessun omaggio vero se seguissimo strade molto tortuose, uso un'espressione diplomatica". D:Quindi, alla luce dell'intervista del procuratore nazionale antimafia Grasso, lei chiarisce che chi trattava non lo faceva né a nome né con la copertura del governo? R:"Del ministro degli interni e del ministro della giustizia che hanno responsabilità istituzionali in questo campo certamente no. Le autorità di pubblica sicurezza del Paese, l'autorità nazionale di pubblica sicurezza è il ministro degli interni e il ministro degli interni non aveva dato nessun via libera a questo". D:Quindi come si spiega questa trattativa? R:"Io non parlerei di trattativa dello stato, qualcuno ha cercato in buona fede, si dice, di evitare stragi. Io credo che questo non lo abbiamo fatto con il terrorismo, figuriamoci se dobbiamo farlo con la mafia".

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