del 26 novembre 2009
di Stefano Feltri
(Giornalista)
Ormai dentro la maggioranza di governo si registrano, da un estremo all’altro, tutte le posizioni disponibili in politica economica. Da una parte i leghisti che lottano in senato per la riforma della norma sul made in Italy – per tutelare i piccoli artigiani a scapito dei grandi marchi che preferirebbero produrre in Cina – con l’avallo di Giulio Tremonti. Dall’altra Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico, che tratta con le grandi imprese: prima concede gli incentivi alla rottamazione alla Fiat, poi scende in Sicilia e dice che chiudere lo stabilimento di Termini Imerese (Palermo) sarebbe una “follia”. Lunedì prossimo riceverà a Roma i sindacati.
E il Partito democratico? Quali sono le sue posizioni su una vicenda, quella della fabbrica siciliana della Fiat, che pone dilemmi di politica industriale (spendere per salvare i posti di lavoro o per proteggere chi resta disoccupato) e di visione del tessuto produttivo (si deve puntare sulla grande impresa o su quella piccola)? Il Pd sta con gli operai o con la Fiat? Nei giorni scorsi si sono registrate soltanto poche prese di posizione ufficiali. Una del deputato Francesco Boccia e alcune degli esponenti regionali. Per il resto poco o niente, giusto un accenno da parte di Rosy Bindi. Il punto politico da chiarire sarebbe il seguente: Termini Imerese deve restare aperta anche se l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne ha già detto che lì non vuole più produrre automobili? E se sì, con quali motivazioni? Ci sono due risposte possibili: la fabbrica deve resistere perché bisogna tutelare 1400 posti di lavoro (e i 500 dell’indotto). Oppure: bisogna salvarla perché è un polo industriale con delle potenzialità, su cui vale ancora la pena investire. Ma capire cosa ne pensano gli uomini con le deleghe economiche della nuova segreteria di Pier Luigi Bersani non è semplice. Emilio Gabaglio, ex sindacalista della Cisl che sarà presidente del Forum sul Lavoro, preferisce non commentare perché le deleghe non sono ancora state formalizzate. Idem Paolo Guerrieri, economista ed esperto di relazioni internazionali, che sarà responsabile del Forum Economia. Gli altri disposti a parlare sono tutti d’accordo: la fabbrica non deve chiudere, anche se sulle ragioni ci sono sfumature. L’economista Stefano Fassina è uno dei membri della nuova segreteria e spiega che “non possiamo permetterci di perdere uno dei pochi stabilimenti industriali di qualità, Scajola avrebbe dovuto affrontare questo punto quando discuteva degli incentivi alla rottamazione”. A chi obietta che forse è uno spreco di risorse pubbliche spendere per sostenere una fabbrica che costa più delle altre (1000 euro in più a veicolo), Fassina obietta che le risorse ci sarebbero per fare quasi tutto: “I soldi per la ricerca, per esempio, non si trovano perché sono già stati destinati ad altre priorità politiche, non perché vengono spesi per Termini Imerese”. Fassina condivide con Matteo Colaninno, deputato del Pd con delega nel partito allo Sviluppo industriale e la Finanza d’impresa, l’idea che dopo la grande recessione al centro di ogni idea economica dell’Italia ci siano l’automobile e gli operai che, ricorda Fassina, “in Italia sono pur sempre 8 milioni”. Dice Cola-ninno che “non possiamo pensare di rispondere a un eccesso ci capacità produttiva installata con un impoverimento strategico del paese, anche perché l’automobile è ancora il settore in grado di trainare l’economia”. Tradotto: meglio una fabbrica in più che una in meno quando comincerà la ripresa. E questa sembra essere – oltre al tentativo di contenere i costi sociali di una crisi – la posizione anche dentro alla parte del Pdl che fa capo a Scajola .
Il Pd siciliano, invece, ha idee diverse. Il segretario regionale Salvatore Lupo, che sosteneva gli operai quando hanno occupato il municipio, dice che a Termini Imerese può ancora nascere “un vero distretto industriale dell’auto, secondo i piani di rilancio che erano stati discussi con Marchionne dal governo Prodi”. Ma la trattativa, per ora, la conduce Scajola che non sembra altrettanto ottimista. E soprattutto Marchionne ormai ha deciso.
Il segretario regionale Salvatore Lupo, che sosteneva gli operai quando hanno occupato il municipio, dice che a Termini Imerese può ancora nascere “un vero distretto industriale dell’auto".
RispondiEliminaAnche in quel caso, "cosa ci faremmo con le auto di Termini Imerese?"