del 26 novembre 2009
di Antonella Mascali
(Giornalista)
Avvocati-parlamentari, parlamentari-prestanome degli avvocati, consiglieri giuridici, assistenti degli avvocati-parlamentari che setacciano il codice penale, quello di procedurapenale,lesentenzedellaCassazione,daldìalla notte con un'unica missione: salvare il grande capo, che è anche il presidente del Consiglio, da processi in corso, da processi futuri, da inchieste di oggi e da inchieste di domani. Ieri l’ultima proposta di legge, presentata dalle deputate Pdl, Michaela Biancofiore e Isabella Bertolini, che prevede che l'esercizio della funzione di governo da parte del premier e dei ministri "costituisce, ad esclusione deiprocedimentiperireaticommessinell’eserciziodelle loro funzioni, legittimo impedimento a comparire nelle udienze".
Sotto i riflettori da settimane il disegno di legge cosiddetto “processi brevi”, ma in realtà “processi morti”, è necessario per Silvio Berlusconi ma non sufficiente. Serve per togliersi dai piedi i processi in corso a Milano senza il pronunciamento neppure della sentenza di primo grado. Il dibattimento Mediaset sarebbe già estinto perché dalla richiesta di rinvio a giudizio del 22 aprile 2005 sono passati ben oltre i due anni (calcolata anche la pausa forzata per il lodo Alfa-no) previsti dalla proposta pidiellina. Sarebbe estinto anche il processo Mills (la richiesta di rinvio a giudizio è del 10 marzo 2006), che riprende domani con la solita richiesta del legittimo impedimento per il premier, che è riuscito a non farsi processare fin'ora e verosimilmente a non farsi condannare insieme al suo ex co-imputato David Mills, grazie alla legge del solerte ministro della Giustizia. Sempre il solerte Guardasigilli ha cominciato a raccontare la favola che questa legge serve al cittadino per avere giustizia e che comunque il Presidente ne beneficerà in due casi. Su due. Il Cavaliere non si dà per vinto neppure di fronte alla sonora bocciatura dello scudo processuale da parte della Corte Costituzionale, che ha rimarcato come il presidente del Consiglio in Italia non è “un primus super pares”, come hanno sostenuto gli avvocati-parlamentari Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini, ma un “primus inter pares” e quindi è sottoposto alla legge come gli altri cittadini. Un concetto inaccettabile per Berlusconi che da quando “è sceso in campo” non ha fatto altro che sistemare i suoi processi. Il Premiernonèsemprestatoassolto,comevadicendo.Per 9 volte ha beneficiato della prescrizione o per generose concessioni delle attenuanti generiche (vedi Lodo Mondadori) o perché ha fatto approvare dalla sua maggioranza leggi ad hoc come la depenalizzazione del falso in bilancio e la ex Cirielli che ha ridotto drasticamente i tempi di prescrizione di alcuni reati. Due esempi a caso: il reato di corruzione in atti giudiziari si prescrive non più in 15 ma in 10 anni, i reati societari come falso in bilancio (nei casi in cui è perseguibile) e frode fiscale si prescrivono in 7 anni e mezzo e non più in 15 anni. Ci sono state anche leggi che non hanno avuto i risultati sperati, come per esempio la Cirami che consente di trasferire un processo da una sede a un'altra per “legittimo sospetto”.Quando gli avvocati tentarono di far trasferire il processo Sme da Milano a Brescia, tra i motivi allegarono anche la presenza in aula di una signora che seguiva tutte le udienze con un pinocchio in miniatura tra le sue mani. E siamo al presente e al futuro. L'incubo di Berlusconi si chiama mafia. Teme le inchieste di Palermo, Caltanissetta e Firenze sulla trattativa Stato-Cosa nostra, dopo le ultime dichiarazioni del collaboratore Gaspare Spatuzza e di Massimo Ciancimino che si uniscono ad affermazioni passate di pentiti che avevano fatto aprire e poi archiviare inchieste a carico di Berlusconi e Marcello Dell'Utri. Il Premier ha già messo le mani avanti a settembre quando ha accusato i magistrati di “cospirare” contro di lui, per di più spedendo soldi pubblici. Come fermarli? Uno scudo processuale male non fa. I suoi stretti collaboratori stanno pensando all'approvazione per via costituzionale perché non possono fare diversamente, dopo lo stop della Consulta. Ci sarebbe anche il consenso di Fini e dell'Udc di Casini (che non ha mai scaricato Cuffaro, pieno di guai giudiziari) . C'è in gestazione anche il ripristino della vecchia immunità parlamentare caduta ai tempi di “mani pulite”. A presentare la proposta un uomo di Fini, il deputato Silvano Moffa. Ma non basta, non basta per neutralizzare gli eventuali grossi guai per le inchieste sui rapporti pericolosi con cosa nostra. I boatos dicono che i consiglierigiuridicidiBerlusconi,starebberopensandoa come neutralizzare il concorso esterno in associazione mafiosa che non esiste nel codice penale ma che è “radicato”grazieallepronuncedellaCassazione.Contestare questo reato, applicato per la prima volta da Giovanni Falcone, è di per sé complicato. Non è stato riconosciuto in appello all' ex ministro Dc, Calogero Mannino, con questa accusa invece è stato condannato il senatore Marcello Dell'Utri, a 9 anni in primo grado. Ora si sta celebrando il processo d'appello. Proprio questo vuoto normativo potrebbe essere l'appiglio degli uomini del presidente per rendere innocuo il concorso esterno in associazione mafiosa. La strada è in salita e ieri Palazzo Chigi ha smentito il progetto: ”Circolano voci false, originate da alcuni giornali, in merito alla volontà del Presidente del Consiglio di modificare la norma che ha consentito di arrivare al concorso esterno in reati di mafia. Ci troviamo - dice il comunicato - di fronte ad un comportamento molto pericoloso, perchè si basa su voci che potrebbero addirittura favorire il fenomeno criminale. Queste falsità sono tanto più gravi se rivolte contro un presidente del Consiglio ed un governo che hanno fatto della lotta alla criminalità mafiosa uno dei punti qualificanti della loro attività”. Di solito, però, le leggi ad personam non sono presentate dal governo ma da esponenti della maggioranza, meglio se sconosciuti. Non mancano neppure le leggi per gli amici o sodali. Un'altra che dovrebbe essere presentata a breve è quella che rende non più punibile il reato di corruzione in atti giudiziari “susseguente”. Il reato per cui è stato condannato in appello David Mills e che con questa norma si salverebbe in Cassazione.
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