del 9 novembre 2009
di Carmelo Lopapa
(Giornalista)
Quel nastro bianco e rosso da cantiere chiuso e sotto sigilli il presidente della Camera, Gianfranco Fini lo reciderà oggi.
Dieci giorni di stop forzato e nel pomeriggio Montecitorio riapre i battenti. Saranno stati sufficienti a debellare lo strano virus che affligge ormai il Parlamento, che ne ha ridotto le capacità, abbattuto la produttività e infine mortificato la funzione, fino alla paralisi di questi giorni?
Le Camere non hanno mai brillato per iperattivismo, d'accordo. Ma negli ultimi sei mesi - complice il progressivo affievolimento dell'iniziativa del governo, ormai unico dominus dell'attività legislativa - hanno rallentato e infine esaurito la loro corsa. Non è solo un problema di quantità, di ore lavorate, come se deputati e senatori fossero operai a cottimo. Il fatto è che le 8,6 ore di seduta a settimana (dal martedì al giovedì pomeriggio) alle quali si sono limitati i senatori dal 1 maggio al 31 ottobre e le 18 dei deputati (dal lunedì al giovedì pomeriggio) nello stesso periodo, raccontano di un arrancare senza precedenti. Denunciato in fondo, con tutta la diplomazia del caso, dalla clamorosa iniziativa del presidente Fini nel momento in cui ha chiuso per mancanza di leggi e di copertura per finanziarle. Messaggio al governo, preceduto da due (inutili) riunioni di richiamo all'ordine coi presidenti di commissione. Al Senato invece si va avanti senza scosse, sebbene proprio lì i numeri parlino di un calo ancora più marcato: dalle 17,7 sedute al mese del primo anno di legislatura si è passati alle 14 degli ultimi 180 giorni, le ore di aula da 11 a 8,6 a settimana.
"Repubblica" ha passato al setaccio proprio gli ultimi sei mesi di attività di Camera e Senato, grazie ai dati ufficiali forniti dal Servizio statistiche di Montecitorio e dal Servizio resoconti e comunicazione istituzionale di Palazzo Madama. Quadro che tiene ovviamente conto della pausa vacanze che ha fermato il Parlamento dal 7 agosto al 15 settembre. Un cammino nella giungla dei numeri per tentare di risalire alla fonte della paralisi. E se delle 47 leggi approvate da maggio ad ora 36 provengono dal Consiglio dei ministri, due miste e solo 9 di iniziativa parlamentare, vuol dire che le Camere ormai ratificano per lo più norme dettate dal governo Berlusconi e che di conseguenza il "legificio" si ferma se la macchina si intoppa. Cordoni chiusi della borsa del ministro Tremonti, ma c'è dell'altro.
L'ingorgo. Il richiamo di Fini ai presidenti di commissione non era casuale. In questo momento (come si evince dalla tabella) sono fermi proprio nelle commissioni ben 579 disegni di legge (297 al Senato e 282 alla Camera). Per non parlare di tutti gli altri ancora da esaminare: allora si tocca quota 1.621 al Senato e 2.606 alla Camera, oltre 4mila leggi al palo. Eppure, la commissione Affari costituzionali del Senato negli ultimi sei mesi si è riunita 37 volte per 25 ore di lavoro (meno di un'ora a seduta), la commissione Giustizia 33 riunioni per 36 ore di attività, Esteri 17 sedute in 14 ore, Difesa 24 sedute per 22 ore, e via così tutte le altre con l'eccezione della commissione Bilancio, 68 riunioni in sei mesi e 79 ore. Alla Camera, dall'1 maggio al 31 ottobre la commissione Affari costituzionali ha esitato 5 ddl in sede referente e 4 in sede legislativa, Giustizia solo 2 in sede referente. Difesa, Finanze, Cultura, Trasporti, Attività produttive zero (0) ddl esitati in sede referente.
La corsia preferenziale. L'attività e soprattutto la qualità del legislatore non si misura col cronometro. Vero. Ma a volte il timing svela qualcosa. Ad esempio (vedi altra tabella), che un disegno di legge di iniziativa parlamentare impiega 123 giorni in media per essere approvato al Senato e 147 alla Camera. Quando invece ai decreti e alle proposte con la firma del premier Berlusconi o di un ministro ne bastano 19 giorni al Senato e 22 alla Camera. Merito/colpa della spada di Damocle della fiducia (25 in 18 mesi, ultima sullo scudo fiscale), ma non solo. Sta di fatto che in 18 mesi di legislatura, su 112 leggi approvate, 97 sono di iniziativa governativa (ma 33 decreti e 45 ratifiche di trattati internazionali) e solo 15 parlamentari.
Dipendenti part time. Il 3 maggio, un'inchiesta di "Repubblica" rivelava che nei due mesi precedenti di marzo e aprile, al Senato, si era lavorato solo per 10 giorni al mese, col record di sole 7 ore di sedute in una settimana di aprile. Sono seguiti impegni solenni sul prolungamento dell'orario lavorativo di coloro che Beppe Grillo si ostina a definire "nostri dipendenti". Cos'è accaduto nei sei mesi successivi, in cui governo e maggioranza sono stati assorbiti anche da vicende non prettamente politiche? Al netto della pausa estiva, in sei mesi la Camera ha tenuto 72 sedute, 14 al mese circa, lavorando per 18 ore a settimana, 4 ore e mezza al giorno nel quattro giorni di attività. Comunque, un incremento rispetto 16,5 ore a settimana dei primi quattro mesi. A Palazzo Madama le cose continuano ad andare peggio. L'assemblea, da maggio al primo novembre, ha tenuto 72 sedute per 173 ore complessive, ovvero 34,6 ore al mese (erano 46 i primi quattro mesi del 2009): dunque 8,6 ore a settimana (erano 11,5). In linea col record negativo di aprile che aveva destato scandalo.
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