del 2 dicembre 2009
di Goffredo De Marchis
(Giornalista)
ROMA - "Più gente va, meglio è". Walter Veltroni sposa la piazza del No B day. Un'adesione piena alla ragioni di quella manifestazione, una sintonia assoluta con il popolo che la animerà. Prima di infilarsi nella seduta della commissione Antimafia, chiamata ad ascoltare Antonio Bassolino, il governatore cui aveva chiesto un passo indietro quando era segretario del Pd, Veltroni si ferma a parlare dell'appuntamento di sabato prossimo.
Lui fisicamente non ci sarà. "Alle 15 ho una presentazione del libro, poi il matrimonio di ex agente della mia scorta. Poi, non mi piace la sfilata dei politici davanti alle telecamere, questo no". Almeno su un punto sembra essere d'accordo con Pierluigi Bersani che "non vuole mettere il cappello su un corteo che nasce dal basso". Ma certe posizioni dentro il Partito democratico lo convincono davvero poco. "Ha letto cosa dice Livia Turco all'Unità?". Sfoglia il giornale, vuole essere sicuro di ricordare bene le parole della parlamentare dalemiana. "Ecco qua, pagina 11. "Esserci vuol dire fare il gioco del premier". Sì, insomma, come se la piazza fosse un regalo a Berlusconi. Non sono d'accordo. E certe esitazioni mi paiono davvero incomprensibili".
A chi lo ha chiamato in questi giorni per confrontarsi sul nuovo Pd, Veltroni ha mostrato le sue perplessità. Non ha capito dove può portare il dialogo con la maggioranza, come si fa ad aprire un canale con il Cavaliere in questo momento. Ma non è questo il momento per affrontare di petto la questione. Preme invece la data di sabato e le parole della Turco gli paiono davvero il frutto di un malinteso, per dirla con un eufemismo. "Perché dovrebbe essere un regalo? Tutt'altro - dice -. È un fatto molto positivo". Per questo Veltroni si augura una piazza piena, strapiena. Ad alcuni suoi fedelissimi del Pd ha consigliato di andare. Walter Verini, parlamentare democratico e suo braccio destro, gli ha detto che voleva andare. "Ottima scelta", ha risposto l'ex segretario. E avrà apprezzato la scelta di Verini, direttore dimissionario ma ancora in sella di Youdem, la tv del Pd, di trasmettere in diretta la giornata del No B day. I dubbi sull'esserci o non esserci li ha spazzati via la nuova forma dell'appuntamento.
"Non ci saranno le bandiere, non ci sono i partiti a promuoverla, non parleranno i politici dal palco. È l società civile che si muove, i movimenti". E se lo fanno "per denunciare la gravissima situazione democratica che stiamo vivendo, se lo fanno per promuovere e sostenere un radicale cambiamento di questa situazione, vanno appoggiati". Sa che c'è un pericolo di fondo, sa che qualcuno paventa una degenerazione dello spirito di sabato. E sa che il Pd è stato cauto anche per questo. "La piazza la capisco a condizione che non si trasformi in un bis di piazza Navona". Nel luglio 2008 il corteo organizzato da Di Pietro diventò la tribuna di un attacco al Quirinale, delle parole contro il Papa, delle accuse a Mara Carfagna. "Non devono ripetersi i toni, le parole e il clima di quel giorno", insiste Veltroni.
Dopo l'incertezza iniziale l'ex segretario dunque chiarisce la sua posizione. Nei prossimi giorni si attende la risposta di altri dirigenti del Pd. Non ha ancora deciso come comportarsi Dario Franceschini, lo sfidante di Bersani alle primarie. Ma il leader democratico ha confermato la sua linea: il Pd non ferma nessuno, saranno in piazza militanti e dirigenti, chi vuole vada e riempia il corteo. "Ma noi abbiamo le nostre proposte - ha ripetuto ieri alla prima riunione della nuova segreteria -. E il Pd non può seguire la strada del referendum quotidiano su Berlusconi. Anche perché il punto non è solo la questione giudiziaria. C'è il boom della disoccupazione, dati impressionati. Noi dobbiamo andare in piazza soprattutto per questo".
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