del 2 dicembre 2009
di Francesco Bonazzi
(Giornalista)
Una volta, di fronte a Silvio Berlusconi neo-premier che invocava “la celebrazione dei processi”, a Bettino Craxi scappò una battuta fulminante: “Anche i suoi?”. Suo figlio Bobo, ex sottosegretario agli Esteri nell’ultimo governo Prodi, ha accettato di rispondere alle domande del “Fatto” sulla nascita di Forza Italia. E di fronte alle nuove inchieste di Milano ha una posizione “laica”: “Mi sembrano comunque un segno positivo, come la voglia di sobrietà che c’è nel Paese”.
Allora, davvero il 4 aprile del 1993 Craxi incitò Berlusconi a creare un nuovo contenitore politico, in grado di attirare gli ex elettori del pentapartito?
Questa è la ricostruzione contenuta nei libri di Ezio Cartotto, che oggi viene rimessa in circolazione per affermare una qualche primogenitura di Bettino Craxi sulla nascita di Forza Italia. Per quanto ricordo io, Forza Italia è stata solo il frutto del suo fondatore unico. Quindi ci può stare, a distanza di anni, di sostenere che mio padre non scoraggiò Berlusconi. Ma non era affatto convinto che avrebbe avuto successo, e in questo caso devo dire che la sua previsione politica si è poi rivelata errata. E poi guardi che Forza Italia non è spuntata dal nulla. Prima c’è stato tutto un clima favorevole alla sua nascita.
C’è stata Mani Pulite, a partire dal ’92. Le televisioni di Berlusconi cavalcarono ampiamente quella stagione e forse suo padre si sentì tradito dall’amico Silvio
Non parlerei di tradimento, ma di colpevole inerzia e di opportunismo. Nel Paese stava crescendo un clima anti-partiti e c’era la sensazione diffusa che le inchieste di Tangentopoli godessero di un ampio consenso popolare. A parziale difesa della Fininvest, va detto che all’epoca non era neppure lontanamente immaginabile un qualche equilibrio di potere, anche mediatico, tra le ragioni dell’accusa e quelle della difesa, e quindi cavalcarono l’onda montante.
I telegiornali dell’epoca però se li ricorda. Non erano quelli berlusconiani a tirare la volata ai Pm?
Me li ricordo eccome. La Rai per sua natura è più graduale nei suoi spostamenti, e anche in quell’occasione si mise a vento con maggior lentezza rispetto
alle tv commerciali. Giornalisti come Brosio e Pamparana divennero famosi. Ma non furono solo i telegiornali ad assecondare quel clima. La medesima aria tirava in programmi di punta come Striscia la notizia e negli show di Gianfranco Funari. Lo stesso avvenne nei settimanali della Mondadori e ricordo ancora una copertina di Sorrisi&Canzoni che diceva “Di Pietro vai avanti”.
Scusi l’insistenza, ma suo padre non si sentì tradito
dall’amico Berlusconi,
che in fondo molto gli doveva ?
Guardi, in politica il tradimento è una categoria che non esiste, quanto all’amicizia quella è un’altra cos . Certo, sino alla fine si sentì deluso. Ci sono gli interessi e la politica è anche somma di interessi e quelli del gruppo Berlusconi sono molto corposi. La Fininvest aveva ed ha rapporti con tutti, perfino con il Pci e con il Pri, che stavano all’opposizione. Insomma con Bettino Craxi c’era un rapporto di amicizia, ma non era un rapporto esclusivo.
Va bene, suo padre non si sentì tradito perché era un uomo che conosceva le regole del gioco, ma non gli scappò mai neppure una battuta sull’amico Silvio, durante Mani Pulite?
Ricordo una volta che di fronte a un Berlusconi neo-primo Ministro che invocava la celebrazione dei processi, mio padre sibilò “Anche i suoi?”. Ma a parte questo, non possiamo nasconderci il fatto che quando poi diventò lui il presidente del Consiglio, i magistrati iniziarono a prenderlo di mira. E anche questo è singolare.
Insomma, alla fine che idea si è fatto della nascita di Forza Italia? Se non è nata per motivi “politici” e su consiglio di suo padre, sarà stata creata per tutelare gli interessi di un’azienda in difficoltà come la Fininvest? Un’azienda che aveva un mare di debiti e non avendo più referenti politici in Rai rischiava di pagare a
caro prezzo la concorrenza sui palinsesti.
Sono d’accordo solo in parte con questa ricostruzione. Come ho detto prima, la politica è somma di interessi e vale anche per l’ingresso in politica di Berlusconi. Certo, lui aveva interessi da tutelare e non avendo più punti di riferimento si è esposto personalmente per creare un “cordone sanitario” per il suo gruppo. Ma io credo che Berlusconi volesse davvero fare qualcosa di politico, occupare uno spazio vuoto, e possibilmente entrare nella storia d’Italia. E gli ultimi quindici anni dimostrano che, bene o male, ce l’ha fatta. Con conseguenze spesso negative
Tra inchieste giudiziarie e litigi interni alla maggioranza, ritiene che anche la stagione di Berlusconi stia finendo?
Questo francamente credo che non possa dirlo nessuno. Siamo certamente verso il giro di boa. Berlusconi, con la sua personalizzazione della politica e il rapporto diretto con l’elettorato, mediato solo dai mezzi d’informazione, ha fatto scuola in tutto l’Occidente. Quanto alle vicende giudiziarie del premier, non voglio entrare nel merito. Però prendiamo anche solo tutto il tormentone delle ragazze.
Ecco, prendiamolo
Non sono storie che mi appassionino, però credo che abbiano risvegliato nella gente comune una certa voglia di sobrietà.
Intanto a Milano sono tornati a fioccare gli avvisi di garanzia. Solo ieri, Formigoni, Podestà e la Moratti. Per non parlare dell’inchiesta sulle bonifiche. Siamo a un passo da una nuova Tangentopoli?
Potrei dirle che stando a Roma non posso certo annusare l’aria che si respira a Milano, che comunque è fetida in tutti i sensi... Ma non voglio sottrarmi alla domanda. Siamo alla vigilia delle Regionali ed è naturale che tutta l’attenzione sia sui politici locali. In più, con la crisi economica in atto, i veri centri di spesa ormai sono le Regioni. Però credo che sia ancora presto per parlare di una nuova Tangentopoli. Le ripeto, sento che il Paese ora ha voglia di una maggiore sobrietà nei comportamenti e queste inchieste mi sembrano comunque un segno positivo.
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