del 6 gennaio 2010
di Peter Gomez
(Giornalista)
Coprire con il segreto di Stato i rapporti tra il Sismi e la Telecom e quelli tra il servizio e l’ufficio di via Nazionale a Roma, dove venivano schedati i magistrati e i presunti avversari del premier, è una scelta che spiega bene perché i cittadini debbano temere le riforme costituzionali minacciate dalla nostra mediocre classe politica. Le due decisioni di Silvio Berlusconi ci dicono chemoltopocodiquantoavvenivainTelecomenel Centro analisi romano, è accaduto senza l’avallo di Palazzo Chigi. Anche perché è provato, come leggerete sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, che alcune delle notizie raccolte dal Sismi venivano poi passatedagli007algovernooasingoliparlamentari di maggioranza e opposizione.
Berlusconi ha spesso sostenuto che viviamo in “uno Stato di polizia”. Lo ha fatto nel ‘95 per protestare contro le indagini sul suo gruppo; lo ha ripetuto nel ‘99 e nel 2000 per contestare un piano contro la criminalità ideato dal centrosinistra e una relazione della commissione stragi in cui si ipotizzava il coinvolgimento di alcuni leader della destra nell’eversione nera dei primi anni Settanta. Lo ha ribadito, infine, tra il 2006 e il 2008 quando ha accusato più volte Romano Prodi e il ministro Vincenzo Visco di aver instaurato uno “Stato di polizia tributaria”. Adesso sappiamo che aveva ragione. Davvero nel nostro paese, comeaccadevanellaGermaniadell’est,levitedi migliaia di cittadini sono state controllate. Le loro amicizie, idee politiche, abitudini sessuali e personali sono state passate al setaccio. Anche se a farlo non è stato il ministero dell’Economia tramite il fisco, ma Palazzo Chigi (Berlusconi) grazie ai Servizi segreti. Eppure di fronte alla scelta di insabbiare col segreto gli scandali del Sismi, la reazione dell’opposizione è timida sino all’inverosimile. Tace Pier Luigi Bersani. Tace Pier Ferdinado Casini. Resta in silenzio Massimo D’Alema che molti vorrebbero alla testa del Copasir, il comitato parlamentare sull’intelligence. A parlare sono solo le seconde linee. Se tutto questo sia dovuto ai dossier raccolti sui vertici dei Ds e dell’Udc dagli uomini di Telecom. O se tanta prudenza nasca dalla volontà di non interrompere il dialogo per le riforme, non è chiaro. E’ certo, invece, che le mancate prese di posizione su una simile violazione dei diritti civili dei cittadini sono un’omissione grave e significativa. Per fare politica è necessario avere dei principi irrinunciabili. Primi tra tutti quelli liberali dello Stato di diritto. Solo rispettandoli e perseguendoli si può (eventualmente) trattare con gli avversari. Per questo, da oggi, chi ha davvero a cuore il futuro del nostro paese dorme meno tranquillo.
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