del 6 gennaio 2010
di Marco Travaglio
(Giornalista)
Evochi Gambadilegno e viene fuori tutta la banda. Ieri sul Pompiere della Sera si autoriabilitavano i meglio pregiudicati di Tangentopoli, da Forlani a Pomicino, da Di Donato a Greganti. Intanto il Riformatorio riesumava Carlo Tognoli, già sindaco della Milano da bere. A suo avviso, Tangentopoli fu una “campagna d’odio” dei “media dei poteri forti”. E le tangenti, che triplicarono i costi della metropolitana milanese? “Tutte balle”. Sarà dura: infatti la linea 3 della Mm costò 192 miliardi a km contro i 45 di quella di Amburgo. Il quadruplo. Tognoli nega persino che il governo Craxi abbia raddoppiato il debito pubblico (“non è vero, iniziò ad aumentare solo dopo il 1992”): in realtà, dal 1984 all’87, balzò da 400 mila a 1 milione di miliardi e il rapporto debito-Pil passò dal 70 al 92%. Fra le “balle” della “campagna d’odio”, Tognoli infila pure le tangenti: “Rappresentavano il 2, massimo 3% sul totale”. Ecco: per lo statista ambrosiano rubare il 3% su appalti da centinaia di miliardi è come non rubare. È la modica quantità di mazzette per uso personale. Viene in mente quella ragazza “incinta, ma solo un po’”. Teoria interessante: autorizza chiunque a introdursi in casa Tognoli e a portar via solo il televisore, lo stereo e qualche quadro, ma senza superare il 3% degli arredi. Il noto galantuomo rivela pure di essere stato assolto: dimentica la condanna definitiva a 3 anni e 3 mesi per ricettazione al processo Aem. “Io – dice – non sono un ladro e sfido chiunque a dimostrare il contrario”: infatti era un ricettatore. Prendeva il pizzo sulle tangenti che gli amministratori delle municipalizzate incassavano dagli imprenditori. Augusto Scacchi, dg dell’Aem, racconta di “avere erogato al Tognoli fra l’86 e l’89 somme compendio di accordi corruttivi pari a 350 milioni, sempre in contanti, nello studio privato di via Olmetto 8/A. Denaro proveniente dalle elargizioni fatte a favore dell’Aem” dai costruttori che vincevano gli appalti”. Idem col Pio Albergo Trivulzio, come racconta il tognoliano Mario Chiesa: “Ho portato soldi a Tognoli e lui non mi ha mai detto: ‘Cosa sono? Non li prendo’”. Scrivono i giudici: “Chiesa asserisce di aver corrisposto al Tognoli dall’84 all’87 nello studio di via Olmetto 500 milioni in contanti”. Tognoli non pagava nemmeno i francobolli per scrivere agli elettori: provvedeva il suo ex autista Matteo Carriera. Già barelliere, promosso commissario dell’Ipab, Carriera racconta di avergli “elargito francobolli per 24 milioni nelle campagne elettorali del 1980 e ’84. Informato della mancanza di denari per affrancare le lettere di presentazione della candidatura, Carriera ricevette mandato ad acquistarli coi mezzi economici a disposizione”: i soldi dell’Ipab, cioè dei contribuenti. Pure Sergio Radaelli, consigliere socialista Atm, confessa di aver girato a Tognoli e Pillitteri una tangente da 500 milioni del costruttore Romagnoli per l’appalto del nuovo Palasport, nonché quelle sui parcheggi di Italia ‘90 e sulla nuova sede Atm: “Non v’era necessità che io spiegassi a Tognoli la provenienza del denaro, anzi non ci dicevamo proprio nulla: tutti sapevamo come stavano le cose e ognuno recitava il suo copione”. I giudici concludono che Tognoli svolgeva “il ruolo di esattore di parte delle tangenti elargite dalle imprese… prassi delinquenziale protrattasi per oltre un decennio e fonte di irreparabili pregiudizi alla cosa pubblica, alla politica, all’economia di mercato” e alla “cittadinanza, su cui si sono funestamente riversati i costi sociali dell’abituale pratica tangentizia”. Condanna confermata in appello (tranne il capitolo Aem) e in Cassazione. Oggi lo statista è presidente dell’Istituto per la scienza dell’amministrazione pubblica. E Lottizia Moratti, in attesa di dedicargli una via o un monumento equestre, sta per promuoverlo a presidente della Metropolitana. Così Carletto potrà tornare sul luogo del delitto. Si attende con ansia il ritorno di Chiesa al Pio Albergo Trivulzio.
Nessun commento:
Posta un commento