del 16 gennaio 2010
Roma. Sciopero dei magistrati per denunciare la drammatica desertificazione delle procure, ma non solo.
Per il sostituto procuratore di Palermo Nino Di Matteo, che è tra i titolari dell'indagini sulla presunta trattativa tra Stato e Cosa Nostra, bisogna attuare una «forma di protesta dura» che vada oltre la semplice astensione dal lavoro. «Dobbiamo disertare le cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario e consegnare le nostre toghe» ha detto prendendo la parola all'assemblea organizzata dall'Associazione nazionale magistrati, pur affermando di essere consapevole delle «critiche» alle quali potrebbero esporsi i magistrati con un'iniziativa di questo tipo. Sullo sciopero e sulle eventuali proteste in occasione delle cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario nelle corti d'appello, che si terranno il 30 gennaio, la giunta dell'Associazione nazionale magistrati farà le sue prime valutazioni mercoledì prossimo. E poi ancora in occasione delle assemblee aperte alla società civile che si terranno il 27 gennaio nei distretti giudiziari nell'ambito di una settimana di mobilitazione che erà già stata convocata contro il processo breve. «Sulla questione delle procure noi abbiamo fatto una richiesta secca, ora aspettiamo» ha detto il presidente dell'Anm a chi gli chiede se sarà proclamato uno sciopero. E il segretario Giuseppe Cascini, ha aggiunto; «non escludiamo nessuna forma di protesta; faremo di tutto perchè si arrivi a una soluzione sul problema delle procurè». Poco prima, parlando all'assemblea, Cascini aveva lamentato il «muro di silenzio e di indifferenza» che ha accolto i ripetuti allarmi dell'Anm sul problema degli uffici delle procure «che ormai stanno per chiudere», chiedendo «alla politica, al governo e al ministro della Giustizia di farsi carico delle loro responsabilità» e assicurando l'unità della categoria in questa «battaglia». Ma aveva anche espresso «sconforto e amarezza» non solo per il «clima di aggressione verso la magistratura» ma anche per iniziative legislative «che hanno l'obiettivo di ridurre l'azione delle procure»: «ormai si dice chiaramente che la loro indipendenza è un problema, così come sono un problema le intercettazioni perchè consentono di far emergere troppi crimini, anche quelli dei colletti bianchi». Ma se si «continua a insultare i giudici- ha avvertito Cascini- si mina un pilastro dello Stato di diritto».
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